82 / 100
Libertà di stampa e democrazia

Libertà di stampa e democrazia

da | 11 Mag 2022 | democrazia, diritti, libertà di stampa, OWD

Libertà di stampa e democrazia

Libertà di stampa e democrazia La democrazia si basa sull’esistenza poteri e contropoteri che debbono trovare un bilanciamento in chiave istituzionale. È fuori di dubbio che uno dei contropoteri più forti è rappresentato dalla stampa libera. Quando parliamo di libertà di stampa, o di stampa libera, non ci limitiamo ai quotidiani di carta venduti nelle edicole (sempre meno acquistati e letti)  ma, più in generale, ci riferiamo a tutti i mezzi di comunicazione presenti: quindi giornali, riviste, quotidiani on line, televisioni, radio, social network, ecc…;

uno sguardo comparativo sulla libertà di stampa

Ci riferiamo a tutti i mezzi (o media) che, con un processo di broadcasting, sono in grado di informarci su quanto accade nel mondo e di orientare la nostra opinione. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 3 maggio Giornata mondiale della libertà di stampa, anche nota semplicemente come Giornata mondiale della stampa, per evidenziare l'importanza della libertà di stampa e ricordare ai governi il loro dovere di sostenere e far rispettare la libertà di parola sancita dall'Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 e celebrare l'anniversario della Dichiarazione di Windhoek, un documento sull'importanza fondamentale dei principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media promulgato dai giornalisti africani a Windhoek nel 1991.

 

Una classifica mondiale

In questo articolo ci concentreremo sul tema della libertà di stampa cercando di affrontare alcuni dei vari aspetti che sono in grado di condizionarla. Lo faremo ricorrendo all'importante contributo fornito dall'organizzazione Reporters Senza Frontiere: questa organizzazione esegue il monitoraggio costante degli attacchi alla libertà di informazione a livello mondiale e pubblica ogni anno un report (il 2022 è uscito di recente). L'indagine viene condotta sulla base di un questionario articolato su 5 temi: politico, economico, legale, sociale e sicurezza

I diversi aspetti della questione

Esiste sicuramente un piano politico: i media controllano i politici e questi cercano spesso di condizionarli; si pensi al rapporto difficile, al limite del violento, trascorso tra Donald Trump e la testata giornalistica Washington Post (posseduta da Jeff Bezos di Amazon). Si pone poi un problema quando un soggetto che controlla mezzi di comunicazione decide di entrare, in modo attivo, nella politica; per non andare troppo lontani basterebbe ricordare Silvio Berlusconi: quattro volte presidente del Consiglio dei Ministri in Italia e proprietario, tra l’altro, di Fininvest, Mediaset e Mondadori Editore; ma potremmo citare anche Andrej Babiš il  politico e imprenditore ceco e Primo ministro della Repubblica Ceca dal dicembre 2017 al dicembre 2021, l'uomo più ricco del paese e proprietario di due dei più grandi giornali cechi.

Si pone poi con evidenza un piano economico (forse meglio chiamarlo un serio problema economico) perché chiunque di noi si svegliasse con il progetto di fondare una nuova testata giornalistica, troverebbe sulla sua strada dei grossi problemi di natura finanziaria, non sempre le entrate derivati dalla vendita delle copie di un giornale (e dalla pubblicità) sono in grado di remunerare l’investimento e di sostenere i costi di produzione, e questo anche al di là dei contributi che molti governi riconoscono alla stampa.

Reporter sans frontières

Reporter Senza Frontiere (RSF), o Reporters Sans Frontières (RSF) (nella originaria denominazione francese), o Reporter Without Borders (RWB) è un'organizzazione non governativa e no-profit che promuove e difende la libertà di informazione e la libertà di stampa. L'organizzazione ha sede principale a Parigi ed ha lo status di consulente delle Nazioni Unite. Reporter Senza Frontiere ha due principali sfere di attività: la prima si concentra sulla censura di Internet e sui nuovi media, mentre l'altra è dedita a fornire assistenza materiale, economica e psicologica ai giornalisti assegnati a zone pericolose.  (vai al sito)

Quello del giornalista è un mestiere pericoloso?

IEsistono poi l’aspetto legale e quello sociale, ma anche quello della sicurezza; il mestiere del giornalista può essere un mestiere molto pericoloso, almeno in certi paesi o in certe situazioni (reporter di guerra); ogni anno l’associazione Reporters senza Frontiere stila l’elenco dei giornalisti che scompaiono per morte violenta o di quelli che vengono imprigionati ingiustamente, le due figure che seguono ne testimoniano i valori complessivi.

