Disinformazione
e responsabilità:  definizioni/in profondità

che cosa troverete in questa pagina?

Questa pagina è composta di due sezioni. La prima (Definizioni) contiene la definizione di alcuni termini e concetti fondamentali per comprendere le dinamiche della disinformazione; nella seconda (In profondità) invece abbiamo stilato una breve ed essenziale rassegna ragionata di materiale sito-bibliografico, che consigliamo di consultare, per approfondire l’argomento.


Complottismo

Disinformazione e complottismo sono parenti stretti: quasi tutte le teorie della cospirazione si nutrono di notizie false o quanto meno non verificate e decontestualizzate, dunque fuorvianti; allo stesso tempo, una tendenza a interpretare la realtà come controllata da poteri occulti aumenta la propensione ad accettare informazioni poco plausibili e mina la fiducia nelle fonti istituzionali e nei media tradizionali. Il complottismo però è sempre esistito, e le teorie cospirazioniste odierne, anche quelle apparentemente più fantasiose ed esotiche, ricalcano molto da vicino la stessa struttura dei loro antenati storici. È quindi particolarmente utile oggi analizzare le “somiglianze di famiglia” fra teorie del complotto antiche e moderne, per imparare a riconoscerle facilmente.

Errico Buonanno

Scrittore e autore radiofonico e televisivo, nel 2003 ha esordito nella narrativa con il romanzo Piccola Serenata Notturna (Marsilio), con cui ha vinto il Premio Calvino. Sul tema della disinformazione e del complottismo, ha pubblicato i saggi Sarà vero. La menzogna al potere. Fatti, sospetti e bufale che hanno fatto la storia (Einaudi, 2009), Falso Natale (UTET, 2018), e Non ce lo dicono. Teoria e tecnica dei complotti dagli Illuminati di Baviera al Covid-19 (UTET, 2021); per RaiPlay Sound ha realizzato il podcast “Non ce lo dicono1!!”, sempre sul tema del complottismo.


Infotainment

L’atteggiamento dei cittadini verso la disinformazione è influenzato in modo significativo dalla qualità dell’informazione cosiddetta “mainstream”, vale a dire fornita da media tradizionali e canali istituzionali. Un rilassamento dei canoni di qualità di tali fonti può avere ricadute assai negative su tutto il sistema dell’informazione: diventa infatti poco credibile qualunque appello ad affidarsi alle “notizie ufficiali”, anziché a informazioni poco attendibili che circolano in rete, se tali notizie appaiono superficiali, frammentarie, partigiane, o comunque di scarsa qualità. Da questo punto di vista, il fenomeno dell’infotainment offre motivi di preoccupazione: se l’intento di rendere maggiormente attraente un contenuto informativo è lodevole, troppo spesso la sua realizzazione porta ad approssimazione e mancanza di approfondimento, e soprattutto abitua a un livello qualitativo dell’informazione molto basso. Se davvero la disinformazione online allarma così tanto società e istituzioni, la prima e migliore risposta passa attraverso una migliore qualità dei canali ufficiali di comunicazione, a cominciare dal servizio pubblico.

Donatella Campus

E’ professoressa ordinaria di Scienza politica presso l’Università di Bergamo. In precedenza, è stata ricercatrice e professoressa associata presso l’Università di Bologna. I suoi interessi di ricerca sono la comunicazione politica, la leadership politica, in particolare la leadership femminile, la celebrity politics e la popolarizzazione della politica. Ha fatto parte del Comitato Pari Opportunità dell’Università di Bologna. È autrice di diversi volumi, tra i quali Collective Leadership and Divided Power in West European Parties (Palgrave MacMillan, 2021),  L’antipolitica al governo (Il Mulino 2006, tradotto in inglese nel 2010)


La disintermediazione fra realtà e illusione

Si sente spesso dire che le nuove tecnologie digitali rendono l’accesso all’informazione disintermediato, cioè privo della mediazione di attori terzi. Altrettanto spesso, tale disintermediazione è additata come uno dei mali della nostra epoca, radice profonda del fenomeno della disinformazione.

Occorre però fare chiarezza sul vero significato di questa nozione. Se si intende dire che diventa sempre meno rilevante il ruolo dei mediatori tradizionali dell’informazione (intellettuali, giornalisti, editori, politici, ecc.), questo è sicuramente vero – ma non è detto che sia un cambiamento esclusivamente negativo, nella misura in cui crea nuovi spazi di libertà e autonomia per i cittadini in cerca di notizie.

