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BRICS i paesi emergenti

BRICS i paesi emergenti

da | 26 Ago 2023 | Gruppi governativi

Chi sono i BRICS i paesi emergenti? BRICS è un raggruppamento delle economie mondiali di Brasile, Russia, India e Cina, formato dall'aggiunta del Sudafrica nel 2010 al precedente BRIC. L'acronimo originale "BRIC", o "BRICs", è stato coniato nel 2001 dall'economista della Goldman Sachs Jim O'Neill per descrivere le economie in rapida crescita che avrebbero dominato collettivamente l'economia globale entro il 2050. Questi paesi condividono una situazione economica in via di sviluppo e abbondanti risorse naturali strategiche e, soprattutto, sono stati caratterizzati da una forte crescita del prodotto interno lordo (PIL) e della quota nel commercio mondiale, specie agli inizi del XXI secolo. Tali economie si propongono di costruire un sistema commerciale globale attraverso accordi bilaterali che non siano basati esclusivamente sul dollaro.

Gli obiettivi principali dei BRICS sono dunque la de-dollarizzazione del mercato finanziario globale con il lancio di una nuova moneta e la creazione di un mondo multipolare.

Durante il summit a Johannesburg del 22-24 agosto 2023, i 5 membri del BRICS hanno ufficialmente invitato ad unirsi al gruppo Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran; che dovrebbero diventare membri effettivi dal 1° gennaio 2024

BRICS i paesi emergenti

Al di là del termine con il quale vengono identificati questi paesi e coniato agli inizi del nuovo millennio, l’idea di un gruppo di stati emergenti nasce circa 70 anni fa (1955) con la conferenza di Bandung (Indonesia), ma, oggi più di allora, non è facile comprendere quale sia il collante che tiene assieme i 5 paesi (e ancor meno i 6 futuri aderenti).

Leggiamo una parte di quanto scrive Michele Mezza sul Huffington Post il 25 agosto.

Quanto è lontana Johannesburg , in Sudafrica da Bandung, in Indonesia molto, ma molto più dei circa 70 anni che separano la prima grande conferenza dei paesi del terzo mondo convocata nella città indonesiana nel 1955, dal vertice dei Brics , che si sta tenendo appunto in SudAfrica.

Eppure in teoria alcune tematiche hanno la stessa radice, e soprattutto lo stesso nemico: l’imperialismo del dollaro. Allora a tenere le fila del primo grande fronte anticolonialista erano personaggi quali il ministro degli Esteri cinese Zhou En Lai, il leader indiano Nerhu, il presidente egiziana Nasser il capo jugoslavo Tito che rappresentavano le forme e le ambizioni di un anticapitalismo venato da matrici socialiste che non si identificavano con la super potenza sovietica. L’economia era la conseguenza di una visione del mondo alternativa ai due centri di comando del pianeta- Washington e Mosca- in cui neutralismo, anticolonialismo e modelli di partecipazione sociale davano vita ad una vera ideologia politica che si incontrava, questa era la straordinaria novità, con componenti forti della sinistra occidentale che , soprattutto in Europa, davano una sponda a quei movimenti di liberazione nazionale.

Oggi invece troviamo al tavolo dei Brics regimi e centri finanziari poderosi che contendono alle banche americane il controllo del mercato che non viene minimamente contestato nella sua dinamica e logica proprietaria. Se volessimo sovrapporre la foto di Bandung a quella di Johannesburg, troveremmo i principali protagonisti di allora – Cina, India, blocco islamico- completamente integrati nei gangli del capitalismo speculativo, a cui ogni singolo blocco geopolitico propone come collante una radicalizzazione sociale conseguenza di una svolta religiosa, nazionalista o puramente elitaria. Oggi l’Africa rimane del tutto assente, dopo 70 anni, ancora oggi, mentre il blocco islamico, dopo aver attraversato tutte le varianti delle forme di autonomia, oggi appare guidato dalle teocrazie finanziarie scite e sunnite. (continua su HuffPost)

Quanto all’affermazione .oggi l’Africa rimane del tutto assente è ovviamente condivisibile per quanto riguarda l’assetto attuale, assetto dove la presenza del Sud Africa sembra rispondere più a criteri di cosmesi geopolitica che ad altro, ma ricordiamo che tra quatto mesi il gruppo si arricchisce di due paesi africani significativi: Egitto e Etiopia

Conferenza di Bandung

La conferenza afroasiatica di Bandung si tenne dal 18 al 24 aprile 1955, a Bandung in Indonesia. Essa fu convocata su iniziativa di India, Pakistan, Birmania, Ceylon, Repubblica Popolare Cinese e Indonesia (vi parteciparono in tutto 29 Paesi del "Sud del mondo") allo scopo di cercare una coesione fondata sui caratteri comuni di povertà e "arretratezza" e di riunire tutti i paesi contrari alla colonizzazione. I paesi partecipanti a questa conferenza non possono definirsi "non allineati" perché alcuni di essi appartenevano alla sfera bipolare. (continua su Wikipedia)