Il numero di morti nel 2022 è ovviamente e malauguratamente provvisorio, inoltre non conosciamo la data cui si riferiscono le statistiche di Reporter senza Frontiere per quanto riguarda l’anno in corso, basti pensare che fino al mese di aprile e nella sola Ucraina si contano già 23 giornalisti morti.

Senza contare il 2022 il totale dei giornalisti uccisi in 22 anni è di 1.725 (quasi 80 all'anno), mentre quelli imprigionati in 5 anni sono 1,243 (quasi 250 ogni anno). sì, il mestiere del giornalista, forse, è davvero pericoloso

Libertà di stampa e democrazia
Libertà di stampa e democrazia

l'indagine Reporter Senza Frontiere del 2022

La ventesima edizione dell’Indice Mondiale della Libertà di Stampa pubblicato da Reporter Senza Frontiere (RSF) rivela un doppio aumento della polarizzazione amplificata dal caos dell'informazione - cioè la polarizzazione dei media che alimenta le divisioni all'interno dei paesi, così come la polarizzazione tra paesi a livello internazionale.

L’indagine, che valuta lo stato del giornalismo in 180 paesi e territori, evidenzia gli effetti disastrosi del caos delle notizie e dell'informazione - gli effetti di uno spazio informativo online globalizzato e non regolamentato che incoraggia le fake news e la propaganda.

In termini sintetici possiamo dire che la situazione generale sta, negli ultimi 5 anni, decisamente peggiorando: nella fascia dei paesi virtuosi (buono  o soddisfacente) si passa da 45% → 27%, mentre cresce sensibilmente il numero dei paesi che finisce nel fondo della classifica (difficile o molto grave)  da 23% →39%

 

giudizio 2022 2021 2020 2019 2018
buono/soddisfacente 27% 43% 44% 47% 44%
problematico 34% 33% 34% 30% 33%
difficile/molto grave 39% 24% 22% 23% 22%

 

All'interno delle società democratiche, le divisioni stanno crescendo a causa della diffusione di media d'opinione che seguono il "modello Fox News" e la diffusione di circuiti di disinformazione che sono amplificati dal funzionamento dei social media. A livello internazionale, le democrazie sono indebolite dall'asimmetria tra società aperte e regimi dispotici che controllano i loro media e le loro piattaforme online mentre conducono guerre di propaganda contro le democrazie. La polarizzazione su questi due livelli sta alimentando una maggiore tensione.

per consultare l'elenco completo di ogni annoLibertà di stampa e democrazia

Libertà di stampa e democraziascarica lo schema del questionario

Libertà di stampa e democraziascarica l'elenco sintetico dei vari paesi (da Civitas: una pagina per anno)

Libertà di stampa e democrazia

L'invasione dell'Ucraina (106°) da parte della Russia (155°) alla fine di febbraio riflette questo processo, poiché il conflitto fisico è stato preceduto da una guerra di propaganda. La Cina (175°), uno dei regimi autocratici più repressivi del mondo, usa il suo arsenale legislativo per confinare la sua popolazione e tagliarla fuori dal resto del mondo, specialmente la popolazione di Hong Kong (148°), che è crollata nell'indice. Lo scontro tra "blocchi" sta crescendo, come si vede tra l'India del nazionalista Narendra Modi (150°) e il Pakistan (157°). La mancanza di libertà di stampa in Medio Oriente continua ad avere un impatto sul conflitto tra Israele (86°), Palestina (170°) e gli stati arabi.

La polarizzazione mediatica sta alimentando e rafforzando le divisioni sociali interne in società democratiche come gli Stati Uniti (42°), nonostante l'elezione del presidente Joe Biden. L'aumento delle tensioni sociali e politiche è alimentato dai social media e dai nuovi media d'opinione, soprattutto in Francia (26°). La soppressione dei media indipendenti contribuisce a una forte polarizzazione in "democrazie illiberali" come la Polonia (66°), dove le autorità hanno consolidato il loro controllo sulla radiotelevisione pubblica e la loro strategia di "ri-polonizzazione" dei media privati.

Il trio di paesi nordici in cima all'Indice - Norvegia, Danimarca e Svezia - continua ad essere un modello democratico dove la libertà di espressione fiorisce, mentre la Moldavia (40°) e la Bulgaria (91°) si distinguono quest'anno grazie ad un cambio di governo e alla speranza che ha portato ad un miglioramento della situazione dei giornalisti anche se gli oligarchi possiedono o controllano ancora i media.

