I Giovani e la fiducia nelle istituzioni ai tempi del Covid 19. La fiducia nelle istituzioni è considerata da molti scienziati della politica e sociologi alla base della stabilità politica, dell’efficienza istituzionale, della partecipazione politica e più in generale della democrazia di qualità (Misztal 1996, Norris 1999, Putnam 1993, Warren 1999). In numerose analisi comparate, importanti economisti hanno mostrato come fiducia e capitale sociale siano fondamentali per lo sviluppo economico e il benessere individuale (Bartolini e Sarracino 2014, Halliwell e Putnam 2004). Altri studiosi sono andati oltre. Per Luhmann, senza fiducia “non ci alziamo neanche dal letto al mattino” (2002, 5), mentre Baier (1986) arriva a equiparare la fiducia all’aria, dicendo che ci rendiamo conto che manca solo quando scarseggia o è inquinata.
Questo contributo analizza la fiducia nel governo in Italia subito dopo l’inizio di quella che è stata definita la fase 1 dell’emergenza Covid-19, attraverso i dati raccolti da un’indagine internazionale organizzata - tra il 19 e il 29 marzo scorso - dall’Università di Cambridge (Freeman et al. 2020 vedi a lato) . In un’ottica comparata il caso italiano risulta particolarmente interessante soprattutto per la velocità e la determinazione con cui il governo nazionale ha risposto alla crisi pandemica. L’Italia ha intrapreso per prima – il 10 marzo – politiche di lockdown radicali, seguita dalla Spagna (il 14 marzo) e dalla Germania (il 16 marzo). Altri paesi, come la Gran Bretagna, hanno invece adottato misure stringenti solo a partire dal 23 marzo, mentre la Svezia si è limitata a suggerire un atteggiamento responsabile senza imporre il distanziamento sociale né la chiusura delle attività economiche.
la banca dati è stata costruita dal Winton Centre for Risk and Evidence Communication attraverso una serie di web survey che ha coinvolto circa 8.747 intervistati appartenenti a undici differenti paesi. Ogni campione (in Italia sono state raccolte 700 interviste)risulta rappresentativo rispetto a genere e età.
L’eccezionalità delle misure prese sembra aver avuto in Italia un particolare effetto sul piano del consenso politico. La paura per la propria vita, minacciata per di più da un nemico invisibile ha indotto i cittadini a stringersi intorno alle proprie istituzioni e ad adottare comportamenti responsabili – nonostante i sacrifici imposti – che verosimilmente hanno avuto conseguenze dirette su coesione sociale e fiducia nelle istituzioni. Nonostante l’Italia si collochi tradizionalmente in Europa occidentale tra i paesi con i più bassi livelli di fiducia, negli ultimi mesi ha registrato livelli di gradimento nei confronti delle istituzioni politiche e del primo ministro in carica molto elevati.
nel comparare la fiducia media nel governo e nel parlamento nazionale tra i paesi dall’Europa dei quindici, tra il 2001 e il 2018 l’Italia si colloca, secondo i dati dell’European Social Survey e dell’Eurobarometro, tra gli ultimi tre classificati.
Fidarsi delle istituzioni in Italia
L’Italia è un caso paradigmatico di sfiducia nella politica, e nelle istituzioni della rappresentanza democratica. Nella prima grande indagine internazionale pubblicata nel 1963 (The Civic Culture), gli autori notavano che “gli italiani tendono a vedere l’amministrazione e la politica come forze minacciose e imprevedibili, e non come istituzioni sociali su cui poter incidere.” (Almond e Verba 1963: 403). Le cose non sono cambiate negli studi successivi, nonostante i radicali cambiamenti avvenuti in Italia sia nel sistema dei partiti, sia sul piano delle istituzioni. Le più importanti ricerche internazionali (Eurobarometro, European Social Survey e World Value Survey) hanno confermato negli anni la persistenza in Italia degli atteggiamenti già descritti dai due studiosi americani: insoddisfazione per il funzionamento della democrazia, del sistema politico-amministrativo, sfiducia nei partiti, sfiducia negli altri. Il quadro italiano è poi complicato da sensibili differenze tra le regioni, che tuttavia in questa sede non verranno prese in considerazione. Qui il punto di partenza è il trend di fiducia nel governo (grafico 1) che, grazie ai dati Eurobarometro, possiamo analizzare dal 1997.
