Bottigliette o borracce?
aggiornato
gen 2021
Bottigliette o borracce? questo è il dilemma. Tra le nuove tasse del 2020 ha fatto discutere l'introduzione della tassa sulla plastica (plastic tax), per diversi motivi. Alcuni dubitano che una tassa possa efficacemente dissuadere dal consumo e dalla produzione di materiale dannoso per l'ambiente come la plastica, altri sostengono che senza una politica di incentivi alla ricerca e di sostegno alle aziende del settore, per agevolare il passaggio a materiali riciclabili, la tassa, da sola, rischia di generare contraccolpi vari sul piano dell'economia e della occupazione. Secondo altri, infine, il governo avrebbe semplicemente cercato di fare cassa.
In realtà, con la plastic tax, l’Italia non fa altro che adeguarsi alla direttiva comunitaria del 5 giugno 2019 n. 2019/904/UE, sul tema specifica della riduzione della plastica monouso. Che sia insufficiente è certo, se sia efficace lo vedremo. Intanto vediamo quale è la situazione di partenza e quello che accade negli altri paesi.
Undici miliardi di bottiglie all'anno
L’Italia detiene un triste primato: con più di 200 litri annui a testa, quasi il doppio della media europea, siamo il maggiore consumatore di acqua minerale in Europa. Ciò corrisponde a ben 11 miliardi di bottiglie di plastica di acqua minerale ogni anno, equivalenti a 250 mila tonnellate di plastica, di cui solo il 40% viene riciclato. In altri termini, circa 150 mila di tonnellate annue di plastica derivante da bottiglie di acqua minerale non vengono correttamente smaltite tramite raccolta differenziata. Vi è una ulteriore fonte di danno ambientale legato al consumo di acqua in bottiglia di plastica nel nostro Paese, il trasporto. Circa l’85% del trasporto è effettuato su gomma, a fronte del 15% su rotaia; ciò comporta importanti costi ambientali in termini di emissioni di anidride carbonica (CO2).
I danni ambientali della plastica
Le conseguenze di tale consumo sono devastanti, in particolare per mari e oceani, visti i lunghissimi tempi che impiega una bottiglia di plastica per degradarsi (circa 450 anni, durante i quali rilasciano microplastiche che si diffondono anche alle aree più remote) e il fatto che solo un terzo della plastica, anche se correttamente differenziata, viene riciclato in media, e il risultato del riciclo è plastica di qualità inferiore, non utilizzabile per produrre altre bottiglie. Non è necessario andare lontano per osservare gli effetti visibili causati dalla plastica usa-e-getta sul nostro territorio: è sufficiente percorrere le rive dei fiumi, primo fra tutti il Po, nei periodi di secca: il Po è un fiume di plastica.
Incentivi economici per consumare meno (e meglio): il caso del Regno Unito
Come affrontare tale emergenza? Uno strumento molto diffuso in Europa è quello della “plastic tax”, ossia una tassa sul suo utilizzo, generalmente indirizzata agli articoli in plastica monouso (e a certi tipi di imballaggio), ai fini di renderli più costosi e disincentivarne quindi l’uso da parte di consumatori e produttori. Guardando ad altri Paesi che hanno introdotto una tassa sulla plastica, finalmente abbiamo qualche buona notizia. Nel Regno Unito, ad esempio, la domanda di sacchetti monouso (quelli che si usano ad esempio per fare la spesa) è crollata a seguito dell’introduzione di una tassa di 5 centesimi di sterlina per borsa (circa 6 centesimi di euro): dalla sua introduzione ne sono stati distribuiti nove miliardi in meno.
Le tasse, e gli incentivi economici in generale, possono dunque avere importanti effetti sulla domanda di un bene ambientalmente dannoso, sotto due profili: 1) da un lato l’aspetto prettamente economico (le alternative verdi come la plastica compostabile, diventano più competitive a seguito dell’introduzione della tassa sulla plastica tradizionale); 2) dall'altro lato non va sottovalutato l’impatto positivo che una tassa sul consumo può avere sui comportamenti individuali. Il caso delle borse di plastica nel Regno Unito sottolinea come anche un aggravio economico modesto (5 centesimi) possa avere forti ripercussioni sul comportamento dei consumatori.