La situazione è classificata come "molto cattiva" in un numero record di 28 paesi nell'Indice di quest'anno, mentre 12 paesi, tra cui Bielorussia (153°) e Russia (155°), sono sulla lista rossa dell'Indice (che indica situazioni di libertà di stampa "molto cattive") sulla mappa. I 10 paesi peggiori del mondo per la libertà di stampa includono il Myanmar (176°), dove il colpo di stato del febbraio 2021 ha riportato la libertà di stampa indietro di 10 anni, così come la Cina, il Turkmenistan (177°), l'Iran (178°), l'Eritrea (179°) e la Corea del Nord (180°).

La libertà di espressione è uno dei diritti fondamentali riconosciuti e garantiti da ogni democrazia, insieme alla libertà di stampa e al diritto all’informazione. Eppure, secondo il World Press Freedom Index, quasi la metà della popolazione globale non ha accesso ad una libera informazione e, quindi, alla garanzia di una corretta rappresentazione della realtà.

«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere». Così recita l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei Diritti umani.

Ciò nonostante, a 73 anni dalla sua promulgazione, questo diritto è violato e gli attacchi alla libertà di stampa e di espressione sono ormai all’ordine del giorno in ogni parte del mondo. Del resto, come è noto, l’informazione libera e completa è la prima ad essere minacciata e “limitata” nei governi antidemocratici che sul controllo dell’opinione pubblica e sulla gestione del consenso comune fondano gran parte della loro sopravvivenza.

 Libertà di stampa e democrazia in Europa

Se andate a rivedere la figura che descrive graficamente lo stato della libertà di stampa nei 5 continenti, troverete che la percentuale più alta del colore verde (quello a cui RSF assegna il massimo giudizio – buono) troverete che la percentuale più alta si trova proprio in Europa; dall’elenco delle prime 20 posizioni (nel 2022) vediamo quali sono i paesi.

Più del 65% si trova in Europa e di questi quasi il 50% nella Unione Europea. Si riscontra una evidente polarizzazione del nord, fatta salva l'ottima eccezione del Portogallo (7°). Tra i grandi paesi la migliore è la Germania (16esimo posto), e fuori dalla lista dei primi 20 troviamo il Regno Unito al 24° posto, la Francia al 26° e la Spagna al 32°.

Libertà di stampa e democrazia

e l’Italia?

Se per assurdo chiedessimo a 100 cittadini italiani dove è posizionata l’Italia in questa classifica, (ma prima dovremmo forse spiegare loro che questa classifica esiste), il numero ipotizzato sarebbe probabilmente tra il 10 e il 20esimo posto. Non abbiamo mai fatto questo sondaggio e quindi questa resta solo una nostra ipotesi. Gli Italiani hanno spesso il vezzo di essere molto critici nei confronti del proprio paese, del Governo e dei partiti e, in parte, anche delle Istituzioni, ma tutto sommato sono convinti di vivere in un paese democratico e civile (ed è così); in fine dei conti apparteniamo al G7 e alla Nato, ma sul tema della liberta di stampa, l’indagine di RSF dice altro: la posizione che occupa l’Italia è la 58esima.

Pur con il massimo rispetto per i paesi che citeremo, meglio di noi, nel 2022, fanno, tra gli altri: Costa Rica, Seychelles, Timor Est, Namibia, Trinidad e Tobago, Repubblica Dominicana, Bhutan, Guyana, Capo Verde, Costa d'Avorio, Burkina Faso, Samoa, Sierra Leone, Belize, Tonga, Gambia, Armenia, Suriname, Andorra, Macedonia.

A questo punto corre l’obbligo di un’avvertenza: tutte le indagini comparative, anche quelle condotte con rigore, come nel caso in questione, sono sempre da prendere con riserva: le graduatorie che ne conseguono, infatti, si fondano su indicatori inevitabilmente approssimativi, che non possono tenere conto della specificità di ogni paese, né della complessità sociale dei singoli contesti.

Fatta questa premessa, più che la posizione relativa dell’Italia nella classifica, è interessante osservare da vicino gli aspetti critici rilevati dall’indagine che ne hanno determinato la posizione.

 

Libertà di stampa e democrazia: la scheda RSF sull'Italia

La libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalla criminalità organizzata, in particolare nel sud del Paese, e da vari gruppi estremisti o di protesta che usano la violenza, che hanno visto un aumento significativo nel corso della pandemia.

