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Uguaglianza di genere è in fase di stallo

Uguaglianza di genere è in fase di stallo

da | 23 Giu 2023 | divario di genere

Uguaglianza di genere è in fase di stallo

L’uguaglianza di genere è in fase di stallo: 131 anni per colmare il divario, queste le preoccupanti valutazioni raggiunte dal World  Economi Forum nel suo recente rapporto Global Gender Gap Report 2023. L’articolo prende spunto, per gran parte, da questo report.

  • l’uguaglianza di genere torna ai livelli pre-pandemia, ma il ritmo dei progressi è rallentato
  • la parità di genere nella partecipazione economica e nelle opportunità diminuisce rispetto ai livelli del 2022, mentre l’empowerment politico registra solo miglioramenti lievi
  • lIslanda rimane il Paese con il miglior punteggio di parità di genere al mondo, seguito da Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda e Svezia

 Il Global Gender Gap Index valuta annualmente lo stato attuale e l'evoluzione della parità di genere in quattro dimensioni chiave (partecipazione economica e opportunità, risultati scolastici, salute e sopravvivenza, emancipazione politica). È l'indice di più lunga data che traccia i progressi degli sforzi di numerosi Paesi per colmare questi divari nel corso del tempo, sin dal suo inizio nel 2006.

A livello globale, l’uguaglianza di genere è tornata ai livelli preCOVID-19, ma il ritmo del cambiamento è stagnante a causa delle crisi convergenti che rallentano i progressi, secondo il Rapporto globale sulla disparità di genere 2023 del Forum Economico Mondiale. Il rapporto rileva che il divario complessivo tra i sessi si è ridotto di 0,3 punti percentuali rispetto all’edizione dello scorso anno.

L’anno di raggiungimento dell’uguaglianza di genere previsto rimane quindi lo stesso dell’edizione 2022: 2154.

Il progresso complessivo nel 2023 è in parte dovuto alla riduzione del divario nel livello di istruzione, con 117 Paesi su 146 indicizzati che hanno colmato almeno il 95% di tale divario. Nel frattempo, il divario nella partecipazione economica e nelle opportunità si è ridotto del 60,1% e quello nell’emancipazione politica solo del 22,1%. 

La parità è progredita di soli 4,1 punti percentuali dalla prima edizione del rapporto nel 2006, con un rallentamento significativo del tasso di variazione complessivo. Per colmare il divario complessivo tra i sessi saranno necessari 131 anni. Al ritmo attuale, ci vorranno 169 anni per la parità economica e 162 anni per quella politica.

“Sebbene ci siano stati segnali incoraggianti di ripresa verso i livelli pre-pandemia, le donne continuano a sostenere il peso dell’attuale crisi del costo della vita e delle interruzioni del mercato del lavoro”, ha dichiarato Saadia Zahidi, direttore generale del Forum Economico Mondiale. “Per una ripresa economica è necessaria tutta la potenza della creatività e di idee e competenze diverse. Non possiamo permetterci di perdere lo slancio in materia di partecipazione e opportunità economiche delle donne”.

Il Rapporto globale sulla disparità di genere, giunto alla 17a edizione, analizza l’evoluzione delle disparità basate sul genere in quattro aree: partecipazione economica e opportunità, risultati scolastici, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica. Si tratta dell’indice più longevo, che tiene traccia dei progressi compiuti per colmare questi divari sin dal suo inizio, nel 2006. Inoltre, esplora l’impatto dei recenti shock globali sulla crisi della disparità di genere nel mercato del lavoro.

Dati salienti a livello globale e regionale per il 2023

Per il 14° anno consecutivo, l’Islanda si conferma il primo Paese al mondo per uguaglianza di genere e l’unico ad aver colmato oltre il 90% del divario di genere. Sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, i primi nove classificati hanno colmato almeno l’80% del loro divario.

