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La persecuzione nazista

da Frank Sparing | 11 Mar 2020 | sinti, nazismo, rom

L'articolo analizza la persecuzione nazista nei confronti dei Sinti e dei Rom da parte dei nazionalsocialisti e le sue varie tappe. Queste tappe includono ridefinizione, cattura, deportazione, isolamento e eliminazione ad opera dei razzisti. Viene anche presa in considerazione la pratica del "risarcimento" dei crimini.

 

introduzione

La persecuzione razziale degli "zingari" sotto il nazionalsocialismo è stata in grado di basarsi, senza soluzione di continuità, su idee e pratiche di esclusione di questa minoranza, che avevano in Germania una lunga tradizione. Dopo il 1945, il riferimento al razzismo ufficiale praticato prima del 1933 servì a legittimare la continua discriminazione e fu usato non da ultimo per respingere le richieste di risarcimento per le persecuzioni subite durante il nazionalsocialismo.

Basato sulle concezioni dell’uomo della pedagogia dell'Illuminismo, la pretesa di rendere stanziale la popolazione degli zingari è stata un principio guida nei decreti e nelle ordinanze emanate in proposito in Germania sin dal XIX secolo. In pratica, tuttavia, le condizioni del contesto hanno portato di fatto i singoli comuni a cercare di sbarazzarsi degli zingari che vi si trasferivano il più rapidamente possibile. I decreti emanati dopo la fondazione dell'impero miravano principalmente a espellere gli zingari stranieri e a rendere più difficili gli spostamenti interni per gli zingari locali. Tali disposizioni rimasero valide anche durante la Repubblica di Weimar. Alla fine degli anni 1920 ci fu una radicalizzazione, allorché l’introduzione di misure di espulsione consentirono di sottoporre gli zingari senza eccezione a nuove linee guida

La persecuzione nazista

La persecuzione nazistaautore
Frank Sparing

questo articolo è tratto dal sito della Bundeszentrale für Politische Bildung, comparso il 18 marzo 2014: vedi articolo originale

La persecuzione nazista

politica razziale nazionalsocialista

Immediatamente dopo l'ascesa al potere dei nazionalsocialisti nel 1933, gli zingari vennero sempre più presi di mira da parte delle autorità pubbliche. La repressione inizialmente mirava principalmente alla loro espulsione. Tuttavia, vi è stato ben presto uno spostamento verso una più rigida definizione della cerchia delle persone destinatarie delle misure da adottare. Sin dall'epoca dell’Impero, quasi tutte le disposizioni pertinenti sono state dirette allo stesso modo contro i gruppi etnici di Sinti e Rom e  in generale i gruppi “nomadi” , ma in pratica, a causa dell'impossibilità di distinguere tre le due figure, lo stile di vita  divenne il criterio principale per l'applicazione della regolamentazione che riguardava  gli zingari.

Dopo il 1933, furono fatti piani per una "Legge sugli zingari del Reich", che prevedeva una distinzione razziale tra "veri zingari e falsi zingari", inaspriva le normative esistenti e emanava disposizioni speciali destinate solo a "veri zingari". Questa legge, il "Reichszigeunergesetz", non fu mai emanata, ma invece il 6 giugno 1936 fu emanato un "decreto per combattere la peste degli zingari", che sintetizzava le disposizioni già in vigore nella Repubblica di Weimar e allo stesso tempo segnalava il  bisogno di intraprendere misure urgenti. In termini di contenuto, il decreto non ha portato nulla di nuovo, ma il gruppo di persone colpite era ora chiaramente definito come "il popolo zingaro estraneo alla cultura del popolo tedesco". 

