71 / 100
Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia?

Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia?

da Asher Daniel Colombo | 24 Apr 2023 | fenomeni migratori

Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia?

Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia? Da dove e per quali ragioni sono venuti? Quali cambiamenti sono intercorsi tra la fine degli anni ’60, quando si è cominciato a parlare di loro, e oggi? E cosa ha prodotto tali cambiamenti? Sono queste alcune delle domande dalle quali dobbiamo prendere le mosse se vogliamo comprendere i flussi migratori che hanno interessato il nostro paese.

Quando si parla di immigrazione in Italia, si assume spesso che si tratti di un fenomeno unitario e omogeneo, fatto di «altri da noi». Si dà per scontato, in altre parole, che i migranti siano diversi da noi, ma uguali tra loro.

Ma se osserviamo i flussi migratori sotto il profilo storico e sociologico scopriamo che molti migranti non sono affatto così diversi da «noi», e quasi tutti i migranti non sono affatto simili fra loro. Non sono solo le provenienze nazionali a essere le più diverse. Diversi sono stati i tempi e i ritmi delle migrazioni, diverse sono state le motivazioni, gli obiettivi personali per cui gli immigrati sono partiti e arrivati, diverse le precondizioni storiche che hanno fatto da contesto alla loro migrazione, le caratteristiche demografiche e sociali. Diverse sono, oggi, la generazione di appartenenza, le scuole frequentate, le esperienze di vita e gli ostacoli affrontati. L’Italia non ha un’immigrazione, ne ha molte, spesso diverse e non comunicanti fra loro.

I primi lavoratori stranieri arrivano in Italia già nel corso degli anni ’60. Ma livelli non del tutto trascurabili di presenza straniera non erano affatto inediti nel nostro paese, come testimoniano i censimenti prebellici che mostrano una vivace presenza di stranieri di varia origine sparpagliati sul territorio nazionale, come quella fatta dai rifugiati, di volta in volta russi, albanesi, ungheresi, armeni ed ebrei tedeschi (questi ultimi ancora accolti nel paese tra il 1933 e il 1938, quando l’approvazione delle infami leggi razziali cambiò radicalmente la situazione).

Ma i primi sistemi migratori postbellici si sviluppano in un contesto caratterizzato dal presentarsi di precise opportunità di lavoro, profondamente connesse con il boom economico che stava conoscendo l’Italia. Così, già alla fine degli anni ’70 sono ben visibili i segni delle connessioni transnazionali che legano l’Italia con un crescente numero di paesi, e che ne testimoniano il progressivo inserimento nel più vasto sistema migratorio europeo.

Vediamo le grandi città del Centro e del Nord collegate con le Filippine e le Isole di Capo Verde, la Sicilia con la Tunisia, le regioni nord-orientali e centrali del paese con l’Egitto e con altri paesi africani e ancora con l’Europa Orientale. In parte questa geografia iniziale è visibile ancora oggi, ma in parte essa sarà destinata a cambiare profondamente nel corso degli anni ’80 e, ancora di più, negli anni ’90.

Negli anni ’80 infatti si rafforzano gli scambi tra le due sponde del Mediterraneo. Ai tunisini di Sicilia, parte dei quali comincia a spostarsi verso Nord, si aggiungono marocchini, egiziani e più avanti, in particolare in seguito ai disordini che seguirono l’annullamento delle elezioni del 1991, anche algerini. E ancora, dalla fine degli anni ’80, vediamo l’avvio di migrazioni dal Senegal, caratterizzate da una robusta presenza di giovani, maschi, con istruzione media, attivi soprattutto nei settori della piccola e media industria e del commercio ambulante.

Sempre alla fine degli anni ’80, e in particolare negli anni ’90, si rafforza il legame dell’Italia coi Balcani. Nell’opinione pubblica, questa stagione rimarrà fortemente condizionata dall’immagine degli arrivi in massa degli albanesi, scanditi da tre episodi che ne segnano indelebilmente il profilo. I primi due sono gli sbarchi del febbraio e dell’agosto del 1991; il terzo è il tragico naufragio della Kater I Rades del marzo 1997 che costò la vita, secondo le stime, ad un centinaio di persone. Ma oltre all’Albania, che oggi costituisce la seconda nazionalità in termini di presenze, la crescita dell’immigrazione dall’Est europeo negli anni ’90 è caratterizzata dalla forte presenza di rumeni, polacchi, russi e ucraini.

il tragico naufragio della Kater I Rades del marzo 1997

Il naufragio della Katër i Radës, noto anche come tragedia di Otranto o tragedia del Venerdì Santo del 1997, è stato un sinistro marittimo avvenuto il 28 marzo 1997 all'omonima motovedetta albanese (in italiano: Quattro in Rada). La nave, carica di circa 120 profughi in fuga dall'Albania in rivolta, entrò in collisione nel canale d'Otranto con la corvetta Sibilla della Marina Militare italiana, che ne contrastava il tentativo di approdo sulla costa italiana. Nel conseguente affondamento perirono 81 persone di cui si riuscì a recuperare il corpo e, si stima, tra 27e 24 persone mai ritrovateI superstiti furono 34.

