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La storia recente del debito pubblico

La storia recente del debito pubblico

da | 19 Ott 2022 | debito pubblico, economia, evasione fiscale

La storia recente del debito pubblico. Anche se è una delle dieci economie più avanzate e solide nel mondo, l’Italia è un paese sotto osservazione dei mercati finanziari (soprattutto dei soggetti che comprano i debiti nazionali), e lo è per il valore così elevato del suo debito che, nonostante molti esercizi caratterizzati da un avanzo primario, la costringe ad indebitarsi per pagare gli interessi sui prestiti,

La domanda è come ci siamo arrivati? Perché l’affermazione che ci indebitiamo ancora per finanziare gli interessi non risponda appieno al quesito; da qualche parte avremo pur cominciato a fare debiti e lo avremo fatto non per finanziare gli oneri ma per sostenere la spesa pubblica reale.

una storia lunga
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nutile dire che la storia parte da lontano (anni ’90 ma del 1800), quando il neonato Regno d’Italia fu costretto ad assumere i debiti degli stati pre-unitari per garantirsi l’accesso ai prestiti internazionali. Non è intenzione di chi scrive abbracciare un arco temporale di 130 anni, ci limiteremo a ricordare  che il debito è cresciuto anche a causa delle due grandi guerre del secolo scorso, salvo ridursi e toccare il punto più basso nel secondo dopoguerra.

bei tempi
correva l'anno 1964, quando l’economia italiana cresceva in media del 5% annuo, sostanzialmente senza inflazione, il rapporto debito-Pil si trova al 33%. Per quale motivo? Semplice: perché il costo del debito è inferiore al tasso di crescita e la politica fiscale si mantiene molto equilibrata, un po’ per scelta ma soprattutto per effetto del boom economico. Nel 1968 il rapporto debito-Pil già è aumentato dal 33% di cinque anni prima al 41%, mentre emergono le prime tensioni finanziarie ed economiche.

La storia recente del debito pubblico

il boom del debito

La successiva fase di boom del debito (il ventennio 1974-1994) è quella di cui stiamo ancora pagando le conseguenze. Gli sforzi non sono mancati: il nostro Paese è stato l’unico in Europa a chiudere in attivo (al netto degli interessi sul debito) 22 bilanci pubblici su 23 tra il 1995 e il 2017. Nel 2007 siamo riusciti a riportare il monstre al di sotto del confine del 100%, ma la Grande Crisi l’ha fatto ripiombare al di sopra del 130% del Pil. Zavorrati verso il fondo dalla spesa per interessi e da una crescita economica anemica, non riusciamo a uscire da questa palude del debito creata in un’altra epoca (nella tabella i governi che si sonno succeduti in Italia nel ventennio cui si fa riferimento)

La storia recente del debito pubblico

Queste considerazioni sono tratte in parte da un interessante articolo apparso su Il Sole 24Ore nell’ottobre del 2018 (un po’ datato ma la ricostruzione dell’evoluzione del debito italiano è valida); l’articolo è Debito pubblico: come, quando e perché è esploso in Italia, vale la pena ricordare che lo stesso articolo del Sole si basa sul contenuto di un’importante lavoro di Roberto Artoni, ex commissario Consob e docente emerito di Scienza delle finanze all’Università Bocconi di Milano.

Concludiamo riportando di seguito alcune delle tappe principali del lungo cammino che ha segnato la crescita del nostro debito pubblico.

Gli anni Ottanta
Nel 1981 esplode la bomba nucleare che condanna l’Italia a morire di debito, complice la cronica avversione dei Governi dell’epoca alla disciplina di bilancio.

Il divorzio Tesoro-Bankitalia
È in questo contesto che nel luglio 1981 il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e il Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi avviano il “divorzio”: via Nazionale si libera dall’obbligo di acquistare i titoli di Stato invenduti

Il 1982
Il nostro Paese arriva al 1982 in condizioni sudamericane: l’inflazione viaggia intorno al 17% divorando il potere d’acquisto di stipendi, risparmi e pensioni, i tassi d’interesse all’inizio dell’anno superano il 25%, lo spread tra i decennali italiani e quelli della Repubblica federale tedesca tocca l’inimmaginabile record di 1175 punti base: oggi ci preoccupiamo, a buon diritto, quando lo spread superi i 200 punti base e ricordiamo come, nel drammatico autunno del 2011, il governo Berlusconi cade e gli succede il governo Monti (voluto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano): una delle cause fu uno spread di poco superiore a 500 punti base.

L’esplosione del debito: 1983-1990
Gli avvertimenti di Carlo Azeglio Ciampi cadono nel vuoto. I Governi italiani che si succedono negli anni Ottanta continuano a mantenere saldi primari negativi al limite dell’indecenza (si sfiora il 15%), sorvolando allegramente sulla disciplina di bilancio. È in questi anni che il debito decolla, anche perché con un'inflazione che non scende sotto il 10% fino al 1985, per trovare acquirenti di BoT e BTp il tasso medio dei nostri titoli di Stato resta sempre a doppia cifra. Il monstre del debito diventa spaventoso: nel 1980 era appena sotto il 60%, ma dieci anni dopo è già volato al 100% del Pil.