Chiedersi come facciano gli esperti ad eseguire la proiezione, è una domanda assolutamente legittima. In teoria il modello matematico che calcola la variazione di popolazione in un dato periodo di tempo si basa su una equazione abbastanza semplice,
variazione = nati – morti + immigrati - emigrati
apparentemente semplice, dunque, ma in realtà il processo lo è molto meno: per mettere in pratica il modello è necessario conoscere una enorme quantità di dati, non sempre disponibili; è necessario avere accesso ai dati di flussi migratori, bisogna conoscere il tasso di mortalità per classe di età (per stimare i morti), il tasso di fertilità delle donne (sempre per classe di età per stimare i nati) e prevedere come nel tempo questi parametri cambieranno. Facciamo un esempio.
E’ abbastanza noto come l’Italia sia una paese con una decisa decrescita della popolazione; se avessimo fatto delle previsioni negli anni 60 (gli anni dei “boomers”), e ci fossimo posti l’obbiettivo di conoscere quale sarebbe stata la popolazione dell’Italia alle soglie del XXI secolo, probabilmente avremmo prodotto proiezioni abbastanza diverse dalla realtà: avremmo dovuto capire come la speranza di vita si sarebbe alzata grazie a prevenzione, terapie e nuovi farmaci; ma avremmo dovuto anche capire che lo stile di vita delle donne italiane e in particolare delle donne del sud sarebbe cambiato nel tempo, portandole da un tasso di fertilità di 3 a 1,2 - cifra, quest’ultima, che non assicura il ricambio generazionale e determina quindi la decrescita.
Quindi il modello, apparentemente semplice, è di fatto molto complesso e nell’esempio ci siamo limitati al tema della mortalità e fecondità, tralasciando gli aspetti migratori.
se negli anni 60 avessimo previsto la popolazione italiana all'inizio del XXI secolo, utilizzando gli stessi parametri di allora, con tutta probabilità, ci saremmo sbagliati di parecchio
Quanto sono esatte le previsioni
Un’altra domanda che è legittimo porsi: ma quanto sono esatte le previsioni? Lo sono abbastanza, anche se, spesso, debbono essere prese più come un modello concettuale, che come un valore di censimento; a volte si dice che il vero valore delle previsioni consiste nel trovare un numero su cui la maggioranza è d’accordo. Guardiamo che cosa è successo con il raggiungimento degli 8 miliardi di individui presenti nel nostro pianeta.
Il sito Neodemos ne dà notizia il 19 gennaio 2022, commentando così: “Ovviamente, i responsabili dell’ufficio statistico delle Nazioni Unite potrebbero replicare che “la notizia è vera, ma prematura”, come disse George Bernard Shaw a chi gli chiedeva di commentare la notizia della sua morte, apparsa sui giornali. E infatti, per le Nazioni Unite, gli 8 miliardi saranno toccati solo all’inizio del 2023 […]. Nessuno può sapere con esattezza l’ammontare della popolazione, il cui valore reale è compreso, presumibilmente, in una forchetta di più o meno 100 milioni rispetto alle stime. Quindi Neodemos potrebbe anche aver ragione: “nessuno è perfetto”, nemmeno le Nazioni Unite!”.
Di fatto l’ONU ha decretato il raggiungimento degli 8 miliardi il 15 novembre del 2022.
Gli storici e gli esperti demografi amano anche fare previsioni sul passato (scusate il bisticcio di parole). E abbastanza certo che abbiamo impiegato parecchie migliaia di anni per traguardare il primo miliardo. E’ avvenuto nel 1804 mentre si stima che all’anno zero (nascita di Cristo) sul pianeta fossimo in circa 220 milioni. Solo 120 anni dopo (1927) abbiamo raggiunto i 2 miliardi, mentre per passare dal sesto al settimo miliardo sono stati sufficienti 12 anni.
