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2021 il divario digitale in Italia

Italia digitale nel contesto della Unione Europea

da | 3 Ago 2022 | DESI, divario digitale, società digitale

L’Italia digitale nel contesto della Unione Europea del 2022. Come abbiamo visto nell’articolo dedicato al tema del divario digitale in Italia, la strategia asimmetrica di cablaggio del territorio applicata negli ultimi 20 anni e legata a logiche di profitto ha determinato la nascita di quelle zone (bianche o grigie) che, nel gergo, sono definite a fallimento di mercato. Di fatto, dicevamo nell’articolo, uno studente che vive in una città (anche di medio piccole dimensioni) è oggi enormemente avvantaggiato rispetto ad un suo cugino che vive in un borgo in mezzo agli Appennini.

La pandemia Covid-19 e la conseguente necessità di una didattica a distanza ha poi esasperato questo problema in un modo che è oggi sotto gli occhi di tutti. Questo è un sintomo del digital divide, e vale sicuramente la pena sottolineare che il fenomeno è essenzialmente un problema culturale che le carenze tecnologiche possono aggravare.

decenni di
scarsa attenzione

un indicatore comparativo

Vogliamo indagare, in questo articolo, quale sia la posizione dell’Italia sul tema della digitalizzazione dell’economia e della società e lo faremo avendo sempre come termine di paragone principale lo stato di sviluppo negli altri paesi della Unione Europea, tenendo conto dei lavori della Commissione Europea che, a partire dal 2014, mantiene un costante monitoraggio della situazione dei 27 paesi. I dati di questo monitoraggio vengono aggiornati e pubblicati annualmente nel DESI, ovvero il Digital Economy and Society Index.

Cos'è il DESI 

Dal 2014 la Commissione europea monitora i progressi compiuti dagli Stati membri nel settore digitale e pubblica relazioni annuali sull'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI). Ogni anno le relazioni comprendono profili nazionali, che aiutano gli Stati membri a individuare settori di intervento prioritari, e capitoli tematici che forniscono un'analisi a livello dell'UE nei principali ambiti della politica digitale. Il DESI compila una classifica degli Stati membri in base al loro livello di digitalizzazione e ne analizza il progresso relativo nell'arco degli ultimi cinque anni, tenendo conto del rispettivo punto di partenza.

La Commissione ha adattato il DESI per allinearlo ai quattro punti cardinali definiti nella proposta di decisione della Commissione relativa al programma strategico "Percorso per il decennio digitale" che è in corso di negoziazione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio. La proposta fissa obiettivi a livello di Unione europea da conseguire entro il 2030 per realizzare una trasformazione digitale completa e sostenibile in tutti i settori dell'economia. Undici degli indicatori DESI 2022 misurano gli obiettivi stabiliti nel decennio digitale. In futuro il DESI sarà allineato ancora più rigorosamente al decennio digitale per garantire che tutti gli obiettivi siano discussi nelle relazioni.

Attualmente nell'Unione la digitalizzazione è disomogenea, nonostante alcuni segnali di convergenza. Mentre i capofila sono rimasti invariati, un folto gruppo di Stati membri si concentra intorno alla media UE. Vi è un aspetto importante: la maggior parte degli Stati membri che cinque anni fa registravano un livello più basso di digitalizzazione sta avanzando a un ritmo più veloce degli altri, il che segnala una convergenza complessiva del digitale nell'UE.

Per conseguire gli obiettivi del decennio digitale è necessario lo sforzo collettivo di tutti. Ciascuno Stato membro contribuirà a questo ambizioso obiettivo muovendo da un punto di partenza differente, determinato dalle risorse, dai vantaggi comparativi e da altri fattori pertinenti come l'entità della popolazione, le dimensioni dell'economia e i settori di specializzazione. Affinché l'Europa intera consegua gli obiettivi entro il 2030 sarà per esempio necessario che gli Stati membri più grandi in termini di economia e popolazione facciano registrare prestazioni positive. I capofila digitali dovranno continuare a progredire per guidare la digitalizzazione a livello mondiale, mentre gli sforzi di digitalizzazione di tutti gli Stati membri dipenderanno dalla spinta delle loro esigenze economiche e sociali.

I punteggi del DESI e le posizioni in classifica degli anni precedenti sono ricalcolati per tutti gli Stati membri, al fine di rispecchiare le variazioni dei relativi dati. Per ulteriori informazioni, consultare il sito internet del DESI.