Se invece si vuole sostenere, come la parola “disintermediazione” pare suggerire, che l’informazione in rete sia disponibile come oggetto naturale, non mediato da alcun agente intenzionale, questo è palesemente falso: è ovvio a chiunque ci pensi un attimo che ogni informazione che consultiamo in rete è il frutto del contributo, di norma, di molteplici fonti (persone o istituzioni), la cui identità spesso non è nota; inoltre, ciò che noi percepiamo come atto completamente intenzionale da parte nostra (diciamo di avere “cercato” e “trovato” qualcosa in rete), è tipicamente il prodotto di tecnologie progettate per suggerirci attivamente certi risultati e non altri – pensiamo agli algoritmi che governano i risultati dei motori di ricerca o i contenuti dei feed sui social media, ma anche ai sistemi di raccomandazione di piattaforme di e-commerce (ad esempio, Amazon) e servizi (ad esempio, Netflix). Diventa dunque importante riflettere su questa illusione di disintermediazione che caratterizza le nostre esperienze in rete, ben oltre la marginalizzazione dei media tradizionali.

Fabio Paglieri

Dirigente di ricerca presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR di Roma, è stato Presidente dell’Associazione Italiana di Scienze Cognitive (2017-2019) e membro del Direttivo dell’Associazione Italiana di Psicologia (2021-2023): dal 2012 dirige due riviste accademiche, Sistemi Intelligenti (Il Mulino) e Topoi (Springer). È uno psicologo cognitivo e si occupa prevalentemente di processi decisionali ed epistemici: ha pubblicato 4 monografie e oltre 150 articoli scientifici su questi temi, nonché svariate curatele. Nel 2020 ha proposto un approccio non catastrofista al problema della disinformazione, nel libro La disinformazione felice (Il Mulino).

Per approfondire

 

Siti di approfondimento e consultazione

In Italia, la ricerca sulla disinformazione è piuttosto avanzata: per citare solo due esempi fra molti, il Center of Data Science and Complexity for Society della Sapienza Università di Roma, coordinato da Walter Quattrociocchi , è un’eccellenza mondiale per quanto riguarda lo studio del fenomeno con metodi quantitativi e basandosi su enormi quantità di dati; invece il Data Lab dell’Università Internazionale di Scienze Sociali Guido Carli (LUISS) di Roma, coordinato da Livia De Giovanni e Gianni Riotta, svolge ricerca, analisi e monitoraggio su disinformazione e misinformazione, con una prospettiva multidisciplinare, quantitativa e qualitativa, comparativa e focalizzata su case studies politici, economici e sociali.

A livello istituzionale, in Italia l’Agcom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (vai al sito ufficiale) svolge funzioni di regolamentazione e vigilanza nei settori delle comunicazioni elettroniche, dell’audiovisivo, dell’editoria, delle poste e più recentemente delle piattaforme online – il che la rende anche competente in materia di lotta alla disinformazione. L’Agcom risponde del proprio operato al Parlamento, che ne ha stabilito i poteri, definito lo statuto ed eletto i componenti. Sono organi dell’Autorità: il Presidente, la Commissione per le infrastrutture e le reti, la Commissione per i servizi e i prodotti, il Consiglio.

A livello europeo, è sicuramente utile consultare lo European Democracy Action Plan formulato dalla Commissione Europea, disponibile anche in italiano (); dal sito si ha anche accesso ad altri materiali, precedenti e successivi, che descrivono l’evolversi delle politiche europee nella gestione della disinformazione e per promuovere informazione di qualità, a sostegno dei processi democratici.

Le strategie di lotta alla disinformazione basate sulla teoria dell’inoculazione hanno dato origine a interessanti piattaforme di edutainment, con cui consiglio a tutti di cimentarsi: quella più articolata, non ancora disponibile in italiano, è Get Bad News ; esiste invece un’edizione più breve, dedicata alla disinformazione sulla pandemia di Covid-19 e già tradotta in italiano, chiamata Go Viral!..