Panorama dei mezzi di informazione
Il panorama dei mezzi di informazione italiano è ben sviluppato e presenta un'ampia gamma di mezzi di comunicazione che garantiscono una reale diversità di opinioni. Il settore radiotelevisivo comprende diversi canali televisivi pubblici (come Rai 1) e stazioni radiofoniche pubbliche, oltre a molte stazioni radiotelevisive private. La stessa diversità caratterizza la carta stampata, che comprende quasi 20 quotidiani con una tiratura superiore a 20.000 copie (come il Corriere della Sera e La Repubblica), circa 50 settimanali con una notevole diffusione (come L'Espresso e Famiglia Cristiana), oltre a numerose riviste e una serie di siti web di notizie.

Contesto politico (punti 65,9 → 57°)
I giornalisti italiani godono per lo più di un clima di libertà. Tuttavia, a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, sia per conformarsi alla linea editoriale della propria testata, sia per evitare una querela per diffamazione o un'altra forma di azione legale, sia per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata.

Quadro giuridico (punti 73,9 → 59°)
Una certa paralisi legislativa frena l'adozione di diverse proposte di legge volte a preservare e persino a migliorare la libertà giornalistica. Questo spiega in parte le limitazioni che alcuni reporter incontrano nel loro lavoro. La diffamazione non è ancora stata depenalizzata e la pandemia ha reso più complesso e laborioso l'accesso dei media nazionali ai dati in possesso dello Stato.

Contesto economico (punti  47,5 → 67°↓)
A causa della crisi economica, i media nel loro complesso dipendono sempre più dagli introiti pubblicitari e da eventuali sussidi statali, mentre la stampa sta affrontando un graduale calo delle vendite. Il risultato è una crescente precarietà che mina pericolosamente il giornalismo, la sua energia e la sua autonomia.

Contesto socio-culturale (punti 80,0 → 49°↑) 
La polarizzazione della società italiana durante la pandemia di Covid-19 ha colpito i giornalisti, che sono stati oggetto di attacchi sia verbali che fisici durante le proteste contro le misure adottate dalle autorità per combattere la pandemia.

Sicurezza (punti 73,5 → 68°↓)  
I giornalisti che indagano sulla criminalità organizzata e sulla corruzione sono sistematicamente minacciati e talvolta sottoposti a violenza fisica, compresi gli attacchi incendiari alle loro auto o alle loro case. Vengono orchestrate campagne di intimidazione online per "punire" i giornalisti che hanno il coraggio di approfondire temi delicati come la collusione tra famiglie mafiose e politici locali. Venti giornalisti sono attualmente protetti dalla polizia 24 ore su 24 perché hanno subito intimidazioni, minacce di morte o attacchi.

Al di là di queste considerazioni, di natura essenzialmente qualitativa, Civitas non dispone della singola scheda dove ogni stato viene valutato, in modo quantitativo, in merito ai 5 profili e da questi, con una media aritmetica, viene desunto il punteggio totale. Ci limitiamo a prenderne atto, salvo riportare, nella scheda successiva, il paragone tra i valori delle singole voci del questionario relativi all’Italia e quelli relativi ad alcuni dei principali paesi europei.

Libertà di stampa e democrazia

Come si può vedere i parametri che maggiormente penalizzano l’Italia sono quello economico (47,5 contro i 90,4 della Norvegia) e quello relativo alla sicurezza (73,5 contro i 93,0 della Danimarca).

Mappe concettuali

Terminiamo questo articolo con due mappe concettuali che permettono di visualizzare graficamente alcuni dei dati visti in precedenza. Il primo è un grafico desunto dal sito Our Word in Data gestito dall'Università di Oxford (Press Freedom 2021), un secondo elaborato da Civitas in cui tentiamo di arricchire il grafico relativo ai 5 continenti.

I due grafici si rifanno alla stessa base di dati resa disponibile dal Reporter Senza Frontiere, solo che quello dell'università di Oxford mappa la liberta di stampa di ogni paese in modo inverso a quello di RSF: così recita il portale inglese "viene usato l'indice di Reporters Sans Frontieres che combina le valutazioni degli esperti con i dati sulla violenza contro i giornalisti; con dati sulla violenza contro i giornalisti; Va da 0 a 100 (nessuna libertà)". Se ricordat,e la classifica di RSF assegna a zero la massima libertà; inoltre il grafico si ferma al 2021 e, per questo motivo, non viene evidenziato il recente peggioramento del nostro paese.

se non avete mai utilizzato questo tipo di grafici vi consigliamo di aprire e leggere prima il riquadro che cosa è il portale Our World in Data

La mappa elaborata da Civitas: sub-continenti

A partire dalla base di dati resa disponibile dal RSF, abbiamo eseguito una semplice elaborazione calcolando il punteggio dei vari sub-continenti, utilizzando la media aritmetica; abbiamo anche eseguito l'elaborazione con la media pesata dei punteggi di ogni paese (dove il peso è la popolazione) ma i risultanti non cambiano di molto tranne il fatto che il punteggio dell'estremo oriente peggiora un poco.