Parallelamente alla discussione sul "Reichszigeunergesetz", una serie di misure di politica demografica cominciarono ad essere attuate fino alla metà degli anni '30, trasformando gli zingari in un oggetto di persecuzione razziale, a presunto fondamento scientifico. Il numero di zingari che subirono la sterilizzazione coatta dopo la "Legge per la prevenzione delle malattie ereditarie", entrata in vigore all'inizio del 1934, era significativamente superiore alla media della popolazione e si basava principalmente sulla diagnosi di "idiozia innata" volta all'eliminazione di questa malattia sociale.  Anche se il razzismo antropologico era già entrato in gioco nell'attuazione della legislazione sulla sterilizzazione, "la legge sulla salute matrimoniale" e la "legge sulla protezione del sangue" avevano lo scopo di estendere esplicitamente le restrizioni matrimoniali e riproduttive ai "geneticamente estranei" dall'autunno del 1935 in poi. Sebbene l'accento fosse posto sul divieto di matrimoni tra persone di " sangue tedesco" e zingari, gli uffici di stato civile non erano in grado di stabilire se una delle persone che desideravano sposarsi dovesse essere considerata o meno una zingara.

il numero di zingari che subirono la sterilizzazione coatta era significativamente superiore alla media della popolazione e si basava principalmente sulla diagnosi di "idiozia innata"

la persecuzione nazista concentrazione

Sullo sfondo della ridefinizione razzista degli zingari, l'iniziativa per le prime misure di esclusione è venuta dalle autorità locali. A partire dalla metà del 1935, sulla base di un'iniziativa della città di Colonia, gli zingari furono concentrati a forza in campi recintati e custoditi alla periferia delle città. Basandosi sul modello di Colonia, nel 1936 furono aperti campi di zingari a Berlino, Francoforte sul Meno e Magdeburgo e a Düsseldorf, Essen, Kassel e Wiesbaden nel 1937. Seguì l'istituzione di ulteriori campi forzati municipali in diverse città.  La concentrazione di zingari non solo ha consentito di risparmiare sui sussidi per gli affitti, ma ha anche ridotto efficacemente le spese destinate agli "zingari" nel settore del welfare. Il pagamento dei sussidi era in gran parte dipendente dall'esecuzione di lavoro coatto, i sussidi venivano cioè erogati solo a titolo di prestazioni di lavoro. L’occupazione in lavoro forzato e, non da ultimo, la sempre più grave impossibilità a svolgere un’attività professionale indipendente ha costretto sempre più gli zingari a occupazioni come lavoratori ausiliari.

Dal settembre 1933, la pratica professionale in campo culturale dipendeva dall'adesione ad un'associazione professionale subordinata alla Camera della cultura del Reich. Già nell'autunno del 1935, la Reich Theater Chamber, che era anche responsabile degli artisti, iniziò sistematicamente ad escludere i "non-ariani", e alla fine del 1937/38 la Reich Music Chamber iniziò anche ad escludere gli zingari. Parecchi sono rimasti nelle loro professioni senza permesso, ma ora correvano il rischio di essere per questo incriminati.

La polizia ha svolto un ruolo sempre più importante nel forzare gli zingari ad assumere un lavoro salariato. Con il cosiddetto "decreto per gli a-sociali", entrato in vigore nel dicembre del 1937, le fu espressamente conferita la competenza di inviare zingari in campi di concentramento. Il decreto regolava la "detenzione preventiva", utilizzata contro i "criminali professionisti" dal 1933, una detenzione indefinita nei campi di concentramento avviata dalla polizia criminale, e la estendeva ai soggetti "a-sociali". Sulla base del fatto che il "decreto a-sociale" non era stato attuato con la necessaria severità, nel giugno del 1938 fu ordinata un'azione di arresto denominata "Arbeitsscheu Reich", in base alla quale vennero internate nel territorio del Reich circa 10.000 persone.

Per nessun altro gruppo i criteri per l'invio nel campo di concentramento erano a maglie così larghe come per gli zingari che potevano essere arrestati anche solo per aver subito una piccola condanna o per aver fatto lavori occasionali. Tuttavia, a differenza della maggior parte degli altri arrestati, gli zingari che venivano arrestati avevano pochi precedenti penali. Inoltre, la maggior parte degli zingari detenuti in forza di questa legge erano effettivamente occupati, non come salariati, ma come lavoratori autonomi in attività che erano tutte strettamente legate a uno stile nomade di vita. A differenza delle persone "di sangue tedesco", solo una piccola parte degli zingari inviati in "detenzione preventiva" sono stati rilasciati dai campi di concentramento. La maggior parte degli zingari incarcerati in base all'azione “Arbeitscheu Reich” rimasero detenuti in quanto nel 1940 fu decretato la continuazione della detenzione per tutti gli ebrei e gli zingari.