Una nota di cronaca. Negli anni ’70 (del XX secolo), prese piede una teoria strampalata circa l’evoluzione della popolazione del pianeta; trascinati dalla osservazione dei fenomeni a crescita esponenziale (migliaia di anni, 120, 12), la teoria sosteneva che si stava per arrivare ad un numero di esseri viventi superiore a quella del totale dei decessi verificatisi dall’inizio dell’umanità; in questo modo la metafora passare nel mondo dei più, per indicare la morte di una persona, cessava di avere significato. La teoria era per l’appunto strampalata e possedeva ben poche basi scientifiche e, nel giro di poco tempo, venne confutata; a questo proposito gli storici non sono tutti d’accordo e le loro stime differiscono anche di molto, ma tutte oscillano tra i 60 e 120 miliardi di persone che sono vissute sul pianeta Terra.
nel 2100 raggiungeremo una cifra intorno ai 10,3 miliardi e nel 2086 avremo raggiunto il picco di 10,4 miliardi
Se abbiamo impiegato 12 anni per aumentare di 1 miliardo, possiamo dire che da qui al 2100 saremo 14 miliardi? Fino a che punto il pianeta potrà difendersi dagli attacchi antropici, quanti individui potrà sfamare in termini di cibo e di energia? Ovviamente non abbiamo nessuna risposta credibile a questa domanda, ma quello che le Prospettive Demografiche delle Nazioni Unite affermano, nel loro report, è che nel 2100 raggiungeremo una cifra intorno ai 10,3 miliardi e che nel 2086 avremo raggiunto il picco di 10,4 miliardi. In sostanza già oggi il tasso di crescita sta calando, e dal 2086 calerà anche la crescita; un matematico direbbe che già oggi la derivata seconda è negativa e fra circa 60 anni lo sarà anche la derivata prima.
Le proiezioni delle Nazioni Unite, non tengono ovviamente conto di ciò che non si può stimare in modo attendibile, inoltre, a detta degli autori del rapporto, le stime sono fatte a confini immutati e questa ipotesi di lavoro, se nonil valore globale stimato per la popolazione, inficia quello di ogni singola nazione.
L'andamento delle nascite e delle morti
Ma che cosa succedera nel 2086 quando la popolazione della Terra smetterà di crescere e comincerà un primo declino demografico? Non è necessario essere un esperto demografico per fornire una risposta a queesta domanda: muoriranno più persone di quante ne nasceranno. Il grafico sotto è tratto, come spesso facciamo in Civitas, dagli elaborati del portale Our World in Data, elaborazioni che si basano in questo caso (e in molti altri) sulla stesa Base di Dati che ha ispirato questo articolo: le proiezioni demografiche elaborate, nel 2022, dalle Nazioni Unite.
Si può vedere facilmente che nel 2023 il numero di nascite superava abbondatemente quello delle morti: 134 milioni di nuovi nati contro i 61 milioni di morti (più del doppio). Nell'anno del sorpasso le morti passano da un'incidenza del 0,8% a 1,1% (dovuto in gran parte ad un invecchiamento generale della popolazione), mentre le nascita passano da 1,7% della popolazione ad un 1,1% e questo a causa di un cambio di stile di vita unito all'invecchiamento.
Ovviamente un demografo rigoroso ricorderebbe che l'analisi delle nascite si fa ricorrendo agli indici di natalita, ossia al numero di figli per donne, ma la qualità el ragionamento è ugualmente chiara. Queste cifre vengono evidenziate dal grafico quando si passa con il mouse sugli anni. (se non conosci i grafici di Our World in Data vedi l'articolo che spiega le modalità di utilizzo)
I fattori imponderabili
Ci sono altri potenziali cause che, in modo non facilmente prevedibile, potrebbero mutare il quadro di riferimento: commentiamo le principali.
Grandi Pandemie
Crediamo che questo aspetto non sarà particolarmente rilevante. La peste del 1300 (quando la popolazione del mondo conosciuto era di circa 300 milioni) uccise tra il 30 e il 60% della popolazione europea; lo scambio colombiano decimò i nativi con morbillo e vaiolo, agli inizi del XX secolo una terribile influenza (la c.d. spagnola) provocò la morte di circa 50 milioni di persone; mentre 100 anni dopo la pandemia da COVID-19 ha provocato un numero di morti che gli esperti stanno ancora stimando, ma che si aggira introno ai 15 milioni. Quello che colpisce è la velocità con la quale le società di ricerca hanno messo a punto un vaccino efficace, di tipo mRNA, in meno di un anno.
Conflitti nucleari
Praticamente impossibile fare previsioni.
Cataclismi climatici
Delle tre questa è l’ipotesi che con maggiore probabilità potrebbe modificare il quadro di riferimento: carestie da siccità, innalzamento degli oceani e surriscaldamento del pianeta sono 3 fattori che potrebbero sicuramente mettere in crisi le proiezioni e, malauguratamente, anche l’umanità.
I dati numerici per continente
La proiezione eseguite dalle Nazioni Unite mostrano un assetto per continenti come quello mostrato nella figura sotto stante, dove i dati dei continenti sono in miliardi (tranne l’Oceania dove i dati sono migliaia), mentre la popolazione dei vari stati e in milioni.