documenti scaricabili
approfondimenti e link
“Come funziona la plastic tax fuori dall’Italia” (09/12/2019 - Wired - Alessio Foderi)
“Lotta ai cambiamenti climatici: è un fatto (anche) di fiducia” (22/11/2019 - LaStampa - Anna Franchi)
“Effetto Greta Thunberg” (23/09/2019 - IlTascabileScienze - Anna Meldolesi)
“Cooperation in the Climate Commons” (10/07/2019 - OxfordAcademic - Alessandro Tavoni e altri)
“Il Po è un fiume di plastica. Rifiuti che la siccità porta a galla” (09/04/2019 - Impact - Alessandro Di Stefano)
“In Italia beviamo 8 mld di bottiglie di plastica all’anno. E' uno spreco insostenibile.” (08/04/2019 - Habitat - Silvia Granziero)
“Plastica: cosa c’è dietro la nostra improvvisa avversione. E potrà farà la differenza?” (21/02/2019 - EcoMagazine - Riccardo Bottazzi)
“In Italia ogni anno 11 miliardi di bottiglie di plastica di acqua minerale” (28/01/2019 - IlFattoAlimentare - Roberto La Pira)
“Il discorso di Greta Thunberg al WEF di Davos 2020 (video)” (22/01/2019 - YouTube - Greta Thunberg)
“Here's how much plastic trash is littering the earth” (20/12/2018 - NationalGeographic - Laura Parker)
“Social norms as solutions” (07/08/2016 - Science - Karine Nyborg e altri)
Nel canale YouTube di Friday for Future Italia compaiono molti video sui temi del riscaldamento globale, video che, in molti casi, si riferiscono ad interventi di varie persone (tra le quali Greta) a incontri istituzionali come Word Economic Forum 2020 di Davos, COP25 di Madrid (dicembre 2019), Summit ONU sul clima (settembre 2019), e altri ancora; un consiglio guardatelo
L’effetto Greta
Ad orientare le scelte dei singoli, oltre alle valutazioni economiche, concorrono poi altri fattori. Nel nostro modo di consumare tendiamo infatti a rispondere anche a norme sociali, che in forma esplicita o implicita, condizionano la condotta di ciascuno e dettano le regole condivise degli stili di consumo virtuosi o non virtuosi. Nel Regno Unito si è rapidamente diffuso il convincimento che l’uso di plastica era eccessivo. Che cosa ha prodotto questa svolta nella sensibilità dell’opinione pubblica sul tema?.
Ha sicuramente contato il cosiddetto effetto Greta Thunberg, ossia la maggiore sensibilità ai temi del cambiamento climatico di una buona parte della popolazione globale, dopo decenni di apatia, fortemente sollecitata dagli scioperi settimanali della giovane svedese (Fridays for Future) e dai suoi appassionati discorsi pubblici. Allo stesso tempo, molti imputano il cambiamento di mentalità dei britannici anche all'uscita del documentario BBC “Blue Planet II”, il cui episodio finale ha dedicato sei minuti all'impatto della plastica sulla vita marina. E’ probabile che le successive politiche ambientali contro la plastica, tra cui la tassa sulle sporte, non sarebbero state varate così in fretta senza Greta Thunberg e Blue Planet II. A sua volta, la tassa ha contribuito a segnalare a tanti altri cittadini la negatività della pur comoda sportina usa e getta. E un’abitudine ormai consolidata da decenni è stata accantonata dai più a favore del riutilizzo di borse più durature.
Greta a Davos
Guardate il video (con sottotitoli in italiano) dell'intervento di Greta Thunberg al World Economic Forum (WEF) 2020 tenutosi nel gennaio del 2020 a Davos
Come cambiano i comportamenti individuali
Questo fenomeno, così come il recente boom delle borracce (in acciaio, alluminio, acciaio o vetro) come alternativa sostenibile alle bottigliette monouso, illustra come i comportamenti individuali possano cambiare rapidamente Uno degli aspetti che facilita il cambiamento è la visibilità dei comportamenti. Le persone sono infatti tanto più inclini ad imitare un comportamento virtuoso (evitare la plastica) quanto più tale comportamento è diffuso.
Perciò l’invisibilità complica le cose. Pensiamo a comportamenti come ricordarsi di spegnere la luce quando si esce di casa, o scegliere una tariffa verde per la fornitura di energia casalinga (che provenga da fonti rinnovabili): entrambe le scelte non sono di dominio pubblico, e dunque è meno facile che il meccanismo virtuoso di imitazione si attivi.