I primi 10 Paesi sono:

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Europa
Rispetto all’edizione del 2022, L’Europa supera il Nord America registrando la più alta parità di genere di tutte le regioni, con il 76,3%. Un terzo dei Paesi della regione si colloca tra i primi 20 e oltre la metà (56%) ha raggiunto almeno il 75% di parità. I progressi sono tuttavia eterogenei: 10 Paesi, guidati da Estonia, Norvegia e Slovenia, hanno registrato un miglioramento di almeno 1 punto percentuale, mentre altri 10 Paesi - tra cui Austria, Francia e Bulgaria - hanno registrato cali di almeno 1 punto percentuale.

Italia
L’Italia aveva tenuto la posizione per un paio d’anni di seguito nella metà superiore della classifica stilata dal World Economic Forum (63esimo posto), ma nel report 2023 del Global Gender Gap scivola di 13 posizioni al 79esimo posto su 146 Paesi. I dati sono inesorabili: la partecipazione e la rappresentanza delle donne in politica è drasticamente peggiorata e dal 40esimo posto nella classifica generale per questo spaccato siamo finiti al 64esimo posto. Il ranking tiene conto sia della percentuale di donne in parlamento sia di quella nel governo, nelle posizioni di ministri. In realtà conta anche per quanti anni abbiamo avuto un capo di governo donna, ma in quest’ultimo caso possiamo vantare negli ultimi 50 anni (tempo preso in considerazione dall’indice) solo pochi mesi del 2022.

Se, invece, si prende in considerazione lo spaccato della partecipazione e delle opportunità economiche che le donne hanno nel nostro Paese si ha un lieve miglioramento dal 110° posto al 104°. Certo un dato, comunque, sconfortante nonostante il miglioramento, perché ci collochiamo nella parte bassa della classifica. Resta pressoché invariata la collocazione dell’Italia nel ranking relativo all’accesso all’educazione (siamo passati dal 59° posto al 60°), mentre è in più deciso miglioramento (ma sempre nella parte bassa della classifica) il posizionamento nel segmento salute e prospettive di vita (dal 108° al 95°).

Nella tabella sottostante il confronto 2022 vs 2023 del punteggio complessivio e di quello realtico ai 4 paramteri principali. Per avere maggiori dettagli si vada alla pagina  213 del rapporto del World Economic Forum

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Nord America
È al secondo posto, con il 75% del divario colmato, con un calo di 1,9 punti percentuali rispetto all’edizione precedente. Ciò può essere parzialmente attribuito al calo di 7,7 punti percentuali del divario di empowerment politico, che ora si attesta al 26,1%. Il Nord America ha raggiunto il più alto punteggio di parità di genere tra tutte le regioni, pari al 77,6%, nel colmare il divario di partecipazione economica e di opportunità.

America Latina e i Caraibi
Hanno colmato il 74,3% del divario di genere complessivo, registrando un aumento di 1,7 punti percentuali della parità di genere rispetto allo scorso anno. Con un progressivo aumento della parità di genere dal 2017, la regione ha ora il terzo livello più alto di parità. Nicaragua (81%), Costa Rica (79,3%) e Giamaica (77,9%) registrano i punteggi di parità più elevati in questa regione.

Eurasia e l’Asia centrale
Hanno colmato il 69% del loro divario di genere, anche se i progressi rimangono stazionari dall’edizione 2020 del rapporto. Rispetto ad altre regioni, l’Eurasia e l’Asia centrale presentano la più bassa parità di genere (10,9%) nella partecipazione politica e hanno registrato un arretramento di 1 punto percentuale dal 2022. Tuttavia, i progressi nel colmare il divario di partecipazione economica e di opportunità sono in costante aumento (68,8%), con un miglioramento di 0,5 punti percentuali rispetto all’ultima edizione. 

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Asia orientale e nel Pacifico
I progressi in materia di parità ristagnano da oltre un decennio e la regione registra un calo di 1,6 punti percentuali rispetto all’ultima edizione. Sebbene 11 Paesi su 19 abbiano migliorato i loro punteggi rispetto all’ultima edizione, otto Paesi della regione hanno registrato un calo della parità. Nuova Zelanda, Filippine e Australia registrano i livelli più alti di parità, inoltre Australia e Nuova Zelanda risultano essere le due economie più avanzate della regione.