Nella figura compare la popolazione al 2022 e al 2100 per ogni continente e, per ognuno di questi, l'elenco dei paesi con più di 100 milioni di abitanti previsti nel 2100.
I risultati sono in parte sorprendenti, probabilmente molto meno per gli addetti al lavoro: l’America e l’Asia sono abbastanza stabili, mentre l’Europa diventa sempre più marginale (almeno in termini demografici); mentre l’Africa fa registrare una crescita monstre passando da 1,4 miliardi a quasi 4. Nel mondo solo 27 paesi avranno una popolazione superiore ai 100 milioni; una sola in Europa (la Russia che comunque perde terreno), 3 in America, 8 in Asia e 11 in Africa; e così con circa il 14% dei paesi, superiamo il 75% della popolazione del pianeta.
Americhe
Il continente è sostanzialmente stabile anche se si registra una robusta crescita del Canada (+40%) mentre la parte restante (Centro e Sud) diminuiscono leggermente; la perdita è dovuta sostanzialmente alla diminuzione del Brasile e del Messico, mentre crescono Bolivia e Perù; solo 3 paesi superano i 100 milioni
Europa
Decrescita decisa che coinvolge quasi tutti i paesi; la sola Russia, ancorché in calo, supera i 100 milioni; la Unione Europea perde nel complesso 100 milioni, trascinano la decrescita l’Italia, la Spagna e la Polonia, tiene in parte la Francia e, tra i paesi con un certo peso, cresce solo la Svezia.
Il caso Israele
La popolazione d’Israele, attualmente di 9 milioni, dovrebbe raggiungere 13 milioni nel 2050 (supererà i 18 mil nel 2100). Orlando Miceli, di Neodemos, ricorda che a questa robusta crescita contribuisce l’altissima riproduttività della componente Ortodossa (gli ebrei Haredim), destinata a costituire un terzo della popolazione del paese verso la metà del secolo. Gli Ortodossi sono diffidenti e reticenti verso l’establishment nazional-sionista, sono in gran parte esentati dal servizio militare, ponendo così a rischio la sicurezza del paese.
Per saperne di più leggete, se Neodmos, Israele: la robusta e problematica crescita demografica (marzo 2023).
Asia
Abbiamo detto che il continente è sostanzialmente stabile, è vero, ma con forti cambiamenti all’interno; tutti i paesi con più di 100 milioni sono in crescita ma la Cina cala quasi del 50%, e così il derby se lo vince l’India, che nel 2100 è più di due volte la China.
Il caso della Cina è, probabilmente, un fenomeno abbastanza esplicativo di che cosa si intende per inerzia demografica; è opportuno ricordare che in questa materia ci sono dinamiche che, una volta fatte certe scelte è abbastanza difficile cambiare: si veda ad esempio il tema del figlio unico, perseguito per un notevole numero di anni in Cina, con un tentativo di natura politica di cambiarne gli effetti in corso d’opera, e con un esito abbastanza lontano da quello voluto e atteso. Quando 500 milioni di donne cambia stile di vita in materia di fertilità, un po’ per vincoli di natura legislativa, ma anche per un sopraggiunto benessere; quando succede questo è dura cambiare.
Per chi fosse interessato ad approfondire il tema della politica delle nascite in Cina consigliamo la lettura, su Civitas, del Dossier la Cina e la politica sulle nascite
Africa
L’Africa è sicuramente il continente che crescerà con un passo diverso dagli altri. Pensiamo alla Nigeria (546 mil) e alla RD del Congo (432 mil) che nel 2100 supereranno ciascuna l’insieme dei Paesi della UE (348 mil); chi solo venti anni fa sarebbe stato in grado di ipotizzare uno scenario di queste dimensioni? E pensiamo all’Etiopia che avrà 324 milioni di abitanti, e terminiamo con il Niger, piccolo paese, con una economia povera che passerà da 26 milioni di abitanti a 167 milioni (con una crescita superiore al 500%)
Il pianeta sarà più vecchio nel 2100?
Di sicuro il pianeta, nel 2100, sarà invecchiato di 77 anni, ma questo equivale, grosso modo, all’invecchiamento, per una persona, di qualche secondo; quindi sarà invecchiato sì ma di niente; quella che invece sarà cambiata è la distribuzione delle persone in vita per classi di età.
