Il Vaticano e il ddl Zan
Il Vaticano e il ddl Zan. Alessandro Zan, politico e attivista LGBT italiano, occupa in questi giorni gran parte dello spazio che i media dedicano alla cronaca politica. Perché? Il disegno di legge Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità, che Zan ha presentato alla Camera, e che la Camera ha approvato il 4 novembre del 2020, è ora in discussione al Senato.
È tutto sommato normale e compatibile con la dinamica parlamentare, il fatto che le diverse forze politiche abbiano espresso pareri contrastanti, e questo anche all’interno degli schieramenti che sostengono il governo Draghi. Fino a qui routine, ma il fatto inatteso e per certi versi insolito è la dura presa di posizione espressa dalla Chiesa Cattolica nei confronti di questa iniziativa.
Il Vaticano ha attivato i propri canali diplomatici per chiedere formalmente al governo italiano di modificare il «ddl Zan», ovvero il disegno di legge contro l’omotransfobia. Secondo la Segreteria di Stato, la proposta ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato (dopo una prima approvazione del testo alla Camera), violerebbe in «alcuni contenuti l’accordo di revisione del Concordato». Si tratta di un atto senza precedenti nella storia del rapporto tra i due Stati — o almeno, senza precedenti pubblici —, destinato a sollevare polemiche e interrogativi. Mai, infatti, la Chiesa era intervenuta nell’iter di approvazione di una legge italiana, esercitando le facoltà previste dai Patti Lateranensi (e dalle loro successive modificazioni, come in questo caso).
La richiesta formale al governo italiano è avvenuta attraverso il Segretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher. L’atto consegnato il 17 giugno. Non era mai successo.
La posizione del Vaticano

scarica la nota verbale del Vaticano
Secondo il Vaticano, infatti, alcuni passaggi del ddl Zan non solo metterebbero in discussione la sopracitata «libertà di organizzazione» — sotto accusa ci sarebbe, per esempio, l’articolo 7 del disegno di legge, che non esenterebbe le scuole private dall’organizzare attività in occasione della costituenda Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia —; ma addirittura attenterebbero, in senso più generale, alla «libertà di pensiero» della comunità dei cattolici.
Nella nota si manifesta proprio una preoccupazione delle condotte discriminatorie, con il timore che l’approvazione della legge possa arrivare persino a comportare rischi di natura giudiziaria. «Chiediamo che siano accolte le nostre preoccupazioni», è infatti la conclusione del documento consegnato al governo italiano. (dal Corriere della Sera vedi)
Il giorno stesso, a quanto risulta al Corriere, la nota sarebbe stata consegnata dai consiglieri dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede al Gabinetto del ministero degli Esteri di Luigi Di Maio e all’Ufficio relazioni con il Parlamento della Farnesina. E ora si attende che venga portata all’attenzione del premier Mario Draghi e del Parlamento. Ma cosa potrebbe succedere adesso? In teoria, stando al Concordato, potremmo essere davanti anche all’ipotesi in cui, di fronte ad un problema di corretta applicazione del Patto, si arrivi all’attivazione della cosiddetta «commissione paritetica» (prevista dall’articolo 14). Ma è presto per trarre conclusioni. L’unica cosa certa è che siamo oltre ad una semplice moral suasion.
Il salto di qualità
Il punto, come detto, riguarda proprio il «livello» su cui la Santa Sede ha deciso, questa volta, di giocare la partita. Le critiche della Chiesa al «ddl Zan» non sono certo nuove. Sul tema la Cei è già intervenuta ufficialmente due volte, ma mai si era attivata la diplomazia. Mai lo Stato Vaticano era andato a bussare alla porta dello Stato Italiano chiedendo conto, direttamente, di una legge.
Cosa ne pensa l'opinione pubblica del DDL Zan?
