Disinformazione
e responsabilità:  intersezioni


Responsabilità epistemica

Per affrontare in modo consapevole ed efficace il problema della disinformazione, occorre riflettere sulle nostre responsabilità nel favorire la produzione e il mantenimento di tale fenomeno: responsabilità che sono sia individuali, cioè di ognuno di noi, sia collettive, cioè della nostra società.

Sul piano individuale, particolarmente importante è il concetto di responsabilità epistemica: il dovere morale di essere bene informati e credere soltanto “a ragion veduta”, vale a dire sulla base di informazioni attendibili e fonti verificate, nonché con un grado di certezza commensurato alla qualità dell’informazione ricevuta.

La fragilità epistemica, gli intellettuali di princisbecco e la libertà (di G. Boniolo) - HuffPost Italia

Si tratta di una fondamentale competenza pratica, ma anche di una questione etica: prendersi cura delle proprie credenze è un dovere nei confronti della società in cui viviamo, oltre che vantaggioso per noi stessi, in quanto credenze infondate e fuorvianti hanno spesso conseguenze negative per chi ci sta intorno. L’opinione non è sempre moralmente neutra, e lo diventa ancora meno quando decidiamo di condividerla.

Francesca Pongiglione

Professore Associato in Filosofia sociale presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. E’ direttrice dell’ECSE – European Centre for Social Ethics. Insegna Antropologia, culture e diritti umani (Corso di Laurea Triennale in Filosofia), Filosofia sociale (corso di Laurea Magistrale in Filosofia del mondo contemporaneo), ed Ethics and Ecosystems per il corso di laurea magistrale in Philosophy, Politics and Pubblic Affairs dell’Università Statale di Milano.Si occupa principalmente di etica ed epistemologia, etica ambientale, diritti umani, e ha pubblicato diversi studi scientifici su riviste nazionali e internazionali.


Il valore democratico dell’informazione e i suoi nemici: quattro tipi di disinformazione

Il termine “disinformazione” è spesso usato per indicare fenomeni fra loro piuttosto diversi, che hanno in comune soltanto la degenerazione patologica dei processi informativi. Talvolta è utile potersi riferire a questi diversi fenomeni con un’unica etichetta, ma per analizzare le implicazioni della disinformazione per la democrazia serve invece distinguere fra varie tipologie di informazione problematica. Lo European Democracy Action Plan, pubblicato a dicembre 2020, ne identifica quattro, a seconda del grado di intenzionalità nel trasmettere informazione errata o fuorviante e la gravità del danno che ne risulta: la misinformazione accidentale, la disinformazione vera e propria, l’influenzamento dell’informazione all’interno di uno stato, e l’ingerenza malevola nello spazio informativo di uno stato straniero.


Piattaforme online e media tradizionali nell’ecosistema dell’informazione

La disinformazione si genera sempre all’interno dell’ecologia dei media caratteristica di una determinata epoca storica. Nel contesto attuale, questo pone il delicato problema del rapporto fra piattaforme online (motori di ricerca, social media, aggregatori di notizie, ecc.) e media tradizionali (quotidiani, telegiornali, agenzie di stampa, ecc.).

Si tratta di un rapporto complesso: se da un lato le tecnologie digitali sottraggono spazi e pubblico ai media tradizionali, come canali di reperimento delle informazioni, d’altro canto queste stesse tecnologie spesso funzionano da grancassa dei media tradizionali, di cui riprendono i contenuti, non essendo dedicate alla loro produzione. Comprendere le dinamiche della disinformazione online richiede dunque una riflessione sulle numerose interazioni fra piattaforme e media, anche da un punto di vista istituzionale e giuridico.

Elisa Giomi

Professoressa Associata in sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi Roma Tre, dove insegna Sociologia della comunicazione e dei media, Forme del racconto televisivo, e Comunicazione Pubblicitaria. È autrice di oltre 60 pubblicazioni per le principali case editrici italiane e internazionali. Collabora alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere; è componente del board della sezione “Studi di Genere” dell’Associazione Italiana di Sociologia e della rivista AG. AboutGender. Rivista internazionale di Studi di Genere. Da settembre 2020 è commissaria dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.


Disinformazione sanitaria: il ruolo degli esperti e delle tecnologie digitali

Durante la pandemia di Covid-19, fra il 2020 e il 2022, si è fatto molto parlare di disinformazione in relazione a questioni sanitarie: prima relativamente all’esistenza o meno del contagio e alla sua effettiva gravità, poi con speculazioni sulla sua origine, e infine con numerose voci e teorie del complotto sulle misure preventive e sulle campagne vaccinali. La preoccupazione sui possibili danni causati dalla cattiva informazione in materia di salute è diventata così acuta, da portare a coniare il termine infodemia, per descrivere un presunto diluvio di disinformazione medica, analogo al diffondersi del virus. Benché l’allarme sia stato spesso esagerato, è sicuramente importante riflettere su quali siano i modi migliori di fare comunicazione sanitaria, soprattutto in situazioni di emergenza globale, e sul ruolo che le tecnologie digitali hanno nei modi in cui i cittadini reperiscono informazioni sugli argomenti che maggiormente li interessano.

Fabio Paglieri

Dirigente di ricerca presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR di Roma, è stato Presidente dell’Associazione Italiana di Scienze Cognitive (2017-2019) e membro del Direttivo dell’Associazione Italiana di Psicologia (2021-2023): dal 2012 dirige due riviste accademiche, Sistemi Intelligenti (Il Mulino) e Topoi (Springer). È uno psicologo cognitivo e si occupa prevalentemente di processi decisionali ed epistemici: ha pubblicato 4 monografie e oltre 150 articoli scientifici su questi temi, nonché svariate curatele. Nel 2020 ha proposto un approccio non catastrofista al problema della disinformazione, nel libro La disinformazione felice (Il Mulino).