Africa subsahariana
Ha colmato il 68,2% del divario di genere, il che rappresenta un miglioramento complessivo dello 0,1%, ma i progressi nella regione sono stati disomogenei. Namibia, Ruanda e Sudafrica, insieme ad altri 13 Paesi, hanno colmato oltre il 70% del divario complessivo tra i sessi, ma otto Paesi della regione hanno registrato cali della parità dello 0,5% o più. 

Asia meridionale
Ha raggiunto il 63,4% di parità di genere, con un miglioramento di 1,1 punti percentuali rispetto all’ultima edizione. Questo risultato può essere parzialmente attribuito al miglioramento dei punteggi in Paesi popolosi come India, Pakistan e Bangladesh. L’Asia meridionale presenta il più grande divario di genere in termini di partecipazione economica e opportunità (37,2%) di tutte le regioni, sebbene si sia registrato un miglioramento di 1,4 punti percentuali rispetto all’ultima edizione. 

Medio Oriente e il Nord Africa
Rimangono la regione più lontana dalla parità, con il 62,6% del divario di genere colmato. Ciò rappresenta un calo dello 0,9% della parità rispetto all’ultima edizione. Emirati Arabi Uniti (71,2%), Israele (70%) e Bahrein (66,6%) hanno raggiunto la parità più alta della regione, mentre cinque Paesi, guidati da Bahrein, Kuwait e Qatar, hanno aumentato la loro parità dello 0,5% o più. 

Il soffitto di cristallo rimane intatto

Sebbene le donne siano entrate sul mercato del lavoro a tassi più elevati rispetto agli uomini a livello globale, portando a una piccola ripresa (63%-64%) della parità di genere nel tasso di partecipazione alla forza lavoro dall’edizione del 2022, i divari nel mercato del lavoro sono ancora ampi. Ad aggravare questi modelli, le donne continuano ad affrontare tassi di disoccupazione più elevati rispetto agli uomini, con un tasso di disoccupazione globale di circa il 4,5% per le donne e il 4,3% per gli uomini

I dati globali forniti da LinkedIn, relativi a 163 Paesi, mostrano che mentre le donne rappresentano il 41,9% della forza lavoro nel 2023, la quota di donne che ricoprono posizioni dirigenziali (direttore, vicepresidente o C-suite) è inferiore di quasi 10 punti percentuali, pari al 32,2%. Sebbene la percentuale di donne reclutate in posizioni di leadership sia aumentata costantemente di circa l’1% all’anno a livello globale negli ultimi otto anni, questa tendenza si è invertita nel 2023, regredendo ai livelli del 2021.

Le attività STEM sono generalmente ben retribuite e si prevede che nei mercati del lavoro del futuro la loro importanza e la loro portata cresceranno. Tuttavia, i dati di LinkedIn indicano che le donne rimangono significativamente sottorappresentate nella forza lavoro STEM totale, con appena il 29,2%. Nel settore dell’intelligenza artificiale, la disponibilità di talenti è aumentata in modo esponenziale, sestuplicandosi tra il 2016 e il 2022, ma la percentuale di donne che opera nell’AI oggi è di circa il 30%, appena 4 punti percentuali in più rispetto al 2016.

“Osserviamo costantemente che le donne sopportano il peso maggiore degli shock economici e dei venti contrari. Sappiamo che questi problemi sono sistemici, il che significa che abbiamo bisogno di una risposta sistemica”, ha dichiarato Sue Duke, responsabile della divisione Global Public Policy di LinkedIn. “Le pratiche di assunzione inclusive, la visibilità delle donne nei posti di lavoro più importanti e le opportunità di aggiornamento e di crescita professionale per le donne, in particolare nei settori ad alta crescita e ad alto rendimento come quello STEM, contribuiranno a correggere questa tendenza preoccupante, ma dobbiamo agire ora”.

Nell’ambito dell’apprendimento online, il persistente divario digitale è uno dei fattori che portano alla disuguaglianza di opportunità tra uomini e donne. I dati di Coursera suggeriscono che, a parte i corsi di insegnamento e tutoraggio, si registra una disparità di iscrizioni in ogni categoria di competenze. Le iscrizioni a competenze tecnologiche come l’alfabetizzazione tecnologica (43,7%) e l’intelligenza artificiale e i big data (33,7%) sono ben al di sotto della parità del 50% e i progressi sono stati lenti. In tutte le categorie di competenze, i divari di genere tendono ad aumentare con l’aumentare dei livelli di competenza. Tuttavia, i dati suggeriscono che quando le donne si iscrivono, tendono a raggiungere la maggior parte dei livelli di competenza nelle categorie di abilità studiate in meno tempo rispetto agli uomini.