In Ipsos, hanno voluto sondare l’opinione degli italiani ponendo loro alcune domande a riguardo. (vedi)
Come prima cosa, abbiamo voluto testare il sentiment delle persone riguardo il tema della discriminazione e alla domanda: “Secondo lei in Italia il problema della discriminazione su base religiosa, etnica, colore della pelle o orientamento sessuale…”. Il 54% ha risposto che esiste oggettivamente e il 30% invece ritiene che sia un tema sollevato da pochi intellettuali, mentre il 13% non ha un’opinione chiara a riguardo.
Come secondo pilastro, abbiamo voluto conoscere, quanto gli italiani siano informati rispetto al DDL Zan. Per questo abbiamo chiesto: “Saprebbe dirmi che cos’è il DDL Zan di cui si sente spesso parlare in queste ultime settimane?”. Il 59% è a conoscenza dei temi trattati dal disegno di legge, mentre il 5% pensa che sia un provvedimento che permette alle coppie omosessuali di adottare un bambino e il 6% pensa che proponga la possibilità di sposarsi alle coppie omossessuali. Il restante 30% degli intervistati ammette di non saperne nulla e di non averne mai sentito parlare.
Una volta sondata la preparazione del campione, abbiamo voluto indagare se fossero a favore o contro il DDL Zan chiedendo: “A suo parere il DDL Zan, che prevede di estendere le pene previste per i reati dl razzismo anche agli atti di discriminazione o violenti per motivi fondati sul genere, sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere…?”. Per il 49% degli intervistati è una legge giusta e che servirebbe nel nostro paese, mentre per il 31% è una legge sbagliata in quanto le discriminazioni sono già sanzionate dalle leggi vigenti, il restante 20% non ha un’opinione consolidata in merito e preferisce non rispondere.
In ultimo, abbiamo chiesto: “Secondo lei affermare che una coppia omosessuale non possa adottare dei bambini…?”. Il 52% ha risposto che è una semplice espressione di opinione, frutto della libertà di pensiero, mentre il 38% ha risposto che è una frase che può incitare atti discriminatori o violenti nei confronti degli omosessuali, il restante 10% ha preferito non esprimersi.
I risultati del sondaggio evidenziano, ancora una volta, una spaccatura nell’opinione pubblica riguardo questo disegno di legge che rispecchiano il concitato dibattito politico sul tema dell’omofobia promosso anche da un nuovo DDL parallelo, il Ronzulli-Salvini, che è contrario ai contenuti della proposta di Zan.
Il Vaticano e il ddl Zan: pareri contrari e favorevoli
Già in molti si sono espressi a favore e contro rispetto alle posizioni di Alessandro Zan e del suo disegno di legge; e c'è da aspettarsi che il numero degli interventi crescerà.
Ascoltiamo uno dei pareri contrari e motivati sulla proposta di legge Zan; le argomentazioni sono tratte da cinque motivi giuridici per essere contrari al ddl Zan apparso sull’Opinione delle libertà del 13 aprile 2021 a cura di Aldo Rocco Vitale.
Nella direzione della decadenza della natura del diritto in genere e di quella del diritto penale in particolare, si muove il Ddl Zan che è passibile di critica, almeno sotto cinque punti distinti. Rinviando gli opportuni approfondimenti al volume di recente pubblicazione per i tipi di Cantagalli, curato dal magistrato di Cassazione, Alfredo Mantovano e dal Centro studi Livatino (“Legge omofobia, perché non va - La proposta Zan esaminata articolo per articolo”) in cui diversi giuristi esaminano dettagliatamente tutti i singoli articoli del Ddl Zan alla luce della più rigorosa critica della ragion giuridica, in questa sede si possono affrontare soltanto cinque motivi per cui, in punto di diritto, non si può che essere contrari al Ddl Zan.
- In primo luogo: il Ddl Zan si fonda su una equivoca concezione della funzione del diritto penale, teso com’è a disciplinare i pensieri e le coscienze di coloro che vengono ritenuti omofobi.