Libertà di stampa e democrazia

Libertà di stampa e democrazia

Libertà di stampa e democraziadalla stampa on line
selezione a cura di Civitas


2022 di sangue per i giornalisti, +50% vittime. Il numero più alto in Messico, Haiti e Ucraina

24 gennaio 2023 - HuffPost
Almeno 67 persone, tra giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi in tutto il mondo nell'anno appena trascorso, secondo il Committee to Protect Journalists. Il numero più alto dal 2018. Più della metà è stato uccisa in situazione direttamente collegate al loro lavoro. Le uccisioni di giornalisti in tutto il mondo sono aumentate del 50% nell'anno appena terminato, rispetto al 2021. I Paesi dove si registra il maggior numero di omicidi che riguardano giornalisti sono l'Ucraina, il Messico e Haiti, dove si è rilevata più della metà degli omicidi totali. Sono i dati che emergono da un rapporto pubblicato oggi dal "Committee to Protect Journalists" di New York. Almeno 67 persone, tra giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi in tutto il mondo nel 2022, il numero più alto dal 2018. E diversi giornalisti provenienti dai Paesi che registrano i record di uccisioni affermano che a causa dell'aumento dei pericoli, sono costretti a lavorare in condizioni estreme. Il CPJ ha confermato poi che almeno 41 giornalisti e lavoratori dei media sono stati uccisi in situazioni connesse direttamente con il loro lavoro e sta indagando sui motivi dell'uccisione degli altri 26 per determinare se siano legati al lavoro. Solo ad Haiti durante l'anno ... (continua a leggere)


Giornalisti in guerra, 1.700 morti negli ultimi 20 anni

30 dicembre 2022 - Ansa
Reporters sans frontieres, Russia e Ucraina peggiori in Europa. Dall'Iraq alla Siria passando per la Russia e il Messico, soprattutto in guerra ma anche in pace, dal 2003 sono stati uccisi nel mondo quasi 1.700 giornalisti. Un bilancio pesante denunciato da Reporters sans frontières che vede in testa negli ultimi anni Ucraina e Russia, l'una in guerra dal febbraio scorso e l'altra teatro di attentati alla libertà di stampa dalla salita al potere di Vladimir Putin. In totale, negli ultimi 20 anni, 1.668 giornalisti - professionisti e non e collaboratori dei media -, oltre il 95% uomini, hanno perso la vita svolgendo il loro lavoro, ovvero 80 in media all'anno, secondo il rapporto redatto di Rsf. Segnati dalla guerra, Iraq e Siria dominano la classifica dei Paesi più pericolosi per la professione nel periodo 2003-2022, con un totale di 578 morti, oltre un terzo dei reporter, seguiti da Messico (125), Filippine (107), Pakistan (93), Afghanistan (81) e Somalia (78). (continua a leggere)

Libertà di stampa e democrazia


Nel 2022 doppio dei giornalisti minacciati rispetto al 2021

27 dicembre 2022 - Ansa
Nel 2022 in Italia sono stati minacciati il doppio di giornalisti rispetto all'anno precedente. Contestualmente sono diminuite le denunce presentate alle forze dell'ordine dai minacciati ed è cresciuta la quota di querele e cause per diffamazione a mezzo stampa temerarie e strumentali. Ossigeno meno denunce, tante cause infondate. Nel 2022 in Italia sono stati minacciati il doppio di giornalisti rispetto all'anno precedente. Contestualmente sono diminuite le denunce presentate alle forze dell'ordine dai minacciati ed è cresciuta la quota di querele e cause per diffamazione a mezzo stampa temerarie e strumentali. Lo rende noto Ossigeno per l'Informazione, presentando gli ultimi dati del suo osservatorio sulle minacce ai giornalisti e sulle notizie oscurate con la violenza. Nei primi nove mesi del 2022 sono stati minacciati 564 giornalisti, il 100 per cento più dei 288 dello stesso periodo del 2021. È aumentata in particolare la parte di intimidazioni e minacce realizzata attraverso querele e cause per diffamazione a mezzo stampa pretestuose o infondate, frutto di una .... (continua a leggere)