figura a fianco: Fiducia nel governo nazionale dal 1997 al 2019 in Italia e negli altri paesi dell’Europa dei quindici: valori percentuali, Fonte: Elaborazioni su dati Eurobarometro.
La figura conferma da un lato il deficit di fiducia degli italiani rispetto alla media dagli altri paesi dell’Europa a 15 (ovvero i paesi membri dell’UE prima del 2004), dall’altro evidenzia come, nell’arco di 32 anni, la fiducia in Italia abbia registrato interessanti cambiamenti. Il grafico inizia solo nel 1997, e quindi non registra il crollo di fiducia nel governo durante il periodo di “Tangentopoli”, registrato invece da un’altra domanda affine (la soddisfazione per la democrazia). A partire dal 1997 e fino al 2008, la fiducia nei confronti del governo (con alti e bassi connessi alle contingenze politiche) non scende mai al di sotto del 30%, pur rimanendo ben al di sotto della media europea. La crisi economica e finanziaria del 2008, che in Italia ha manifestato la sua fase più acuta a partire dall’estate del 2011, ha nuovamente allontanato gli italiani dalle istituzioni politiche almeno fino al 2019.
quanto alla la soddisfazione per la democrazia si veda Morlino e Tarchi 2006.
Pur con le dovute accortezze, necessarie ogni volta che si comparano serie storiche diverse, i nuovi dati a nostra disposizione, raccolti al momento del lockdown della primavera 2020, evidenziano in Italia un incremento della fiducia nel governo di 19 punti percentuali rispetto ai dati Eurobarometro del 2018 e di 4 punti rispetto ai dati del 2019
Si tratta di un risultato rilevante soprattutto se guardato in chiave comparata. Se si confrontano le differenze in termini di fiducia tra l’Italia e gli altri paesi europei presenti nell’indagine della primavera 2020 e i dati Eurobarometro del 2019, si nota una netta riduzione delle differenze di fiducia tra l’Italia e la Svezia, paese che presenta sempre valori elevati di fiducia nel governo (nel 2019, la differenza di fiducia tra i due paesi era di circa il 28%, mentre nel 2020 si è ridotta al 4%, ovviamente a favore della Svezia) e tra l’Italia e la Germania, altro paese che ha sempre nutrito una maggiore fiducia nelle istituzioni (si è passati in questo caso da uno scarto di -15% del 2019 al -5% nel 2020). Nel confronto con il Regno Unito e la Spagna si registrano invece scarti positivi a favore dell’Italia. Secondo i nostri dati infatti nel 2020 il 36% degli italiani si fida del governo a fronte del 26% degli spagnoli e del 33% degli inglesi.
Chi si fida del Governo
Come abbiamo detto, il 36% degli intervistati italiani hanno dichiarato nel marzo scorso di fidarsi del governo in carica. Ma chi sono questi intervistati che tendono a fidarsi? La tabella 1 evidenzia che la fiducia nel governo non cambia sostanzialmente in base al genere (dichiarano di fidarsi del governo il 38% degli uomini e il 35% delle donne), mentre si rilevano differenze interessanti sulla base delle classi di età. Tendono ad essere più fiduciosi i 18-24enni (il 45% dichiara di fidarsi) e gli ultrasessantacinquenni (51%) rispetto a coloro che si collocano in classi di età intermedie. Relativamente al titolo di studio, dichiarano di fidarsi del governo il 42% di coloro che non hanno continuato a studiare oltre i 16 anni, il 29% dei diplomati e il 39% dei laureati. Infine, risultano più fiduciosi gli intervistati di sinistra e centro sinistra rispetto a quelli di centro, centro destra o destra. Da notare anche il 41% di fiducia espressa da coloro che non rispondono alla domanda, visto che presumibilmente, parecchi appartengono al M5S.