L'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI) 2022 

Diciamo subito che il nostro paese non occupa i piani alti della classifica: 18esima su 27 paesi, quindi significativamente al di sotto della media UE; e tuttavia con risultati (come si vede dal grafico) molto vicini a Germania e Francia, che con l’Italia costituiscono il terzetto di testa dell’UE in termini di dimensione economica. I progressi che questi tre paesi compiranno nei prossimi anni nella trasformazione digitale saranno cruciali per consentire all'intera UE di conseguire gli obiettivi del decennio digitale per il 2030.   

In questo quadro, l’Italia si sta muovendo e lo sta facendo nella direzione giusta, grazie ad una nuova attenzione al tema e, naturalmente, agli ingenti fondi del Next Generation EU e al PNRR elaborato dal governo. Purtroppo, la fine anticipata della legislatura non ha permesso ancora di delineare in modo conclusivo il quadro industriale sul tema delle reti di connessione : non è ancora chiaro se TIM (o Telecom) attuerà lo scorporo della rete dal servizio, dando così vita a due diverse società.

Non è ancora chiaro se si andrà verso una rete unica italiana, nata dalla ipotizzata fusione di OpenFiber con la potenziale rete scorporata da Telecom (si spera assorbendo anche la rete Sparkle) e soprattutto non è chiaro di chi sarà il controllo, se sarà pubblico, (leggi Cassa Depositi e Prestiti), o privato (leggi Vivendi e Telecom) o misto. (Su questi temi vedi qui anche gli articoli La privatizzazione di Telecom  e Telecom, una triste storia di capitalismo italiano)

2021 il divario digitale in Italia

scorporando i dati per settore…

L’Italia scala qualche posizione, abbandona finalmente la coda e risale nella classifica europea del digitale, ma resta ancora indietro in molti settori: nel 2020 eravamo al 25esimo posto e nel 2021 al 20esimo; concreti passi avanti nello sviluppo delle reti, ottimo piazzamento per quel che riguarda l’integrazione delle tecnologie digitali (adozione del Cloud in primis) e forti ritardi nelle competenze ed innanzitutto sul capitale umano.

Se ci soffermiamo sulla sezione connettività, che si basa comunque su dati raccolti più di un anno fa, a giugno 2021, possiamo osservare che in Italia non siamo poi messi così male. Ad esempio la copertura fissa a banda ultra larga raggiunge secondo l'indice il 97% delle famiglie, 7 punti sopra la media europea. Anche nelle aree rurali la copertura è buona, superando l'85%, rispetto a una media europea del 67%. Se le percentuali vi sembrano alte è perché il metodo di misura utilizzato prevede delle approssimazioni e probabilmente sovrastima la copertura, ma il metodo viene utilizzato anche per gli altri Stati europei per cui il dato è utilizzabile per confronto.

2021 il divario digitale in Italia

una tendenza decisamente positiva…

L'Italia sta guadagnando terreno e, se si considerano i progressi del suo punteggio DESI negli ultimi cinque anni, sta avanzando a ritmi molto sostenuti. Negli ultimi anni le questioni digitali hanno acquisito attenzione politica, in particolare grazie all'istituzione di un ministero per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, all'adozione di varie strategie chiave e al varo di molte misure strategiche.

 

2021 il divario digitale in Italia

…ma una strada ancora lunga

Ciò premesso, la trasformazione digitale sconta ancora varie carenze cui è necessario porre rimedio.  Dando continuità alle iniziative intraprese e sfruttando i molti punti di forza di cui il paese dispone, l'Italia potrebbe migliorare ulteriormente le proprie prestazioni nell'ambito del DESI. Il piano per la ripresa e la resilienza, che è il più cospicuo d'Europa, le offre i fondi necessari per accelerare la trasformazione digitale. Il paese dispone poi di una robusta base industriale e di comunità di ricerca in settori chiave come l'intelligenza artificiale, il calcolo ad alte prestazioni e la quantistica. Questi punti di forza si potrebbero sfruttare per dispiegare il digitale in tutti i settori dell'economia, nel pieno rispetto dell'approccio antropocentrico propugnato dai principi digitali. 

sviluppare le competenze digitali

Dagli indicatori di quest'anno emerge che l'Italia sta colmando il divario rispetto all'Unione europea in fatto di competenze digitali di base; ancor oggi però oltre la metà dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base. La percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell'UE e le prospettive per il futuro sono indebolite dai modesti tassi di iscrizione e laurea nel settore delle TIC. Se si desidera che l'UE consegua l'obiettivo del decennio in termini di competenze digitali di base e specialistiche TIC, è assolutamente necessario un deciso cambio di passo nel nostro paese in termini di formazione.