“La nostra ricerca evidenzia un dato significativo. Nonostante i tassi di iscrizione più bassi, le donne stanno sviluppando competenze a un ritmo più veloce rispetto alle loro controparti maschili”, ha dichiarato Jeff Maggioncalda, CEO di Coursera. “Si tratta di un’indicazione incoraggiante del fatto che un maggiore accesso all’apprendimento online può aiutare a colmare le lacune di competenze che possono accelerare l’avanzamento delle donne sul posto di lavoro”.

Coursera

E' un'azienda statunitense che opera nel campo delle tecnologie didattiche fondata da docenti d'informatica dell'Università di Stanford.. La piattaforma offre corsi universitari gratuiti in formato Massive Open Online Courses (Mooc) e dal 2014 coinvolge un centinaio di università ed enti operanti nel campo dell'istruzione superiore in tutto il mondo. Sebbene il completamento e le lezioni siano gratuiti e forniscano un attestato di frequenza, per ottenere certificati ufficiali è generalmente richiesto un pagamento per l'iscrizione a una piattaforma di verifica individuale e coprire i costi amministrativi.[

Colmare il divario di genere

Il Rapporto globale sulla disparità di genere 2023 evidenzia l’aumento della partecipazione economica delle donne e il raggiungimento della parità di genere nella leadership, sia nelle aziende sia nei governi, come due leve fondamentali per affrontare i divari di genere più ampi nelle famiglie, nelle società e nelle economie. Un’azione collettiva, coordinata e coraggiosa da parte dei leader del settore pubblico e privato sarà determinante per accelerare i progressi verso la parità di genere e per stimolare una nuova crescita e una maggiore resilienza.

Il fattore economico e commerciale è evidente. Fare progressi nel colmare il divario di genere è fondamentale per garantire una crescita economica inclusiva e sostenibile. A livello di singola organizzazione, la strategia di genere è considerata essenziale per attrarre i migliori talenti e garantire prestazioni economiche, resilienza e sopravvivenza a lungo termine. È dimostrato che gruppi di leader eterogenei prendono decisioni più basate sui fatti, che si traducono in risultati di qualità superiore. A livello economico, la parità di genere è stata riconosciuta come fondamentale per la stabilità finanziaria e la performance economica.

Gli Acceleratori della parità di genere riuniscono governo e imprese per promuovere la parità economica, concentrandosi sull’aumento della partecipazione delle donne alla forza lavoro, sulla riduzione del divario retributivo tra i sessi e sull’aiuto a un maggior numero di donne a ricoprire ruoli di leadership e a sviluppare competenze richieste. Il modello è stato adottato finora in 14 economie e una rete di apprendimento riunisce questi Paesi e i partner della conoscenza per sintetizzare collettivamente le lezioni e gli insegnamenti per il futuro.

Saadia Zahidi

Uguaglianza di genere è in fase di stalloDirettore generale del World Economic Forum. Zahidi ha iniziato la sua carriera al World Economic Forum come economista nel 2004. Nel 2018 è stata la persona più giovane ad essere nominata amministratore delegato e membro del Consiglio di amministrazione del Forum economico mondiale. Ha fatto parte del gruppo di alto livello del Segretario generale delle Nazioni Unite sull'empowerment economico delle donne e del gruppo consultivo di alto livello dell'Agenzia spaziale europea sull'esplorazione umana e robotica dello spazio. Dirige il Centro per la nuova economia e la società del Forum, responsabile dei programmi di economia, capitale umano, sviluppo ed equità del Forum. È coautrice dei rapporti Future of Jobs, Global Gender Gap e Global Risks del Forum. Dirige inoltre iniziative su crescita, innovazione, competenze, occupazione, equità e mobilità sociale