È qui che il governo e le amministrazioni locali hanno il dovere di intervenire con strumenti quali campagne informative e sussidi (ad esempio per stimolare l’uso delle borracce) o tasse sull'utilizzo di beni dannosi (ad esempio la plastica o la benzina). E la leva per spingere la politica a prendere tali misure, le prime costose e le seconde spesso impopolari tra le aziende produttrici, è nelle mani dei cittadini.
guarda anche l'articolo che Giuseppe Pellegrini ha scritto per Civitas: Che cosa pensano gli Italiani del cambiamento climatico
26 gennaio 2021 - La Repubblica - Giacomo Talignani
Un mare di spazzatura sul fondo: lo Stretto di Messina ha la più grande densità di rifiuti al mondo
Un documento pubblicato dall'Università di Barcellona e diversi atenei europei sottolinea l'allarme per le acque del Mediterraneo: più di un milione di oggetti per chilometro quadrato nelle profondità dello Stretto. Da una vita si parla di quello che andrebbe fatto sopra, del famoso ponte tanto atteso, ma forse per lo Stretto di Messina sarebbe tempo di preoccuparsi davvero di ciò che c'è sotto: una marea di rifiuti. Secondo un nuovo report, a guida dell'Università di Barcellona, l'area sottomarina dello Stretto è quella che ha la più grande densità di rifiuti al mondo. Si tratta di "più di un milione di oggetti" per chilometro quadrato in alcune parti del fondo. Numeri decisamente allarmanti per la salute dei nostri ... (continua a leggere)
sempre su La Repubblica leggi
Plastica nei mari, un aiuto dalla posidonia oceanica
Rifiuti in mare: bisogna pulire i fiumi
Plastica in mare, in 4 anni Clean sea life è diventato una comunità
Dic 2020 - Trovate microplastiche nella placenta umana: è la prima volta nella storia
23 dicembre 2020 - HuffPost - Ilaria Betti
Trovate microplastiche nella placenta umana: è la prima volta nella storia
I risultati di uno studio italiano dell'Ospedale Fatebenefratelli di Roma e dal Politecnico delle Marche: "Bambini come cyborg, fatti non solo di cellule umane".
Per la prima volta nella storia particelle di microplastica sono state rintracciate nella placenta di feti umani. Lo studio condotto dall’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e dal Politecnico delle Marche – dal titolo “Plasticenta: la prima prova della presenza di microplastiche nella placenta” è stato pubblicato sulla rivista “Environment International”. Gli scienziati hanno definito i risultati della ricerca “preoccupanti”: ”È come avere un bambino cyborg: non composto solamente di cellule umane, ma un misto tra entità biologica e entità inorganiche”, ha affermato Antonio Ragusa, direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia all’ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli di Roma e primo autore della ricerca. Come riporta anche il Guardian, lo studio ha analizzato le placente di sei donne sane, tra i 18 e i 40 anni, con gravidanze normali, che hanno dato il loro consenso alla ricerca. I ricercatori hanno identificato nelle placente 12 frammenti di materiale artificiale. Tre sono stati chiaramente identificati come polipropilene, il materiale con cui vengono realizzati le bottiglie di plastica e i tappi. Nove frammenti sono di materiale sintetico verniciato. Cinque particelle sono state trovate nella parte di placenta attaccata al feto e che è parte integrante del feto, quattro nella parte attaccata all’utero materno e tre dentro le membrane che avvolgono il feto. Ma qual è la quantità esatta delle particelle ... (continua a leggere)
Nov 2020 - Quanti rifiuti in plastica produciamo? Italia nella top ten
Uno studio analizza l'impatto per produzione di rifiuti a persona. Male soprattutto Usa e Regno Unito
Nov 2020 - L’Ue avvisa l’Italia: rischio multe per infrazioni ambientali
4 novembre 2020 - HuffPost
di
In pieno Green New Deal l’Italia rischia grosso. Due nuove procedure di infrazione sono state avviate dalla Commissione Europea contro l’Italia in materia ambientale. La prima riguarda il superamento dei limiti di inquinanti dell’aria, in particolare delle polveri ultrasottili, PM 2,5, in molte aree urbane, concentrate nella Pianura Padana (in particolare a Padova, Venezia e Milano). Secondo gli uffici di Bruxelles l’Italia non ha fatto abbastanza, nonostante i ripetuti richiami del 2014 e del 2017 e la precedente condanna del 2006 per eccesso di polveri sottili (PM 10). Ha migliorato i valori degli ossidi di azoto, ma è ancora in forte criticità per quanto riguarda le polveri sottili. (continua a leggere)