- In secondo luogo: proprio in virtù di ciò, non si può fare a meno di notare che le norme punitive esistono già e che, dunque, non si necessita di creare una nuova fattispecie criminosa non più di quanto lo necessiti il geronticidio, nonostante i molteplici casi di violenze ai danni degli anziani di cui quotidianamente è piena la cronaca nera.
- In terzo luogo: ….. (continua a leggere)
Ma davvero il Ddl Zan viola il Concordato tra Stato e Chiesa?
Ma il Ddl Zan vìola davvero il Concordato? Francesco Margiotta Broglio, uno dei più importanti giuristi italiani e a capo della commissione paritetica sul Concordato dal 1984 al 2014, è convinto di no: «Nel Ddl Zan non c’è alcuna ingerenza negli affari della Chiesa – dice a la Repubblica -. Uno dei punti del contendere, da parte dei vescovi, è l’articolo 7 in cui si prevede l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia da celebrare anche nelle scuole. Se è evidente che non si possono obbligare le scuole private “confessionali” a festeggiare questa giornata, è altrettanto evidente che la Chiesa non può chiedere allo Stato di non fare leggi che essa, la Chiesa, ritiene contrarie alla propria dottrina cattolica. I referendum su divorzio e aborto sembra non abbiano insegnato niente al Vaticano».
Invece per Gennaro Acquaviva, consigliere politico di Bettino Craxi all’epoca della revisione del Concordato nel 1984, la «Santa Sede ha le sue ragioni». Secondo Acquaviva «dal loro punto di vista la libertà e l’autonomia della scuola cattolica viene messa a rischio». E il consigliere di Craxi aggiunge: «Bisogna evitare lo scontro. Anzi di più: andava evitato il ricorso ai canali diplomatici e alla richiesta formale». Intanto però la palla passa alla politica. Enrico Letta ha confermato la linea del Partito Democratico ieri durante l’assemblea dei senatori Dem. Sulla stessa lunghezza d’onda il Movimento 5 Stelle. Matteo Salvini invece offre al Pd un confronto sul testo ma prende come una vittoria personale la nota del Vaticano. Giorgia Meloni è più netta: «Il ddl Zan è una proposta liberticida… che solo un Pd fuori dal mondo può considerare una priorità». (continua a leggere)
Se vuoi ascoltare un'altra voce che non si esprime contro il ddl Zan, ma fa risalire la questione a errori precedenti, leggi Il Vaticano ha ragione perché vige l'obbrobrio del Concordato a cura di Massimo Teodori (Storico, scrittore e giornalista)
Forse è il vero problema non è il dll Zan
È probabile che, nei prossimi mesi, assisteremo ad un fiorire di pareri, più o meno argomentati, favorevoli o contrari, sul tema della omofobia, e questo, come abbiamo già detto, è un aspetto fisiologico della dinamica parlamentare e non solo. Ma, a nostro parere, il vero problema sta in questo intervento, quasi a gamba tesa, del Vaticano; intervento che data la sua ufficialità non può trovare estraneo Papa Francesco.


Altri commenti
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29 ottobre 2021 - Huff Post - Angelo Bruscino Imprenditore impegnato nella Green Economy, giornalista e scrittore
Si trasformano battaglie giustissime in crociate ideologiche. E si preferisce una bella sconfitta a una vittoria fatta di mediazione. Il ddl Zan, infatti, è una politica identitaria che poco avrebbe inciso in merito al contrasto all’omofobia, poiché già esistono le aggravanti previste dalla legge Mancino. La sinistra ha voluto però posizionarsi idealmente, forse per blandire i gruppi lgbtq più identitari, interessati a intestarsi una battaglia. È chiaro che una legge esclusivamente contro l’omofobia si sarebbe potuta approvare subito. Molto più complesso approvare una legge che coinvolge la libertà di opinioni ed offriva il fianco a questioni serie, non limitate all’ostilità dei cattolici. (continua a leggere)
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