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Giovani che non lavorano e non studiano

Giovani che escono dalla casa dei genitori

da | 19 Ott 2022 | disoccupazione, Europa, formazione, giovani, lavoro, neet | 0 commenti

Ma i giovani che escono dalla casa dei genitori, a che età lo fanno? L’uscita dalla casa dei genitori è considerata una pietra miliare nel passaggio dall'infanzia all'età adulta. Le ragioni alla base di questo passo possono variare dall'indipendenza materiale allo studio, al lavoro, alla convivenza, al matrimonio, alla nascita di figli, ecc. Tuttavia, il percorso verso l'indipendenza può non essere semplice e può avvenire a età diverse nei vari Paesi dell'UE, come mostrato in questo articolo. Questa disparità può riflettere la diversità delle sfide che i giovani devono affrontare in Europa, nonché le differenze culturali tra i Paesi.

Questo articolo(tratto da Eurostat - Age of young people leaving their parental household) presenta i dati sull'età media di abbandono della casa dei genitori nell'Unione europea (UE) nel suo complesso, nonché nei singoli Stati membri e in Serbia. Particolare attenzione viene data alle differenze geografiche e di genere, nonché agli sviluppi nel tempo.

 

I bamboccioni

Giovani che escono dalla casa dei genitoriNon è l'inventore del termine «bamboccione», da tempo parte della parlata corrente. Ma è certamente colui che lo ha «sdoganato» ad alto livello. Si tratta di un personaggio autorevole della politica e dell'economia, ovvero Tommaso Padoa-Schioppa, economista ed ex ministro delle Finanze nell'ultimo governo Prodi. E' stato lui, in un'audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, il 4 ottobre del 2007, a sorprendere tutti con una battuta infilata nel mezzo di una discussione sulla Finanziaria e i conti pubblici. «Mandiamo i bamboccioni fuori di casa» disse. «Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. È un'idea importante». Va da sé che il ministro fu sommerso da reazioni critiche. L'opposizione non perse l'occasione per attaccarlo, sostenendo che dileggiava i giovani in difficoltà nel trovare casa, lavoro e indipendenza. Non era certo l'intento del ministro, ma era un ottima scusa per una polemica.

La posizione dell’Italia nella Unione Europea

L’indagine di Eurostat mostra che la posizione dell’Italia non è particolarmente brillante; l’età media di uscita dalla casa dei genitori è 29,9 anni, migliorata, ma solo leggermente, rispetto a quella degli anni precedenti.

Facciamo peggio della media della UE (26,5 anni) e siamo lontani anni luce dalla Svezia (19 anni) e dalla Danimarca e Finlandia (21 anni); occupiamo la 22esima posizione nella UE27 e peggio di noi fanno solo Croazia, Portogallo, Slovacchia, Bulgaria e Grecia. I motivi del ritardo nell’uscita dalla casa dei genitori sono molteplici: mancanza di lavoro, con particolare riferimento agli impieghi a tempo indeterminato, bassi salari di ingresso e costi sostenuti per l’affitto delle case, soprattutto nelle grandi città e nelle città che ospitano una università.

A riprova di questa bassa posizione valgono anche i valori del tasso di occupazione giovanile (56,6% nel 2019, sempre secondo Eurostat) e la percentuale dei giovani c.d. NEET, né studio, né lavoro, 29,7%. (si veda su Civitas Giovani che non lavorano e non studiano).

Giovani che escono dalla casa dei genitori

C’è una differenza di genere in questo comportamento?

In tutti i Paesi dell'UE, le giovani donne hanno lasciato la casa dei genitori prima dei giovani uomini. A livello europeo, le giovani donne hanno lasciato in media la casa dei genitori all'età di 25,5 anni, mentre i giovani uomini l'hanno fatto all'età di 27,4 anni.

In 11 Paesi dell'UE (Croazia, Portogallo, Slovacchia, Bulgaria, Grecia, Slovenia, Italia, Malta, Spagna, Romania e Polonia), gli uomini hanno lasciato la casa dei genitori in media dopo i 30 anni. Al contrario, le donne hanno lasciato la casa dei genitori dopo questa età solo in 2 Paesi (Portogallo e Croazia). Nel 2021, il divario di genere nell'età media di abbandono della casa dei genitori era di 1,9 anni a livello europeo. Tra i Paesi dell'UE, il divario di genere era maggiore in Romania (4,7 anni), Bulgaria (3,5 anni) e Croazia (3,1 anni). In Serbia, il divario era ancora più ampio, con 5,0 anni. Per contro, il divario di genere è stato inferiore a un anno in Irlanda, Danimarca e Svezia.

