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Dopo il Covid aumenta il divario di genere

Dopo il Covid aumenta il divario di genere

da Davide Barbieri | 5 Nov 2022 | divario di genere, OWD

Dopo il Covid aumenta il divario di genere

Dopo il Covid aumenta il divario di genere, L’Indice sull’uguaglianza di genere dell’European Institute for Gender Equality (Eige) è uno strumento utile per registrare i cambiamenti del divario di genere (gender gap) nei paesi europei. Gli indicatori sono aggiornati anno dopo anno e riguardano diversi ambiti della vita. Dai dati del 2022 risulta che la pandemia ha inciso negativamente, aumentando il gap in quasi tutti i campi. L’Italia non fa eccezione. Proponiamo qui la sintesi di un articolo sul tema, apparso su lavoce.info, a fima di Davide Barbieri, Anna Fiore e Claudia Villante (vedi l'originale)

Il quadro europeo: i dati dell’Indice

L’Indice sull’uguaglianza di genere 2022 (Gender Equality Index 2022), recentemente pubblicato dall’European Institute for Gender Equality (Eige) e aggiornato per monitorare lo stato dell’uguaglianza di genere in Europa, evidenzia chiaramente gli effetti negativi che la pandemia ha generato sulla condizione delle donne. L’Indice elabora dati raggruppati in sei ambiti di vita: lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute, ed è composto da 31 indicatori.

Il punteggio adottato va da 1 a 100, dove 1 corrisponde a una totale disparità e 100 alla totale parità di genere. Quest’anno, il punteggio medio dell’Unione europea si attesta sui 68,6 punti. Dal momento che molti indicatori si basano su dati 2020, la lieve crescita rispetto al risultato dello scorso anno (+ 0,6 punti) è stata probabilmente frenata dalla pandemia. In generale, i passi in avanti fatti e il lento percorso di avvicinamento agli obiettivi europei (solo +5,5 punti dal 2010), nonché a quelli dell’Agenda 2030, non corrispondono alle attese.

Segnali piuttosto negativi arrivano dal mercato del lavoro, dove il basso tasso di partecipazione femminile risente fortemente di lunghi periodi di assenza, con evidenti effetti sui percorsi di carriera e sulle prospettive di pensionamento. Subiscono una battuta di arresto, se non un arretramento, i già bassi tassi di partecipazione alle attività formative (formali e non formali), ancora più preoccupanti, se messi in rapporto con le nuove sfide in termini di competenze che la transizione verde e digitale ci mette di fronte e su cui l’Europa sta investendo. La situazione non sembra essere migliore neanche nel campo della salute dove la pressione esercitata dalla pandemia ha ulteriormente ridotto l’accesso ai servizi, soprattutto per la parte di popolazione femminile più fragile (anziane, migranti).

L’unico dominio che ha registrato una crescita in termini di pari opportunità è quello legato al potere. In questo caso, la presenza delle donne nei processi decisionali è significativamente cresciuta. Ciò anche grazie al positivo effetto prodotto dalle quote introdotte per legge nei diversi stati membri, risultato che evidenzia l’importanza della cosiddetta direttiva “Women on boards”, approvata dal Consiglio dell’Ue il 17 ottobre 2022 e che mira a promuovere una rappresentanza di genere più equilibrata nei consigli di amministrazione delle società quotate in tutta l’Ue.

e in Italia?

L’Italia non si allontana da questo quadro complessivo. Con un punteggio di 65 punti su 100, il nostro paese si colloca al quattordicesimo posto nell’Unione europea, con 3,6 punti in meno rispetto alla media dell’Ue.

Come per la maggior parte degli altri paesi europei, anche per l’Italia il mantenimento delle posizioni e la leggera crescita registrata si deve principalmente al dominio del potere, dove il punteggio migliora di 4,7 punti rispetto allo scorso anno (+ 31,7 punti dal 2010). La “buona performance” va attribuita principalmente ai sottoambiti del processo decisionale politico (+6 punti) e del processo decisionale sociale (+5,2 punti). Infatti, grazie all’introduzione delle quote di genere nel nostro Parlamento nazionale (40 per cento dei posti nelle liste per uno dei due generi, legge 163/2017), la presenza femminile nei processi decisionali politici è notevolmente aumentata negli ultimi anni. Anche per quanto riguarda le quote nei consigli di amministrazione delle imprese (legge Golfo-Mosca, n. 120/2011), il nostro paese ha visto un cambiamento molto positivo: dal 2010 nel sottodominio decisionale economico, il punteggio dell’Italia è aumentato di 48,9 punti.

Vale la pena notare, inoltre, che a seguito delle ultime elezioni politiche, l’Italia vede per la prima volta una donna ricoprire la carica di presidente del Consiglio. Tuttavia, altri segnali evidenziano la fragilità di questi risultati. Nel Parlamento appena eletto la presenza di donne è inferiore alla legislatura precedente (circa il 31 per cento contro il 34 per cento), così come è diminuita la presenza di donne nel neonato governo Meloni rispetto ai due esecutivi precedenti.

