Blake Lemoine racconta come è arrivato a credere che un’Ai abbia sviluppato una coscienza, il suo rapporto con l’azienda e il ruolo della fede. La possibilità che un programma informatico, o un robot, possa diventare senziente è oggetto di dibattito da decenni. Nella fantascienza lo vediamo di continuo. Secondo la comunità dell’intelligenza artificiale (Ai),è la prospettiva che potrebbe realizzarsi solo in un futuro lontano, se mai accadrà. Forse è per questo che l’articolo di Nitasha Tiku, pubblicato la scorsa settimana sul Washington Post, ha suscitato tanto clamore. La testata è stata la prima a riportare di come un ingegnere di Google si sia convinto che il sofisticato modello linguistico di grandi dimensioni sviluppato dall’azienda, chiamato LaMda, sia in realtà una persona dotata di un’anima. (continua su Wired)