La Katër i Radës era stata rubata al porto di Saranda da gruppi criminali che gestivano il traffico di immigrati clandestini. Partì da Valona nel pomeriggio (alle 16:00) del 28 marzo 1997 carica di profughi che cercavano di raggiungere le coste italiane, per fuggire dall'Albania in preda all'anarchia. Sulla piccola imbarcazione, progettata per 9 membri dell'equipaggio, avevano trovato invece posto verosimilmente 142 persone.

Alle 17:15 al largo dell'isola di Sàseno fu avvistata dalla fregata Zeffiro, impegnata nell'operazione Bandiere Bianche, nome in codice con cui era nota l'operazione di blocco navale realizzata per limitare gli sbarchi delle cosiddette carrette del mare provenienti dalle coste albanesi. Nave Zeffiro intimò alla Katër i Radës (inizialmente identificato come un motoscafo con circa 30 civili a bordo) di invertire la rotta, ma la nave albanese proseguì. Quindici minuti più tardi la nave viene presa in consegna dalla corvetta Sibilla, più piccola ed agile, che si occupò di effettuare le manovre di allontanamento, avvicinandosi in cerchi sempre più stretti alla Katër i Radës.

 

Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia?

Alle 18:45 avvenne l'urto che fece ribaltare la nave albanese, che alle 19:03 affondò definitivamente. Secondo alcune testimonianze, dopo il ribaltamento della nave albanese, la Sibilia si sarebbe inizialmente allontanata per poi ritornare circa 20 minuti dopo. Vennero subito recuperati i cadaveri di almeno 52 persone, mentre il numero totale di vittime venne stimato in 83 passeggeri. I sopravvissuti furono condotti nel porto di Brindisi, dove arrivarono alle 2:45 del mattino seguente; caricati su un autobus, raggiunsero un centro per l'immigrazione per essere identificati.

leggi di più su Wikipedia

Con gli anni Novanta prendono l’avvio nuove migrazioni, da Cina e Sri Lanka, a cui, nel decennio successivo, se ne affiancheranno altre dal Pakistan e dal Bangladesh. Si tratta spesso di migrazioni di interi nuclei familiari, anziché di singoli, spesso interessati a inserirsi, oltre che nel lavoro domestico, nel settore del lavoro autonomo e dell’imprenditoria, non necessariamente etnica, ma spesso a base familiare.

Il processo di allargamento dell’Unione Europea a partire dal nuovo secolo con l’ingresso di nuovi paesi, tra cui la Romania e la Bulgaria, ha aperto poi una fase nuova. Oggi la Romania è il primo paese per presenza di cittadini stranieri in Italia.

Si potrebbe pensare che questi frequenti cambiamento producano un panorama migratorio piuttosto “disordinato”. Non è così.

Delle prime dieci nazionalità per numero di residenti nel 2021, ben sette comparivano già dieci anni fa, e sei vent’anni fa. Si consideri che solo 3 comparivano tra le prime dieci nel 1981, e solo una nel 1971.

La presenza straniera si è andata quindi consolidando nel tempo. Nel 1981 le prime dieci cittadinanze presenti costituivano il 18% del totale degli stranieri. Oggi le prime dieci concentrano il 64% del totale della presenza straniera.

Insomma, i sistemi migratori italiani si sono decisamente consolidati e l’immagine di un’immigrazione fatta di sbarchi, ingressi irregolari e arrivi di fortuna appare decisamente inappropriata, e ben distante dalla realtà di una presenza fatta prevalentemente di lavoratori, di famiglie, di vicini di casa, di colleghi di lavoro, di compagni di scuola dei nostri figli, di protagonisti dei moderni “reality”.

Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia?
Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia?

Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia?scarica il foglio di Excel con i dati sui Migranti

di seguito poteteguardare il video che riassume quanto scritto nell'articolo; il video è tratto dal progetto Ekit - parte didattica di Civitas nella sezione dedicata al tema Migrazioni e Migranti

Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia?

Chi sono gli stranieri oggi presenti in Italia?Aggiornamenti
a cura della redazione di Civitas


Dai lavoratori extra Ue entrate per 3 miliardi in quattro anni

12 ottobre 2023 - Il Sole 24Ore -Bianca Lucia Mazzei e Valentina Melis
Per la Fondazione Moressa, nel periodo 2023-2026, le presenze di immigrati legate ai decreti aumenteranno imposte e contributi incassati dallo Stato. Tre miliardi di euro di nuove entrate per le casse dello Stato, da quest’anno al 2026, fra imposte e contributi. È la stima dell’impatto economico degli ingressi in Italia di lavoratori extracomunitari ammessi con il decreto flussi 2022 e con il decreto flussi triennale 2023-2025. La stima è contenuta nel Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione 2023 che la Fondazione Leone Moressa presenterà al Viminale giovedì 19 ottobre. I posti per l’ingresso di lavoratori provenienti da Paesi extraeuropei previsti dal decreto flussi 2022 (Dpcm 29 dicembre 2022, integrato dal Dpcm del 19 luglio 2023) e dal decreto flussi triennale 2023-2025 (Dpcm 27 settembre 2023, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale 231 del 3 ottobre scorso) sono quasi 575mila in quattro anni: 225.555 subordinati e autonomi e 349.150 stagionali. La stima sulle nuove entrate per Irp... (continua a leggere)