E’ un profilo sociodemografico che diverge da quello degli intervistati Eurobarometro del marzo del 2019 e non solo perché in quel periodo il governo era in mano alla cosiddetta alleanza “gialloverde”. Nel 2019 tendevano a fidarsi del governo in carica più gli uomini (il 35% dichiarava di fidarsi) delle donne (29%), invece si rilevavano meno differenze in base all’età: lo scarto massimo tra le diverse classi era pari al 6% e divideva la classe dei 35-44enni (il 35% dichiarava di fidarsi) da quella degli ultrasessantacinquenni (29%).
Il campione osservato è di 700 persone con una età media di 47 anni; la percentuale di coloro che in Italia si fidano del governo dell’intero campione e del 36%, gli uomini ripongono una maggiore fiducia (il 38% contro il 35% delle donne), sotto sono riportati i livelli di fiducia per classe d'età, titolo di studio e orientamento politico. Fonte: Elaborazioni su dati Freeman et al. (2020).
I giovani e la fiducia nelle istituzioni ai tempi del Covid 19 - conclusioni
La banca dati dell’Università di Cambridge ci ha permesso di analizzare tempestivamente alcuni aspetti della fiducia nei confronti del governo italiano durante tutta la fase 1 della pandemia, ma, ovviamente le analisi fatte non ci possono dire niente a proposito della capacità di questo gradimento diffuso di tramutarsi in un orientamento duraturo. E’ comunque da notare che i risultati emersi – in particolare la relazione tra fiducia ed età – rappresentano una novità importante, che ci consente di approfondire alcuni aspetti interessanti.
Coloro che risultano più “sfiduciati” nei confronti del governo sono soprattutto gli intervistati con un’età compresa tra i 25 e i 65 anni, cioè coloro che, essendo attivi nel mondo del lavoro, subiscono maggiormente le conseguenze economiche del lockdown. I giovani e gli ultrasessantacinquenni al contrario condividono la tendenza ad avere, a parità di condizioni, una maggiore fiducia nel governo. Le ragioni dei più anziani risultano abbastanza intuitive (sono i meno coinvolti dalla crisi economica e i più fragili sul fronte del contagio), ma sui giovani merita spendere qualche parola.
La manifestazione di fiducia espressa dai giovani nei confronti del governo risulta infatti più disinteressata. Essi sono più coinvolti dalla crisi economica rispetto agli anziani e in generale meno fragili riguardo alle conseguenze del virus sulla salute. Per questo la loro fiducia nel governo – a parità di gradimento delle politiche implementate – non sembra connessa alla paura o alla ricerca di una protezione istituzionale ma, più facilmente, a una sorta di “mobilitazione cognitiva” (Inglehart 1990). Essi realizzano cioè per la prima volta cosa sia veramente la politica, quanto possa influenzare la vita di ognuno, quanto sia necessaria per garantire un coordinamento in caso di emergenza.
Una consapevolezza che nel loro caso sembra trasformarsi in una sorta di rito di passaggio allo status di cittadini maturi e responsabili e dunque in fiducia nel governo in carica. È un punto importante, da seguire con attenzione, per vedere se e quanto questo sostegno specifico in una congiuntura così critica possa trasformarsi, almeno in parte, in un sostegno diffuso tra gli adulti di domani.
autore
Paola Bordandini
riferimenti bibliografici
Baier, A. (1986). Trust and Antitrust. Ethics, 96(2), 231–260. JSTOR.
Bartolini, S., & Sarracino, F. (2014). Happy for how long? How social capital and economic growth relate to happiness over time. Ecological Economics, 108, 242–256.