La banca dati delle Nazioni Unite fornisce dati molto dettagliati sulla distribuzione per classe di età di ogni paese per i 77 anni indagati. Noi abbiamo apportato una semplificazione limitandoci ai dati del 2022 e del 2100 per le seguenti classi di età: giovani (0-15), adulti (15-65) e anziani (over 65) e abbiamo utilizzato due indici di vecchiaia sostanzialmente analoghi:
IV1 = anziani/popolazione totale | IV2 = anziani/giovani
Nella figura sottostante abbiamo riportato i valori degli indici di vecchiaia per i vari continenti e per alcuni paesi significativi.
Come si vede, per la popolazione mondiale nel suo complesso, l’indice IV1 (anziani su totale) passa dal 10% al 24%.
Il calo delle nascite e l’allungamento della aspettativa di vita, fenomeno che aveva contraddistinto il vecchio continente (il nostro per intenderci), si propaga in tutto il resto del mondo, anche se in misura diversa da paese a paese.
Un po’ meno nelle Americhe (dal 17% al 31% al nord e dal 9 al 32% nel Sud), meno evidente in Asia (dal 10% al 29%) anche se con un tasso di invecchiamento più alto; mentre in Africa l’invecchiamento di ferma al 14% ma con un tasso di crescita più alto di tutti. Si pensi, ad esempio, alla Nigeria (la terza popolazione al mondo per abitanti nel 2100) dove l’aspettativa di vita non supera a oggi i 53 anni.
La geo-demografia e i rapporti internazionali
Abbiamo visto che, nel XXI è atteso uno tsunami demografico almeno in Africa, e in particolare nell’Africa sub-sahariana, ma anche in Asia con il cambio di leadership tra India e Cina.
Che implicazioni avrà sulla distribuzione del potere, della forza e della ricchezza?. Non disponiamo di proiezioni anche sul PIL di questi paesi e preferiamo, per questo, non pronunciarci in modo netto; ci limiteremo a riportare alcune frasi di Massimo Livi Bacci, uno dei demografi più autorevoli al mondo, nonché fondatore di Neodemos e progettista del demometro di cui abbiamo parlato spesso in precedenza.
La distribuzione geografica della popolazione del mondo ha sicuramente una notevole importanza dal punto di vista dei rapporti di forza e di influenza tra paesi. Non esiste una dottrina unanime e consolidata circa gli effetti del livello di popolamento sul benessere di una nazione. Né sulle relazioni esistenti tra tasso d’incremento demografico e sviluppo economico. Senza tuttavia sottoscrivere le affermazioni – care ai regimi totalitari – che il numero è “potenza”, sarebbe ingenuo pensare che le dimensioni demografiche siano ininfluenti nel contesto internazionale. Numero significa forza lavoro, prodotto, influenza economica nei rapporti tra paesi. A parità di sviluppo, un grande paese può destinare molte più risorse alla cooperazione e all’aiuto allo sviluppo di un piccolo paese, trasferendo fondi per sviluppare l’istruzione e la ricerca, creare infrastrutture, acquistare cibo o farmaci. Atte, insomma a creare benessere, salute o conoscenza. Ma anche il contrario è vero, e le risorse donate possono avere effetti distruttivi, ed essere impiegate per armamenti, acquistando aerei da combattimento, missili o cannoni. Nel bene, o nel male, il paese demograficamente grande conta assai di più del paese piccolo sulla scena internazionale. Insomma, il numero, di per sé, non è potenza … ma conta parecchio. E la “fine della demografia” non è alle viste.
Qui termina l'articolo di Civitas sulle proiezioni demografiche all'orizzonte del 2100, nel prossimo articolo Cinque risultati chiave delle prospettive demografiche delle Nazioni Unite per il 2022, che abbiamo estratto dal portale OUR WORLD IN DATA: si basa sullo stesso Data Base utilizzato in questo articolo, riporta alcune considerazioni sui 5 indici chiave che, a parere di OWD, descrivono la proiezione e la corredano con le mappe tematiche tipiche di questo portale portale.
il numero totale di esseri umani vissuti in ogni tempo
Negli anni settanta era diffusa la credenza che il 75% delle persone che avessero mai vissuto sulla terra fossero in vita nel 1970, il che porterebbe il totale degli esseri umani vissuti fino agli anni settanta ad un numero minore rispetto a quello della popolazione vivente oggi. Questa convinzione venne in seguito ridicolizzata e considerata come un mito.Una stima più recente del numero totale delle persone vissute in ogni tempo è stata proposta nel 1995 da Carl Haub del Population Reference Bureau e successivamente aggiornata nel 2002; il dato così aggiornato era approssimativamente di 106 miliardi. Haub caratterizzò questo dato come una stima costruita ricavando la dimensione della popolazione in diversi momenti compresi tra l'antichità e il presente e applicando tassi di natalità presunti ad ognuno dei periodi così definiti.