PIGS i non virtuosi

Sempre in termini di acronimi con cui si identificano alcuni paesi, ricordiamo, per i più curiosi i paesi definiti PIGS (in inglese maiali), si tratta acronimi utilizzati da giornalisti economici, per lo più di lingua inglese, per riferirsi a diversi Paesi dell'Unione europea, in particolare Portogallo, Italia, Grecia e Spagna accomunati da situazioni finanziarie non virtuose e deficitarie

Probabilmente i BRICS possono essere visti come un club di economie, un club che si presenta profondamente diviso al suo interno per le enormi differenze che separano i paesi che lo compongono, sia sociali e politiche che economiche. La formazione ufficiale composta dai primi 4 paesi si riunì la prima volta nel 2009, per poi invitare al suo interno il Sudafrica l’anno successivo, principalmente perché non poteva non esserci un paese africano nel gruppo dei paesi emergenti.

Si tratta quindi di un’unione che, a oggi, non ha avuto grandi funzioni o iniziative, dove i vari paesi al suo interno non hanno nemmeno la stessa forma di governo o simili politiche economiche. Ma con la destabilizzazione causata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Cina spera di dare nuova linfa vitale ai Brics allargandone la sfera di influenza accettando nuovi paesi al suo interno.

 

Il vertice di Johannesburg

È questo lo scopo del vertice di Johannesburg, in Sudafrica, aperto il 23 agosto 2023, la quindicesima riunione dei Brics a cui stanno partecipando di persona tutti i leader dei cinque paesi che compongono il gruppo, tranne uno: Vladimir Putin, su cui pende un mandato di arresto della Corte penale internazionale per i crimini di guerra commessi dalle truppe russe in Ucraina. Nonostante la sua assenza però, è già chiaro quale sia il suo scopo durante questa riunione e cioè tentare di far abbandonare il dollaro come valuta per gli scambi internazionali dai paesi dei Brics,

Nella tavola che segue sono riportati alcuni dati relativi ai paesi BRICS (attuali e potenziali);  la tavola contiene dati demografici (Popolazione) e economici (PIL); non abbiamo riportato, com in altri casi, anche dati di ordine militare. Riteniamo abbastanza improbabile che questo raggruppamento habbia anche un connotato militare, per intenderci alla stregua della NATO. Tutto questo nonostante la recente invasione dell’Ucraina da parte della Russia e il conflitto armato non ancora risolto e la posizione ancora ambigua tenuta sino ad ora dalla Cina

Vediamo quale è stato il ruolo di Putin al vertice di Johannesburg, vertice a cui è intervenuto in teleconference a causa del mandato di arresto internazionale che la Corte Penale Internazionale ha spiccato nei confronti del leader russo.

«L’intervento russo in Ucraina è stato motivato dal desiderio di fermare la guerra di sterminio intrapresa dall’Occidente. La Russia ha deciso di sostenere il popolo del Donbass, che sta combattendo per la sua cultura, le sue tradizioni, la sua lingua e il suo futuro»

In questo articolo la redazione di Civitas si limita a riportare quanto riferito da fonti ufficiali (Tass in questo caso) e non esprime nessuna valutazione di ordine politico

BRICS i paesi emergentiNel suo discorso il presidente russo aggiunge che i Brics «si oppongono all’egemonia e alle politiche neocoloniali». Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica «si sono affermati sulla scena mondiale e sostengono la formazione di un ordine mondiale multipolare basato sul diritto internazionale, compreso il diritto dei popoli al proprio sviluppo». Per riuscirci i Brics dovranno «ampliare gli accordi in valuta nazionale e la cooperazione interbancaria, e istituire una commissione permanente sui trasporti, che si occuperà, tra l’altro, della logistica», prosegue Putin. La Russia, inoltre, «conta sull’intensificazione della cooperazione nel campo della ricerca ed è pronta a condividere le tecnologie».

BRICS i paesi emergenti

un'avvertenza importante: la tabella sopra riportata è stata elaborata sulla base dei Data Base posseduti da Civitas e i dati relativi al PIL dei diversi paesi che ruotano intorno alla sigla BRICS (5 + i 6 futuri a partire dal 2024) si riferiscono al 2021 e hanno come fonte la World Bank. E' bene segnalare che una buona parte della stampa italiana on line assegna al PIL di questo raggruppamento un valore più alto del nostro: il 36% contro il nostro 28,5%; maggiore convergenza la troviamo sui dati realtivi al G7: la stampa afferma meno del 46% e il nostro valore è 43,2%; anche sulla popolazione il match è migliore: la stampa parla, per gli 11 paesi BRICS, del 46% della popolazione globale e da noi è il 46,6%.

La de-dollarizzazione del mondo. È possibile?

Perché il dominio del dollaro non finirà, così titola Marco Orioles il suo intervento apparso su Start Magazine il 9 aprile 2023 che si basa sullo studio del Carson Group. Nonostante le mosse della Cina per l'internazionalizzazione dello yuan, il dollaro statunitense rimane la valuta di riferimento globale, e probabilmente lo resterà a lungo. Ecco i tre motivi su cui si basa, in sostanza, questa affermazione così forte e decisa.