Bordandini, P., Santana, S e Lobera, J (2020). La fiducia nelle istituzioni ai tempi del covid-19, «Polis», 2020, 2/2020, pp. 203 - 213
Freeman, A., Schneider, C. R., Dryhurst, S., Kerr, J., Recchia, G., van der Bles, A. M., & van der Linden, S. (2020), International Survey of Risk Perception of COVID-19. University of Cambridge, Winton Centre for Risk and Evidence Communication, https://doi.org/10.17605/OSF.IO/JNU74 (consultato 10 maggio 2020).
Helliwell, J. F., & Putnam, R. D. (1995). Economic Growth and Social Capital in Italy. Eastern Economic Journal, 21(3), 295–307. JSTOR.
Inglehart, R. (1990) Culture Shift in Advanced Industrial Society, Princeton, Princeton University Press.
Luhmann, N. (2000). Vertrauen. Ein Mechanismus der Reduktion sozialer Komplexität (Trad. it. La fiducia, Bologna, Il Mulino, 2002). Enke.
Misztal, B. (1996). Trust in Modern Societies: The Search for the Bases of Social Order. Polity.
Morlino, L., e Tarchi, M. (2006) La società insoddisfatta e i suoi nemici. I partiti nella crisi italiana, in Morlino e Tarchi (a cura di), Partiti e caso italiano, Bologna, Il Mulino, pp. 207–243.
Aggiornamenti
a cura della redazione di Civitas
Oltre alla sfiducia nelle istituzioni e ai contagi, la pandemia porta con sé un numero elevatissimo di notizie, più o meno vere, sulla pericolosità della situazione, una infodemia che si diffonde nei vari Paesi prima della malattia stessa, nel seguito alcune informazioni tratte dalla stampa on line
Nov 2020 - Pandemia: il 55% soffre di solitudine, disagio sempre più forte tra i giovani
3 novembre 2020 - Antonio Noto - il Sole 24Ore
Nella fascia di età tra 18 e 34 anni si riscontra la quota più alta (il 32%) di chi dichiara di patire «spesso» per un senso di isolamento.
Gli italiani avvertono sempre di più il peso della solitudine, un sentimento capace di depotenziare il capitale sociale rappresentato soprattutto dalle nuove generazioni che si sentono senza una rotta e senza un timoniere in cui riporre fiducia. E il ritorno prepotente dell’epidemia, con la prospettiva a breve di un possibile nuovo lockdown, acuisce ancor di più la sensazione di isolamento, i sospetti verso il prossimo - anche se non si tratta di sconosciuti ma dei vicini di casa – e l’assenza di speranze per l’imminente futuro sotto l’aspetto emotivo, economico e lavorativo. (continua a leggere)
Nov 2020 - La paura viaggia più veloce della malattia, cos'è l'infodemia da Covid-19
2 novembre 2020 - AGI
A rivelarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Nature human behaviour, condotto dagli esperti della Fondazione Bruno Kessler di Trento
Oltre ai contagi, la pandemia porta con sé un numero elevatissimo di notizie, più o meno vere, sulla pericolosità della situazione, una infodemia che si diffonde nei vari Paesi prima della malattia stessa. A rivelarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Nature human behaviour, condotto dagli esperti della Fondazione Bruno Kessler di Trento, che hanno analizzato oltre 100 milioni di messaggi Twitter postati in 127 Paesi a livello mondiale dal 22 gennaio al 10 marzo 2020, considerando 20,7 milioni di link che rimandavano a siti esterni alla piattaforma, quattromila dei quali curati da esperti, e i restanti non classificabili o privi di fonte attendibile. ... (continua a leggere)
Paola Bordandini è professoressa associata in Scienza della politica presso il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna, dove insegna metodologia della ricerca politica e sociale e sistema politico italiano. I suoi principali interessi di ricerca riguardano la cultura politica, il capitale sociale, la fiducia e la trasformazione dei partiti politici italiani (continua …)