78 / 100
la Guerra e la crisi del grano

la Guerra e la crisi del grano

da | 11 Apr 2022 | conflitti armati, inport/export, materie prime, OWD, produzione agricola

La Guerra e la crisi del grano, è un articolo che approfondisce gli argomenti trattati nel Il peso di Russia e Ucraina nel settore dei prodotti agricoli, le cui conclusioni recitavano nel modo seguente.

L'aumento del prezzo del grano (e dei suoi derivati come la pasta) in Italia non è dunque legato direttamente alle importazioni da Russia e Ucraina. Anche lo stop annunciato dall'Ungheria alle sue esportazioni (che rappresentano circa il 4% del nostro fabbisogno di grano) non sembra poter incidere più di tanto sulle scorte reali del Belpaese. Semmai, i rincari che osserviamo sono dettati dalle speculazioni in atto sui mercati, queste sì alimentate dai rischi derivanti dal conflitto tra Mosca e Kiev. Come per il gas, dunque, potrebbe essere necessario per i governi Ue quello che l'Italia sta facendo sul fronte energetico, ossia fermare le speculazioni.

L'Italia negli ultimi 25 anni ha perso un quarto della propria superficie coltivabile per colpa dell'insufficiente riconoscimento economico del lavoro in agricoltura. Il risultato è che l'Italia è obbligata ad importare il 64% del grano (tenero) per il pane, il 44% di quello (duro) necessario per la pasta, ma anche di mais e soia, fondamentali per l'alimentazione degli animali, con i raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l'analisi del Centro Studi Divulga

"Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l'agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei", spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini per il quale "nell'immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l'invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all'abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l'innovazione tecnologica e le New Breeding Techniques (NBT) a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.

Ma anche la UE si sta muovendo: si sta imboccando la strada di una deroga sui terreni incolti per aumentare la produzione agricola; la Commissione europea prepara le contromisure di emergenza alle carenze causate dalla guerra in Ucraina; il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, in occasione del tavolo sull’emergenza grano convocato dal Governo, ha annunciato:

siamo pronti a coltivare da quest’anno 75 milioni di quintali in più di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, per rispondere alle difficoltà di approvvigionamento dall’estero determinate dalla guerra.

Qualche indicatore in più per capire meglio

Le instabilità internazionali in generale, e i conflitti armati in particolare, generano sempre grandi sofferenze. Quando poi il conflitto vede coinvolti paesi che sono attori nella produzione ed esportazione di materie prime o di prodotti agricoli la crisi arriva sulla tavola di tutti noi, anche se con effetti diversi da paese a paese.

La forte crescita dei prezzi di prodotti alimentari genera due effetti negativi:

  • una forte crescita dell’inflazione (il potere d’acquisto che diminuisce) nei paesi sviluppati, e questo anche in un modo che non dipende direttamente dal legame tra paesi in guerra e paesi da cui si importa: il caso Italia (e Europa) e le importazioni di grano dalla Russia e dalla Ucraina ne è un esempio abbastanza lampante
  • un acuirsi dei fenomeni di denutrizione, quando non di carestia e fame, nei paesi sotto sviluppati o in via di sviluppo

Qualcuno potrebbe dire che questo è un modo schematico di vedere e analizzare fenomeni complessi e, probabilmente, avrebbe ragione; ma, a volte, la semplificazione può essere un metodo utile per capire la sostanza di un problema. In tema di maggiore complessità vale anche la pensa di ricordare che alla sofferenza dei tanti prodotta da guerre, si accompagna, quasi inevitabilmente, la fortuna di pochi; di quei pochi che hanno la cinica capacità di sfruttare la debolezza dei tanti; la crescita violenta del prezzo dei prodotti alimentari, causata da fenomeni speculativi, ne è un esempio, e si pensi alle fortune che stanno accumulando le società che producono armi.

Per avere qualche informazione in più può essere interessante analizzare due tra gli indicatori mondiali che sono disponibili sul tema dei prodotti agricoli; facciamo riferimento all’indice FAO dei prodotti alimentari da un lato, e dall’Indice Mondiale della Fame (Global Hunger Index o GHI) calcolato dalla Oxford University sulla base di diverse fonti tra cui la FAO e la Banca Mondiale.

la Guerra e la crisi del grano

la Guerra e la crisi del grano: indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari

L'Indice dei prezzi alimentari della FAO (FFPI) è una misura del cambiamento mensile dei prezzi internazionali di un paniere di prodotti alimentari di base. Consiste nella media di cinque indici dei prezzi di gruppi di prodotti di base ponderati per le quote medie di esportazione di ciascun gruppo nel periodo 2014-2016. Un articolo pubblicato nell'edizione di giugno 2020 del Food Outlook presenta la revisione del periodo di base per il calcolo dell'FFPI e l'espansione della sua copertura dei prezzi, che sarà introdotta da luglio 2020. Un articolo del novembre 2013 contiene un background tecnico sulla precedente costruzione dell'FFPI..

Marzo 2021

Circa un anno fa la FAO affermava quanto segue. A febbraio i prezzi dei generi alimentari sono cresciuti in tutto il mondo per il nono mese consecutivo. Secondo un rapporto pubblicato in data odierna dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), l'aumento sarebbe stato particolarmente marcato per lo zucchero e gli oli vegetali.

L'Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, che rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali dei generi alimentari comunemente oggetto di scambi commerciali, ha raggiunto un valore medio di 116,0 punti in febbraio, che costituisce un incremento del 2,4 percento rispetto al mese precedente.