La lieve crescita del punteggio dell’Indice sull’uguaglianza di genere 2022 non deve comunque fare dimenticare che l’Italia è ancora stabilmente all’ultimo posto in Europa nel dominio del lavoro, con tassi di occupazione femminile al mercato del lavoro fra i più bassi in Europa. Così come persistono i divari salariali, con una retribuzione mensile media per le donne inferiore di circa il 16 per cento rispetto agli uomini.

Le responsabilità di cura

Come ogni anno, accanto al calcolo dell’Indice, Eige conduce approfondimenti tematici che in questa occasione erano volti ad analizzare il peso delle responsabilità di cura delle donne e degli uomini durante la pandemia. La ricerca, condotta nell’estate del 2021, rivela che il lavoro di cura ha particolarmente pesato sulle donne rispetto agli uomini (39 per cento delle donne ha speso almeno 4 ore giornaliere per la cura dei/delle figli/e, contro il 19 per cento degli uomini). Inoltre, il 48 per cento delle donne, contro il 29 per cento degli uomini, ha dichiarato di essersene presa cura completamente o per lo più da sola nel corso della pandemia.

L’Italia ha inserito nella propria strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 l’aumento di cinque punti nel ranking dell’Indice sull’uguaglianza di genere: i dati raccolti per ciascun dominio evidenziano che l’obiettivo, oltre a rimanere ancora lontano, appare pericolosamente squilibrato. I passi in avanti sembrano infatti riguardare una ristretta parte della popolazione femminile, laddove invece le segregazioni nel mercato del lavoro, gli squilibri nell’educazione, nella salute e nella conciliazione lavoro-famiglia mantengono, se non peggiorano, i vecchi gender gap.

e nel resto del Mondo?

E' sempre importante vedere che cosa succede nelle altri parti del Mondo sul tema del divario di genere; tuttavia il processo non è molto facile perché di molti paesi non si dispongono dati affidabile e di altri si hanno informazioni non sempre aggiornate ad oggi. Ricorreremo come sempre alle elaborazioni fornite da Our World in Data che rende disponibile un certo numero di tavole (si veda l'originale)..

se non conosci i grafici di Our World in Data vedi l'articolo che spiega le modalità di utilizzo

La prima chart che vi presentiamo si riferisce all'Indice storico di uguaglianza di genere, dal 1950 al 2000. Questo indice si basa sui rapporti di genere in quattro dimensioni: (i) salute; (ii) risorse socioeconomiche; (iii) disparità di genere nel nucleo familiare; e (iv) parità tra i sessi. risorse socio-economiche; (iii) disparità di genere nella famiglia; e (iv) disparità di genere in politica.
disparità di genere in politica. Punteggi più alti indicano una minore disuguaglianza.

 

alcuni chiarimenti sulla tabella

L'HGI è costruito seguendo Hausmann et al. (2012) che hanno creato l'indice del divario globale di genere (GGG). L'indice composito comprende le differenze di genere in quattro dimensioni: salute, risorse socio-economiche, famiglia e politica. La salute è misurata dall'aspettativa di vita e dal rapporto tra i sessi, mentre le risorse socio-economiche sono rilevate dagli anni medi di istruzione e dalla partecipazione alla forza lavoro.

Le disparità di genere nella famiglia sono rilevate dall'età del matrimonio e i dati sulla distribuzione dei seggi parlamentari tra uomini e donne sono utilizzati come indicazione delle disparità di genere nella politica. Ciascuna di queste variabili è presentata in rapporto donne/uomini. Prima di creare l'indice composito, i valori superiori a 1 sono stati troncati a 1, tranne che per il rapporto tra i sessi, per il quale il parametro di riferimento per l'uguaglianza è stato fissato a 0,944.

Per la salute e le risorse socio-economiche, abbiamo due indicatori che catturano queste dimensioni. Abbiamo attribuito un peso a ciascuno di questi indicatori, in modo che la variabile con deviazione standard più elevata non ottenga un peso maggiore nel sottoindice. Pertanto, normalizziamo le variabili di ciascun sottoindice determinando innanzitutto quale variazione dell'1% si tradurrebbe nelle deviazioni standard (calcolate dividendo .01 per la deviazione standard di ciascuna variabile), quindi determinando il peso di ciascuna variabile.

Come ultimo passo, il totale dei quattro sottoindici è stato preso, diviso per quattro e moltiplicato per 100 per facilitare l'interpretazione. Un punteggio più alto nel nostro indice evidenzia quindi una minore disuguaglianza di genere a favore delle donne. Una discussione più dettagliata dell'indice composito è riportata in Dilli et al. (2014).

Nota: questa è una versione ampliata rispetto a quella pubblicata nel 2014. In linea con la procedura richiesta per il rapporto How was life (Carmichael et al. 2014), sono state riportate solo le medie decennali per i 25 Paesi clio-infra. Questo set di dati contiene tutte le nostre osservazioni.

fonte: How Was Life? Gender inequality since 1980 - Carmichael, Dili,and Rijpma

 

La seconda tabelle che vi mostriamo riporta il Divario di genere (non aggiustato) nelle retribuzioni orarie medie, 2016
Divario salariale di genere, non aggiustato per le caratteristiche dei lavoratori. Le stime corrispondono alla differenza tra
retribuzione media di uomini e donne, espressa in percentuale della retribuzione media degli uomini.