Migrazioni
e migranti:  intersezioni


Le prospettive demografiche

Il tema della immigrazione copre molti aspetti della vita associata. Si tratta di un fenomeno globale, che investe i paesi di approdo, dove si dirigono, per motivi diversi – parte per fuggire da situazioni di pericolo nei luoghi di origine, parte per cercare condizioni di vita migliori –  milioni di persone in tutto il mondo. Una questione umanitaria, certamente, ma che tocca anche altri nodi, su cui è bene avere informazioni corrette, per evitare fraintendimenti e approssimazioni.

In primo luogo occorre guardare lontano nel tempo. Come evolve lo scenario demografico in un paese come l’Italia, dove la popolazione invecchia sempre di più? Sotto questo profilo l’immigrazione costituisce un problema in più o una risorsa di cui non possiamo fare a meno? Quali politiche occorre mettere in atto, di fronte ad un fenomeno che non pare arrestarsi e che, al contrario, sembra destinato a crescere?

Abbiamo chiesto a Massimo Livi Bacci, studioso di fama internazionale, di ragguagliarci sul versante dell’orizzonte demografico.


Ma gli immigrati fanno più figli?

E’ una leggenda metropolitana abbastanza diffusa il fatto che i migranti facciano molti più figli di quanto non ne facciano le coppie italiane; ci torna alla mente lo stato delle famiglie dell’Italia del sud negli anni 50 e 60; la realtà è un po’ diversa, anche perché non esiste una famiglia di immigrati tipica. Su questo vale la pena ascoltare quanto ha da dirci Massimo Livi Bacci.

Massimo Livi Bacci

Massimo Livi Bacci nasce a Firenze il 9 novembre 1936. E’ “figlio d’arte”: il padre, Livio Livi, il nonno, Ridolfo Livi e il bisnonno, Carlo Livi sono stati notissimi studiosi nel campo della statistica e delle scienze sociali, dell’antropologia e della psichiatria. Ha trascorso lunghi periodi di studio ed insegnamento negli Stati Uniti, in Messico, in Brasile e in vari paesi europei. Ha avuto una laurea ad honorem dall’Université de Liège ed una dall’Università Complutense di Madrid. E’ Accademico dei Lincei, membro della American Philosophical Society (dal 2004), della Japan Academy (2008), della Real Academia de la Historia (Madrid, 2015). Nel 2001 gli è stato assegnato il Premio Invernizzi per l’economia.
Dal 2006 al 2013 è stato Senatore della Repubblica. Fondatore del portale Neodemos


Lo status di rifugiato

L’articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma che nessuno può essere respinto verso i confini di uno stato in cui corre un serio pericolo per la vita o di essere torturato o sottoposto ad altri trattamenti in umani e degradanti. Ce ne parla Maria Teresa Pirrone, Presidente della Commissione territoriale di Bologna per il riconoscimento della protezione internazionale.


Come ottenere asilo

Ogni persona che chieda asilo, ha diritto ad un esame individuale della sua domanda, esame che deve essere svolto con un’intervista che viene effettuata, all’interno delle commissioni, da parte di un funzionario altamente specializzato. Ce ne parla ancora Maria Teresa Pirrone.

La protezione speciale

Fino al maggio di quest’anno (2023), il permesso per protezione speciale, pur in assenza di requisiti per ottenere la protezione internazionale, veniva rilasciato allo straniero per il quale sussisteva un concreto rischio di persecuzione o di tortura in caso di rientro nel paese di origine o che poteva dimostrare di essere già integrato in Italia.

Con la l. 50/2023, che ha convertito in legge il cosiddetto “decreto Cutro”, l’attuale disciplina non include più, fra le ragioni di accoglimento della richiesta di protezione speciale, la presenza  “della effettività dei vincoli familiari dell’interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale”, come recitava la legge precedentemente in vigore.

Maria Teresa Pirrone

Viceprefetto,  durante il  percorso professionale si è occupata di  Enti locali, Elettorale, Immigrazione, Ordine e sicurezza Pubblica presso le Prefetture di Reggio Emilia, Bologna e Ferrara, dove ha ricoperto anche  l’incarico di Capo di Gabinetto. Dal 2015  si occupa di protezione internazionale, prima presso la Commissione territoriale di Verona e poi di Bologna, di cui attualmente presiede la prima sezione.


La segmentazione del lavoro e la segregazione occupazionale

Per capire il rapporto che passa tra immigrazione e occupazione, è necessario guardare alla segmentazione del mercato del lavoro. Nei paesi ricchi (e l’Italia lo è), alcuni lavori, di cui c’è forte e incrementale domanda (come per esempio i lavori di cura), non sono più appetibili dagli italiani. E’ possibile che un nuovo equilibrio tra domanda e offerta si raggiunga grazie alla immigrazione?

Giovanna Fullin

Professoressa ordinaria di Sociologia dei processi economici e del lavoro al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’università di Milano-Bicocca. Si occupa di mercato del lavoro, struttura dell’occupazione, processi migratori, lavoro al servizio del cliente, lavoro atipico, donne e lavoro. oltre a numerosi articoli su riviste internazionali e nazionali ha pubblicato un volume per Il Mulino (Vivere l’instabilità del lavoro) nel 2004 e uno per Routledge (Front line service workers in the global service economy) nel 2021. E’ in corso di pubblicazione per il Mulino un volume “Al servizio del cliente” – Mulino. E’ direttrice della rivista “Stato e Mercato”.