Data una stima della popolazione globale per il 2002 di 6,2 miliardi, se ne può dedurre che circa il 6% di tutti gli esseri umani vissuti in ogni tempo fossero in vita nel 2002 stesso.
Altre stime del numero della popolazione umana vissuta in ogni tempo spaziano approssimativamente dai 45 ai 125 miliardi; le più attendibili si attestano nell'intervallo tra i 90 e i 110 miliardi. La stima è difficile per le seguenti ragioni]
L'insieme delle specifiche caratteristiche che definiscono l'essere umano e che distinguono i primi Homo sapiens dagli appartenenti a specie anteriori o correlate è materia di ricerca e di intenso dibattito. Non è quindi possibile sapere quando cominciare il conteggio, né quali ominidi includere in esso. Vedere a questo riguardo al paradosso del sorite.
Anche se la comunità scientifica raggiungesse un ampio consenso sulle caratteristiche distintive degli esseri umani, sarebbe comunque quasi impossibile definire con precisione il momento della loro prima apparizione anche solo con l'approssimazione di un millennio, e questo semplicemente perché le testimonianze fossili sono troppo discontinue. Sono state ritrovate appena alcune migliaia di fossili dei primi esseri umani, molti dei quali non più grandi di un dente o di un frammento di osso. Questi frammenti ossei sono utilizzati per estrapolare la consistenza di una popolazione di milioni di esseri umani sparsi nei diversi continenti.
Dati statistici affidabili esistono solo per gli ultimi due o tre secoli. Fin verso la fine del XVII secolo pochi Stati, regni o imperi globali riuscirono a realizzare censimenti accurati. Molte delle prime esperienze censuarie erano focalizzate sul mero conteggio di un sottoinsieme della popolazione per motivi fiscali o legati al servizio militare. Tutti i dati riguardanti la consistenza della popolazione in periodi anteriori al XVIII secolo sono delle stime, e quindi il margine di errore sul numero totale degli esseri umani vissuti in ogni tempo dovrebbe essere nell'ordine dei miliardi o addirittura delle decine di miliardi di persone.
Quanti saremo nel 2100?
a cura della Redazione Civitas
Popolazione italiana in calo: 58,1 milioni nel 2030 e 45,8 nel 2080, secondo l’Istat
28 settembre 2023 - Il Sole 24Ore
Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2042 solo una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà. Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, secondo l’Istat vedono la popolazione in decrescita: da 59 milioni al primo gennaio 2022 a 58,1 mln nel 2030, a 54,4 mln nel 2050 fino a 45,8 mln nel 2080. In crescita le famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2042 solo una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà. (continua a leggere)
L’India supera la Cina per numero di abitanti: per l’Onu è lo Stato più popoloso al mondo
18 aprile 2023 - Il Fatto Quotidiano
L’India ha superato la Cina sul piano demografico diventando la nazione più popolosa al mondo. A confermare il dato sono le stime delle Nazioni unite: entro la fine del 2023 gli abitanti del subcontinente saranno 1.429 miliardi, mentre in Cina la popolazione si “fermerà” a 1.426 miliardi. Insieme, i due Paesi ospitano il 36% della popolazione mondiale. Secondo le previsioni, il sorpasso sarebbe dovuto avvenire nel 2030: ad anticiparlo, tra gli altri fattori, c’è stato il calo della natalità in Cina, che non si è fermato neanche con la fine della politica del figlio unico sette anni fa e con il via libera alla possibilità del terzo, nel 2021. Nel 2100, addirittura, gli indiani potrebbero essere il doppio rispetto ai cinesi. (continua a leggere)
E’ il portale per un’educazione alla vita civile, rivolto agli studenti delle scuole superiori e ai loro inseganti; è stato progettato e implementato (2020) dalla Associazione di cultura e politica Il Mulino e, a partire dal secondo semestre 2023, gestito dalla Fondazione Biblioteca Il Mulino; nel 2022 l’Associazione ha anche sviluppato una sezione didattica, finalizzata a costruire alcuni kit educativi; gli argomenti sono Europea casa comune, Migrazioni e Migranti, Clima e società, Disinformazione e responsabilità (visita il nuovo portale)