Il mondo ha fiducia negli Usa, quindi nel dollaro
Il primo motivo dietro questa affermazione è in realtà una combinazione di fattori, ossia “le dimensioni e la forza dell’economia Usa, flussi aperti di beni e capitali con minori restrizioni rispetto a molti altri Paesi, un forte stato di diritto e diritti di proprietà che vengono fatti rispettare”, osserva Varghese.

Il dollaro è dominante nel commercio e nella finanza internazionali
“Il dollaro”, è il secondo motivo alla base della sua egemonia secondo Varghese, “è il mezzo di scambio più popolare al mondo nel campo del commercio, anche al di fuori delle Americhe. Lo dimostra il fatto che più del 70% delle esportazioni globali vengono condotte attraverso il dollaro”.

Gli Usa mantengono massicci deficit commerciali
La terza ragione dietro il quasi monopolio del dollaro è legata alla spesa delle famiglie americane, che nel 2022 hanno acquistato beni da Paesi stranieri per un valore di 3,3 trilioni di dollari. “In un mondo ideale”, scrive ancora Varghese, gli stranieri userebbero quei dollari per acquistare merci made in Usa e il commercio si riequilibrerebbe”.Ma non è questo il caso: sempre nel 2022 i Paesi stranieri hanno comprato solo 2,1 trilioni di dollari di merci dall’America” e questo deficit commerciale fa sì che agli stranieri rimangano in tasca molti dollari da impiegare in altre destinazioni.

George Varghese fa parte del consiglio di amministrazione di TCM Ltd. e di altre 6 società. Nella sua carriera passata, George Varghese è stato direttore di Cargill India Pvt Ltd. e ha lavorato per la società di consulenza.

Una voce un po’ fuori dal coro

Il declassamento a sorpresa del rating creditizio degli Stati Uniti da parte di Fitch Ratings, avvenuto nel mese di agosto, e il peggioramento del quadro fiscale degli Stati Uniti, a cui fa riferimento, potrebbero avere un impatto negativo sulle prospettive a lungo termine della valuta statunitense, in quanto alcuni Paesi si stanno muovendo per ridurre la loro dipendenza dal biglietto verde.

Fitch ha tagliato il rating sul debito statunitense dal massimo AAA a AA+, il secondo più alto grado di investimento. L'agenzia ha citato il deterioramento fiscale nei prossimi tre anni e le ripetute trattative sul tetto del debito che minacciano la capacità del governo di pagare i conti. "I dati mostrano che il deficit combinato (fiscale e delle partite correnti) degli Stati Uniti si sta ampliando e ora si attesta al 10,2% del PIL, il più ampio (al di fuori del periodo COVID) dal 2012", ha dichiarato Shaun Osborne, analista di Scotia Capital, in un rapporto. (continua a leggere)

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10 domande sul 5GAggiornamenti
a cura della redazione di Civitas


Pechino fa la guerra al dollaro a colpi di accordi di swap

21 novembre 2023 - Il Sole 24Ore - Rita Fatiguso
Sono il trionfo del pragmatismo cinese che punta a un mondo senza il dollaro, perché Pechino è aperta a siglare accordi bilaterali di currency swap con chi c’è, quando c’è, e se c’è. E se da un capo del mondo la politica cambia le carte sul tavolo, la diplomazia economica è pronta a cogliere opportunità da un’altra parte. Gli swap sono intese tra Banche centrali - finora la Cina ne ha siglati una quarantina - che permettono di scambiare beni e servizi nelle monete locali bypassando il dollaro e, soprattutto, ovviando alla non convertibilità dello yuan. Pechino così mentre fa la guerra al dollaro apre la strada all'internazionalizzazione del renminbi. .... Last but not least, il 20 novembre anche le Banche centrali di Arabia Saudita e Cina hanno siglato un accordo di currency swap da 50 miliardi di yuan o da 26 miliardi di rial, equivalenti a quasi 7 miliardi di dollari Usa. Gli scambi non avverranno in dollari, ma nella moneta dei ... (continua a leggere)


Un pezzo di mondo (Brics) si rafforza e progetta, altri (Onu, Ue) non stanno al passo

31 agosto 2023 - Huff Post - Alberto Quadrio Curzio 
Tra pochi giorni ci sarà il G20 in India di cui il recente XV vertice dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) a Johannesburg si può considerare un'anticipazione per quanto riguarda il Sud Globale. Infatti il vertice dei Brics si è rafforzato nello scenario internazionale. Il Sud Globale non è più un'ipotesi nominalistica ma una realtà, laddove gli Usa sono il Nord Globale, mentre il Centro Globale come l’Onu e l'Ue, con diversi ruoli, appare in gravi difficoltà.Dalle conclusioni del Summit Brics esaminiamo due dichiarazioni verso le quali si è notata una certa insofferenza di vari paesi del Nord che, comunque, danno per scontato che alle ambizioni dei Brics non seguiranno altrettanti successi. (continua a leggere)