Per una descrizione dettagliata delle strategie di lotta alla disinformazione del governo di Taiwan, sono molto interessanti alcuni interventi pubblici del Ministro del Digitale, Audrey Tang: un TEDx talk su “Digital Social Innovation to Empower Democracy”oppure una versione più lunga e articolata realizzata a distanza durante la pandemia di Covid-19, su “How digital innovation can fight pandemics and strengthen democracy”.

Per quanto riguarda i numerosi casi storici di disinformazione, oltre ai libri indicati di seguito, una buona fonte è Wikipedia, il cui utilizzo critico fra l’altro costituisce un’importante abilità da affinare per navigare con consapevolezza l’attuale ecologia dei media: ad esempio, familiarizzandosi con i tag che segnalano la qualità delle informazioni riportate, consultando di frequente il tab su “Discussione”, confrontando versioni in lingue diverse (un esempio in tal senso, rilevante per la didattica della storia e relativo al cosiddetto Editto di Costantino, è stato analizzato da Antonio Brusa, ). In particolare, sono molto ricche le voci di Wikipedia in italiano sull’inesistente Donazione di Costantino , sul Prete Gianni e sulla sua presunta lettera, sull’errore cartografico dell’isola di California, e sui Protocolli dei Savi di Sion.1.

Libri da acquistare

 

L’approccio alla disinformazione incentrato sulla responsabilità personale, caratteristico dei contenuti di questo kit educativo, è ben riassunto in questo libro, dedicato a un pubblico di non specialisti e volto a promuovere un atteggiamento critico ma non catastrofista sul tema della disinformazione.

Fabio Paglieri, La disinformazione felice. Cosa ci insegnano le bufale, Bologna, Il Mulino 2020.

acquista su

Il Mulino
Amazon

Per un approccio filosofico al tema della disinformazione, sono particolarmente consigliabili questi due volumi: il primo, di Cailin O’Connor e James Owen Weatherall, analizza le dinamiche della disinformazione dal punto di vista dell’epistemologia sociale; il secondo, un breve saggio di Maurizio Ferraris, si concentra invece sulla nozione di postverità, caratterizzata come un atteggiamento di sostanziale disinteresse rispetto alla verità delle informazioni.

Maurizio Ferraris, Postverità e altri enigmi, Bologna, Il Mulino 2017.

Cailin O’Connor & James Owen Weatherall, L’era della disinformazione: Come si diffondono le false credenze, Milano, Franco Angeli 2019.

acquista su

Il Mulino
Amazon

Una comprensione sistematica dei fenomeni di disinformazione deve basarsi su solide basi di dati e includere anche un’analisi del contesto sociale e politico: il volume di Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini (2016) si occupa del primo aspetto, presentando una rassegna degli studi che hanno stabilito la data science come approccio privilegiato al tema della disinformazione; invece il testo di Luciano Floridi (2017) amplia il discorso all’ecologia dell’informazione, fornendo essenziali elementi di contesto, arricchiti poi dal libro di Antonio Nicita, sulle implicazioni della disinformazione per la democrazia, e da quello di Nick Couldry & Ulises A. Mejias, sul tema dell’utilizzo dei dati degli utenti a fini di lucro.

Antonio Nicita, Il mercato delle verità. Come la disinformazione minaccia la democrazia, Bologna, Il Mulino 2021.

Walter Quattrociocchi & Antonella Vicini, Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità, Milano, Franco Angeli 2016.

Luciano Floridi, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Milano, Raffaello Cortina 2017.

acquista su

Il Mulino
Amazon

Infine, l’essenziale prospettiva storica sui fenomeni di disinformazione è fornita da questi quattro volumi: il testo di Luciano Canfora (2008) raccoglie un ampio campionario di falsi storici, noti e meno noti, mentre i lavori di Buonanno ampliano il discorso alla disinformazione in genere (2009), con particolare attenzione alle “bufale natalizie” (2018), nonché alle teorie del complotto e alla ripetitività della loro struttura interna (2021).

Luciano Canfora, La storia falsa, Milano, Rizzoli, 2008.

Errico Buonanno, Sarà vero. La menzogna al potere. Falsi, sospetti e bufale che hanno fatto la storia, Torino, Einaudi 2009.

Errico Buonanno, Falso Natale. Bufale, storie e leggende della festa più importante dell’anno, Torino, UTET 2018.

Errico Buonanno, Non ce lo dicono. Teoria e tecnica dei complotti dagli Illuminati di Baviera al Covid-19, Torino, UTET 2021.