Ott 2020 - Rifiuti, Italia virtuosa nell’indifferenziata: 598 comuni free. In vetta il nord-est
22 ottobre 2020 - Il Sole 24Ore
In Italia ci sono 598 comuni rifiuti free. In questi comuni ogni cittadino produce al massimo 75 chilogrammi di indifferenziata l’anno. E sono 51 in più dello scorso anno. I capoluoghi “liberi” da ridiuti sono Pordenone, Trento, Treviso e Belluno. Guida la classifica il nord-est grazie al porta a porta e alla tariffazione puntuale. Le Regioni più virtuose sono Veneto e Trentino Alto Adige. É la fotografia al settore rifiuti scattata dal report di Legambiente sui 'Comuni Ricicloni 2020', presentato nel corso della seconda giornata dell'EcoForum. Cresce il Sud.La buona notizia è che i comuni meridionali sono passati da 84 a 122 pari al 20,4% del totale. Il merito va soprattutto all'Abruzzo che ha trascinato la crescita passando da 15 a 38 comuni virtuosi. Si difendono anche la Campania che sale da 23 a 36 e la Sicilia che passa da uno a otto. Il report segnala che il Centro resta “immobile”. Il Nord per la prima volta scende dal 77% al 73,1%, anche se la Lombardia cresce di 22 comuni, passando da 85 a 107. Il Veneto si conferma la Regione con il numero più elevato di domuni ricicloni: 168 in tutto, il 30% del totale. Seguono il Trentino Alto Adige con 78 comuni (28%) e il Friuli Venezia Giulia con 48 comuni (22%). (continua a leggere)
Ott 2020 - La Sicilia è plastic free
Huffington Post - 14 ottobre 2020
La Sicilia è "plastic free": stop a bicchieri e stoviglie di plastica in enti e uffici regionali
L’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato all’unanimità il disegno di legge proposto dalla commissione Ambiente che combatte l’uso di plastica usa e getta. La Sicilia diventa ufficialmente “plastic free”. Nella giornata del 13 ottobre, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato all’unanimità il disegno di legge proposto dalla commissione Ambiente che combatte l’uso di plastica usa e getta. Come riportato dal Giornale di Sicilia: Scatta nell’isola il divieto per la Regione, gli enti regionali, istituti ed aziende soggette alla vigilanza della Regione di utilizzare contenitori e stoviglie monouso ... (continua a leggere)
Set 2020 - La plastic tax cambia ancora
Il Sole24Ore -30 Settembre 2020 di Marco Mobili e Giovanni Parente
La plastic tax cambia ancora: oltre ai produttori pagheranno anche i grossisti
Nel complesso lavorio di messa a punto delle priorità per il recovery plan e dei temi caldi per la prossima manovra spunta anche una revisione della plastic tax. Un’operazione per rendere il prelievo italiano - destinato a entrare in vigore dal 1° gennaio 2021 dopo la proroga disposta a causa dell’emergenza Covid - più armonico e uniforme rispetto alle indicazioni già emerse o in via di elaborazione a livello comunitario. Da un lato, infatti, la direttiva single use plastic (da recepire entro il 2021) metterà al bando diversi prodotti monouso e restringerà notevolmente il campo di utilizzo degli altri. Dall’altro, le conclusioni del Consiglio europeo straordinario di luglio hanno posto le basi per l’applicazione di un contributo nazionale calcolato sul peso dei rifiuti di imballaggi in plastica non riciclata pari a 0,80 euro per chilogrammo da applicare proprio a partire dal prossimo anno. Messa giù così la plastic tax italiana sembra in una strettoia su cui manca ancora all’appello il provvedimento attuativo che dovrà delineare concretamente il prelievo da 0,45 euro per chilogrammo di materia plastica contenuta nei Macsi (manufatti con singolo impiego). Anche per questo, proprio per evitare sovrapposizioni e duplicazioni che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva dichiarato di voler superare all’indomani del Consiglio europeo, sia il Mef che le Dogane hanno avviato un tavolo ... (continua a leggere)

Nasce nel 1977. Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Economiche (Università di Bologna). I campi di ricerca comprendono diversi argomenti dell’economia ambientale, principalmente legati al superamento delle barriere comportamentali e politiche alla cooperazione climatica. Particolare attenzione viene data agli effetti soglia (thresholds) e ai punti di non-ritorno (tipping points) nel catalizzare (o ostacolare) la cooperazione. (continua a leggere)