in nessun altro gruppo i criteri per l'ammissione al campo di concentramento erano a maglie così larghe come per gli zingari che potevano già essere arrestati se avessero avuto una sola presenza nel casellario giudiziario o fossero lavoratori occasionali

la persecuzione nazista registrazione

Un prerequisito essenziale per la radicalizzazione delle misure di persecuzione fu la centralizzazione delle forze di polizia, che era stata imposta dal 1936. Con la formazione del Reichskriminalpolizeiamt (RKPA) nel settembre 1936, le stazioni di polizia criminale furono incaricate della gestione e del coordinamento delle questioni di polizia criminale all'interno di un determinato distretto, all'interno del quale vennero creati centri di controllo delle stazioni locali della polizia criminale.

Il "Decreto per la lotta contro la piaga degli zingari" dell'8 dicembre 1938, forniva linee guida dettagliate per la registrazione di tutti gli "zingari nomadi e stanziali" e di tutte le "persone che circolavano come fossero zingare". Nel quadro della lotta alla “condizione zingaresca” fu creato un ufficio centrale per la registrazione degli zingari sottoposto alla Ufficio Imperiale della polizia criminale (RKPA). Per garantire la centralizzazione a livello regionale, sono stati istituiti dei "servizi per le questioni concernenti gli zingari" presso le stazioni di polizia criminale, col compito in primo luogo di registrare e identificare la popolazione di riferimento. L'obiettivo primario della registrazione nazionale stabilita dal decreto era innanzitutto quello di identificare chiaramente ogni singolo zingaro, ma anche i legami familiari, in base ai quali si sarebbero potute scoprire le contraddizioni all'interno e tra i vari gruppi. Tutte le informazioni sulla persona e la nazionalità avrebbero dovuto essere verificate mediante una procedura di identificazione della persona con l'aiuto di documenti di identità esistenti, il riconoscimento di testimoni affidabili e altri atti ufficiali, per cui le persone interessate dovevano dimostrare e documentare la loro nazionalità tedesca. Se, secondo il "Servizio competente per le questioni degli zingari", non ci riuscivano, venivano dichiarati apolidi.

Nelle istruzioni per l’applicazione del decreto di cui sopra si ordinata di rilasciare carte d'identità speciali in tutto il paese per "zingari", "ibridi zingari" e "persone nomadi che si aggirano come fanno gli zingari". La loro funzione non era solo quella di identificare gli zingari durante i controlli; In particolare nel caso di contatti con le autorità, era un modo per identificarli come tali e conseguentemente registrarli separatamente.  Poiché nella "Circolare" si intendeva che "nella soluzione finale della questione zingara per trattare separatamente gli zingari di razza pura e gli ibridi", la decisione se "fossero zingari, ibridi o nomadi tipo zingaro" dovesse essere presa da un team di esperti appartenenti all'Istituto di ricerca per l’Igiene razziale (RHF). Uno degli obiettivi di questa struttura, fondata nella primavera del 1936 e affiliata all'Ufficio del Reich per la Salute, era dimostrare scientificamente il condizionamento biologico della '"a- socialità", utilizzando a tal fine i circa 30.000 individui del Reich che erano sospettati di essere zingari.

 Inoltre, aveva il compito di sviluppare una serie di strumenti che avrebbero dovuto fornire informazioni su chi dovesse essere considerato uno zingaro, perché, a differenza degli ebrei, non erano facilmente identificabili dall'appartenenza a una comunità religiosa. Dalla RHF, gli zingari sono stati definiti in termini di antropologia della razza come "razza straniera" e in termini di 'igiene della razza come elementi affetti da "a-socialità" ereditaria.