Quindi ci sono differenze di genere, in taluni paesi anche considerevoli; i percorsi di vita sono differenziati per maschi e femmine. I primi hanno dei tempi nelle transizioni allo stato adulto che sono posticipati rispetto alle femmine, che invece tendenzialmente anticipano.

 

Ma perché le donne escono prima da casa?

Abbiamo visto che le principali cause della ritardata uscita dalla casa dei genitori sono in primis le politiche del lavoro e quelle del welfare. Ora le ragazze matureranno anche prima ma non è certo che le politiche del lavoro favoriscono il gentil sesso, semmai la realtà dimostra il contrario.

C'è una differenza culturale molto forte. Nel tempo è un po' cambiato il modello di uscita, nel senso che prima si usciva solo per matrimonio, mentre successivamente si è aggiunta la convivenza e poi gli altri motivi come lavoro, esigenza di autonomia, studio. Ma il modello tradizionale è ancora fortissimo per le donne. Quelle nate prime degli anni Quaranta nel 90% dei casi uscivano per matrimonio. Mentre adesso la motivazione di uscita legata all'unione è del 68%, se consideriamo le donne nate tra il 1982 e il 1986 (per unione si intende sia matrimonio che la  convivenza.

A parità di generazione, per gli uomini più vecchi il matrimonio era motivo di uscita nel 70% dei casi; adesso per la coorte più giovane siamo arrivati a meno del 45%. Le donne quindi escono dalla famiglia d'origine prevalentemente per la formazione dell'unione, anche se non per forza in senso tradizionale.

Se vuoi, continua su: I quarantenni che vivono ancora con i genitori o che non hanno figli “per paura”: articolo, apparso su FanPage l’8 giugno del 2022, dove Annalisa Cangemi intervista la dirigente dell’Istat Eleonora Meli

 

Avere un titolo di studio elevato aumenta la probabilità di uscita dalla famiglia d’origine?

Da una parte noi sappiamo che il prolungamento degli studi posticipa tutte le fasi allo stato adulto. Se si studia fino a conseguire la laurea non ci aspettiamo che si possa essere autonomi prima dei 24 anni. D'altra parte però avere un titolo di studio elevato fa sì che, a parità di titolo di studio, i laureati abbiano più possibilità di uscire dalla famiglia d'origine rispetto a chi ha un titolo più basso. Tornando al nostro contingente, i quarantenni che hanno conseguito la laurea è più probabile che vivano senza i genitori rispetto a chi per esempio ha conseguito al massimo la licenza media. Quindi il titolo di studio è un fattore protettivo anche sull'autonomia abitativa.

 

Evoluzione nel corso degli anni

Concentrandosi sugli uomini, l'età di abbandono era di 28,0 anni nel 2006, il punto più alto della serie temporale. Dal 2006 in poi, questa età ha iniziato a diminuire per raggiungere il punto più basso nel 2019, pari a 27,1 anni. Di conseguenza, è diminuita di quasi un anno tra il 2006 e il 2019. Poi, nel 2020, l'età degli uomini che lasciano la casa dei genitori è aumentata di 0,3 anni, l'incremento più alto da un anno all'altro dal 2006. Questo importante cambiamento tra il 2019 e il 2020 è stato probabilmente innescato dalla pandemia COVID-19, che potrebbe aver indotto i giovani a riconsiderare il trasferimento e a rimanere un po' più a lungo nella casa dei genitori. Infine, tra il 2020 e il 2021, l'età media dei giovani uomini che lasciano la casa dei genitori è rimasta stabile.

La tendenza a lungo termine dell'età in cui le donne abbandonano il nucleo familiare dei genitori non rivela una fluttuazione così forte come quella degli uomini: è diminuita solo di 0,3 anni, passando da 25,5 anni nel 2006 a 25,2 anni nel 2019. Tuttavia, come per gli uomini, l'età media di abbandono del nucleo familiare da parte delle donne ha registrato il massimo incremento da un anno all'altro dal 2019 al 2020, pari a 0,3 anni, molto probabilmente a causa della pandemia COVID-19, per poi rimanere stabile tra il 2020 e il 2021.

 

Correlazione con il tasso di partecipazione alla forza lavoro

I Paesi in cui i giovani lasciano il nucleo familiare dei genitori in età più avanzata hanno maggiori probabilità di avere un tasso di partecipazione alla forza lavoro (detto anche "tasso di attività", in Italia tasso di occupazione) più basso per i giovani (di età compresa tra 15 e 29 anni). La relazione tra questi due indicatori è illustrata nella Figura 3. Ad esempio, la maggior parte dei Paesi in cui i giovani lasciano la casa dei genitori a un'età superiore ai 29 anni ha un tasso di partecipazione alla forza lavoro più basso per le persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni, intorno o inferiore al 50%.

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