L'Indice FAO dei prezzi dello zucchero è aumentato del 6,4 percento dallo scorso gennaio, in un contesto in cui un calo della produzione registrato nei principali paesi produttori e un concomitante scatto della domanda di importazioni da parte del mercato asiatico hanno scatenato insistenti timori in merito a una contrazione dell'offerta a livello mondiale.

Le prospettive di una ripresa della produzione in Tailandia e un raccolto record in India hanno concorso, tuttavia, a smorzare l'impennata. (continua sul sito della FAO)

Febbraio 2022

In febbraio l’asticella dei prezzi mondiali dei generi alimentari si alza fino a raggiungere un record assoluto, sotto la spinta degli oli vegetali e dei prodotti lattiero-caseari. A darne notizia in data odierna è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, che rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali dei generi alimentari comunemente oggetto di scambi commerciali, ha raggiunto un valore medio di 140,7 punti in febbraio, in aumento del 3,9 percento rispetto a gennaio, 24,1 percento in più rispetto al livello dell’anno precedente e  3,1 punti rispetto al valore record registrato nel febbraio 2011.

La palma del rincaro va all’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali, in crescita dell’8,5 percento rispetto al mese precedente, perlopiù in seguito all’aumento delle quotazioni degli oli di palma, soia e semi di girasole. A trainare il marcato incremento dell’indice dei prezzi degli oli vegetali è stata soprattutto la sostenuta domanda di importazioni a livello mondiale, che ha coinciso con alcuni fattori dal lato dell’offerta, tra cui la riduzione della disponibilità di olio di palma per l’esportazione dall’Indonesia, principale esportatore mondiale di questo bene, le prospettive di un calo della produzione di soia nell’America meridionale e le preoccupazioni per la riduzione delle esportazioni di olio di semi di girasole, conseguente alle perturbazioni riscontrate nella regione del Mar Nero. (continua sul sito della FAO)

la Guerra e la crisi del grano: Indicatore Mondiale della Fame

Fonti. Varie Nazioni Unite (ONU) e altre agenzie multilaterali, tra cui l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO); il Gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite per la stima della mortalità infantile (IGME); il Fondo internazionale delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF); l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS); la Banca Mondiale.

L'Indice Globale della Fame (GHI) è uno strumento progettato per misurare e monitorare la fame a livello globale, regionale e nazionale. Per riflettere la natura multidimensionale della fame, il GHI combina quattro indicatori componenti in un unico punteggio. Un aumento nel punteggio del GHI di un paese indica che la situazione della fame sta peggiorando, mentre una diminuzione del punteggio indica un miglioramento della situazione della fame.

la Guerra e la crisi del granoscarica il documento
Global Hunger Index 2021 (60 pagine in inglese)

In Civitas si trovano altri indicatori che ruotano intorno al tema della fame, della denutrizione e delle condizioni di vita critiche, in particolare vi segnaliamo l'articolo 12 Indicatori per capire il mondo 

per saperne di più sull'Indice Globale della fame

L'Indice Globale della Fame (GHI) è uno strumento progettato per misurare e monitorare la fame a livello globale, regionale e nazionale. Per riflettere la natura multidimensionale della fame, il GHI combina quattro indicatori componenti in un unico punteggio. Un aumento nel punteggio del GHI di un paese indica che la situazione della fame sta peggiorando, mentre una diminuzione del punteggio indica un miglioramento della situazione della fame. I quattro indicatori usati per calcolare il GHI sono:

  • sottonutrizione: la proporzione di persone sottonutrite come percentuale della popolazione;
  • deperimento infantile: la percentuale di bambini sotto i cinque anni che soffrono di deperimento (basso peso per la loro altezza, che riflette una denutrizione acuta);
  • arresto della crescita: la percentuale di bambini sotto i cinque anni che soffrono di arresto della crescita (bassa altezza per la loro età, che riflette una denutrizione cronica);
  • mortalità infantile: il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni (che riflette in parte la sinergia fatale di un'alimentazione inadeguata e di ambienti malsani).


La formula e la ponderazione di questi quattro indicatori in relazione al punteggio finale dell'indice può essere trovata su: https://www.globalhungerindex.org/pdf/en/2021.pdf

Il GHI 2021 è stato calcolato per 135 paesi per i quali sono disponibili i dati sui quattro indicatori componenti e dove la misurazione della fame è considerata più rilevante. I punteggi del GHI non sono stati calcolati per alcuni paesi a reddito più alto dove la prevalenza della fame è molto bassa.

Laddove i dati originali non erano disponibili, il GHI è stato stimato sulla base dei più recenti dati disponibili. Per 19 paesi, non è stato possibile calcolare punteggi individuali a causa della mancanza di dati. 12 di questi paesi (Burundi, Comore, Guinea, Guinea-Bissau, Moldavia, Niger, Sud Sudan, Siria, Tagikistan, Uganda, Zambia e Zimbabwe) sono stati provvisoriamente designati per gravità. Nel set di dati OWID, il GHI di questi 12 paesi corrisponde al punto medio del loro gruppo nella scala di gravità. Per esempio, per il gruppo "moderato", con GHI tra 10 e 20, viene assegnato 15.

Indice globale della fame, dal 2000 al 2021

Il punteggio dell'indice comprende quattro indicatori chiave della fame: prevalenza di sottoalimentazione, spreco infantile, arresto della crescita e mortalità infantile. L'indice è misurato su una scala di 100 punti dove 0 è il punteggio migliore (nessuna fame) e 100 il peggiore.

Il peso di Russia e Ucraina nel settore dei prodotti agricoli

torna all'articolo completo sul tema
Ucraina-Russia e il grano