Partendo dagli zingari definiti come di "razza purissima", ancora prevalentemente nomadi, parlanti la loro lingua più pura e rigorosamente aderenti ai loro costumi e alle loro leggi, si dovevano raccogliere i loro alberi genealogici. In questo modo sarebbe stato possibile non solo scoprire e registrare tutti i "veri esemplari di ceppo zingaro", ma anche "tutti gli ibridi". Secondo il capo della RHF Robert Ritter, molto più del 90 percento di tutte le persone considerate zingare non erano affatto "nomadi di pura discendenza indiana", ma "ibridi", che avevano scelto i loro partner tra persone di "origine inferiore", motivo per cui tra la loro prole di remota origine si poteva trovare un'alta percentuale di "a-sociali e criminali".

Si è quindi concluso che la "questione zingara" era "principalmente un problema di razza mista". Tutti gli "zingari, gli ibridi zingari e le persone nomadi tipo zingaro" erano tenuti a "fornire informazioni sui loro antenati" e a sottoporsi a un "esame biologico della razza". La determinazione della "discendenza" fu usata dalla polizia criminale per identificare gli zingari che non erano stati ancora registrati, ma anche dalla RHF, che richiedeva queste informazioni ai fini della propria attività di registrazione separata gruppo per gruppo. Le informazioni ottenute dalla RHF negli interrogatori e nella valutazione dei fondi e dei registri della chiesa sono state registrate in diversi faldoni dell’ '"Archivio delle stirpi zingare " dell’Ufficio per la Salute del Reich  e combinati in "alberi genealogici di gruppo". Lo scopo principale dell'archivio era produrre "pareri di esperti", richiesti dalla polizia criminale come base per la predisposizione di misure di persecuzione. Ogni soggetto è stato definito come zingaro "discendente da una tribù di sangue zingaro " al fine di "consentire di considerare zingaro anche chi era di sangue misto ". Questo approccio, molto più radicale rispetto alla definizione giuridica di “ebreo” era giustificato dalla presunta esistenza di una popolazione ibrida zingara particolarmente "inadatta al lavoro" e "a-sociale".

La persecuzione nazista

Robert Ritter durante un controllo accompagnato da un ufficiale di polizia

la persecuzione nazista deportazione

Mentre, fino alla fine degli anni '30, la radicalizzazione della persecuzione degli zingari era avvenuta principalmente attraverso operazioni a livello locale, l'istituzione della “Centrale del Reich per la lotta alla piaga degli zingari” (Reichszentrale für die Bekämpfung des Zigeunerunwesens) nella RKPA diede crescenti impulsi alla persecuzione degli zingari che dall'inizio della guerra provenivano sempre più frequentemente da questa nuova istituzione. Con il "decreto di dimora fissa" emesso nell'ottobre 1939, che proibiva agli zingari di cambiare domicilio pena la minaccia di spedizione in un campo di concentramento, i "servizi addetti alla questione zingari" disponevano per la prima volta di un efficace strumento di controllo.

Immediatamente dopo l'inizio della guerra, le misure furono orientate verso una soluzione politico-demografica globale alla "questione zingara", che sembrava fattibile in una zona della Polonia occupata dopo la creazione del governatorato generale. La deportazione di circa 30.000 zingari dal Reich in un'area tra i fiumi Bug e Vistola destinata all'ammissione di ebrei e zingari divenne l'opzione centrale della politica nazionalsocialista nei confronti degli zingari.

La persecuzione nazistaQuesta soluzione globale, voluta da Heinrich Himmler e dal Commissario per la sicurezza del Reich (Reichssicherheithauptmann, RSHA), è fallita a causa dei problemi creati dai primi reinsediamenti di massa in loco, ma anche a causa della contrarietà del governatore generale Hans Frank. Per il maggio 1940 fu ordinata la deportazione di 2.500 zingari dalle aree di confine occidentale e nordoccidentale dell'impero. Nella mattina del 16 maggio si diede inizio agli arresti e alla concentrazione degli zingari nei campi di raccolta del magazzino frutticolo del porto di Amburgo, nei padiglioni della fiera di Colonia-Deutz, così come nella fortezza dell’Hohen Asberg che era diventata una sede secondaria delle prigioni di Ludwigsburg.