Nell'ambito della strategia nazionale per le competenze digitali e del piano operativo correlato sono continuati l'attivazione e il rafforzamento delle iniziative volte a favorire lo sviluppo delle competenze digitali. In tale contesto il governo ha istituito un nuovo fondo speciale ("Fondo per la Repubblica Digitale") che promuove iniziative tese ad accrescere i livelli di competenze digitali. Il governo ha inoltre approvato un nuovo programma e un nuovo piano nazionale per promuovere piani personalizzati per il mercato del lavoro: il programma "GOL" (garanzia di occupabilità dei lavoratori) e il Piano Nazionale Nuove Competenze. Un altro importante sviluppo è stata l'adozione del Programma strategico intelligenza artificiale 2022-2024, che contiene raccomandazioni per rafforzare le competenze e attrarre talenti. 

i servizi al cittadino

L'Italia sta compiendo progressi nell'offerta di servizi pubblici digitali, riducendo così le distanze rispetto alla media UE. È necessario proseguire negli sforzi già intrapresi per consentire all'Italia di realizzare l'obiettivo del decennio digitale relativo alla disponibilità online del 100 % dei servizi pubblici principali per le imprese e i cittadini dell'Unione, e di rendere pienamente operativi i fascicoli sanitari elettronici. Benché solo il 40 % degli utenti di internet italiani faccia ricorso ai servizi pubblici digitali (rispetto a una media UE del 65 %), tale indicatore ha registrato una crescita considerevole negli ultimi due anni (con un aumento di 10 punti percentuali tra il 2020 e il 2022). 

 il digitale per le imprese

La maggior parte delle piccole e medie imprese italiane (il 60 %) ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale; l'utilizzo di servizi cloud, in particolare, ha registrato una considerevole crescita. Se da un lato l'Italia si colloca in una buona posizione da questo punto di vista, e le cifre citate gettano le basi per un significativo contributo agli obiettivi del decennio digitale in fatto di digitalizzazione delle imprese, dall'altro la diffusione di altre tecnologie cruciali come i big data e l'intelligenza artificiale è ancora alquanto limitata.  Tra gennaio 2021 e marzo 2022 il governo ha indetto gare d'appalto pubbliche per promuovere lo sviluppo della connettività fissa Gigabit e della copertura mobile 5G nelle aree a fallimento di mercato. Per sostenere la domanda, inoltre, il governo ha varato un regime di voucher dedicato alle piccole e medie imprese, con una dotazione totale di oltre 600 milioni di euro, che agevola l'attivazione delle connessioni internet a banda larga da 30 Mbps a più di 1 Gbps con una larghezza di banda minima garantita. 

un’amministrazione pubblica digitale

Nel 2021 e nel 2022 ci sono stati vari sviluppi per quanto riguarda la digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici, a partire dalla pubblicazione della Strategia Cloud Italia. Nel 2022 è stata completata l'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR). La diffusione dell'identità digitale ("SPID" e "CIE") e dell'app "IO" (l'applicazione mobile che dà accesso ai servizi pubblici digitali) è costantemente aumentata. L'introduzione e la diffusione dei fascicoli sanitari elettronici rimangono tuttavia limitate e disomogenee da una regione all'altra. 


Spid attivato dal 63% degli italiani: obiettivo Pnrr raggiunto in anticipo

11 novembre 2022 - IlSole 24Ore
Questi livelli di diffusione posizionano l’Italia già oltre gli obiettivi definiti nel Pnrr per il 2024, raggiunti quindi con ben due anni di anticipo. Spid, il 63% degli italiani ha ormai la propria identità digitale. Il 2022 è stato un anno di forte diffusione di questo strumento: a fine settembre, sono 32,2 i milioni di cittadini in possesso del proprio Spid (Sistema Pubblico di identità Digitale). È il 30% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, con rilasci e accessi in continuo aumento. La maggior parte della popolazione maggiorenne ne è in possesso, anche se con una distribuzione non omogenea né per fasce d’età né per area geografica. Sono i risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital identity della School of Management del Politecnico di Milano. Tra i 18 e i 24 anni hanno tutti lo Spid. Secondo questo studio, tutti i ragazzi della fascia 18-24 anni possiedono Spid, con una situazione molto diversa ... (continua a leggere)