In base alle “linee guida per la deportazione degli zingari”, gli zingari malati o che per altri motivi lasciavano supporre difficoltà in caso di deportazione, furono esclusi dall’operazione. Queste disposizioni furono peraltro spesso ignorate, talvolta venivano deportate persone che successivamente erano identificate come”non zingari”. Sembra che venissero preferiti per la deportazione coloro che erano inabili al lavoro. Prima che alla fine il 21 e 22 maggio 1940 i treni merci e passeggeri caricassero circa 2.800 zingari, questi dovettero firmare una dichiarazione che, se avessero fatto ritorno senza esserne autorizzati, sarebbero stati sterilizzati e inviati in un campo di concentramento.    

Secondo le "Linee guida per il trasferimento degli zingari", gli zingari malati o coloro che si aspettavano di incontrare difficoltà nella deportazione per altri motivi dovrebbero essere risparmiati dalla rimozione. Tuttavia, queste disposizioni sono state ampiamente ignorate; di tanto in tanto venivano deportate anche persone che in seguito venivano classificate come "non zingare". Le persone apparentemente disabili preferivano essere trasportate via. Prima che circa 2.800 zingari venissero infine caricati sui treni merci e passeggeri il 21 e 22 maggio 1940, dovevano firmare una dichiarazione che sarebbero stati sterilizzati e restituiti in un campo di concentramento se fossero tornati non autorizzati.

Per gli zingari deportati nel Governatorato Generale, la RSHA non aveva sviluppato alcun piano, ma solo vaghi orientamenti: erano distribuiti ai singoli distretti, dovevano essere usati come forza lavoro e impedito il loro ritorno. La loro sistemazione non è stata predisposta, né la questione a chi accollare i costi sostenuti. Dalla metà del 1941, gli zingari sono stati sempre più concentrati nei ghetti, dove hanno dovuto fare lavori forzati in condizioni miserabili e sono stati anche coinvolti nelle operazioni di sterminio contro i detenuti ebrei. Nonostante la minaccia di sanzioni, quasi il dieci percento dei deportati ha cercato di tornare in Germania a causa dei rischi per la loro vita nel Governatorato Generale. Tali tentativi di ritorno non hanno nella maggior parte dei casi avuto successo, poiché di regola la Polizia criminale reagiva con l’invio immediato al campo di concentramento.

La persecuzione nazista
La persecuzione nazista

la persecuzione nazista isolamento

Un cambiamento qualitativo nella politica nei confronti degli zingari iniziò con uno schema di classificazione introdotto dalla RHF all'inizio di agosto 1941, che rese una definizione vincolante delle persone da considerare zingari. Lo status degli zingari, con disposizioni speciali emanate in rapida successione per quasi tutti gli ambiti di vita, fu adattato a quello previsto per gli ebrei.

La RKPA ha inasprito il divieto delle unioni illegittime con l'obiettivo di realizzare una completa "separazione razziale" nei confronti degli zingari, così come praticata nei confronti degli ebrei. Minacciando o ordinando la "detenzione preventiva", la polizia criminale ha generalmente imposto una separazione delle relazioni sessuali tra "sangue tedesco" e "zingari". A seguito della criminalizzazione delle relazioni coniugali ed extra-coniugali, si incominciò fin dal 1942 ad imporre la sterilizzazione degli zingari al di fuori di ogni legge.

A seguito dell'estensione nel marzo 1942 delle disposizioni speciali in materia di diritto del lavoro per ebrei e polacchi agli zingari, la loro situazione si è deteriorata drasticamente: lavoro forzato, "segregazione razziale" sul luogo di lavoro, notevoli tagli salariali e mancanza di tutele normative li hanno completamente esposti all'arbitrarietà delle imprese e della polizia criminale. L'esclusione sistematica degli zingari nel 1941 e nel 1942 da tutte le organizzazioni di massa come la Gioventù Hitleriana, il Servizio del lavoro del Reich o il Servizio di allarme antiaereo intensificò il loro isolamento sociale. Soprattutto a causa della loro esclusione dalla Wehrmacht, gli zingari hanno perso un sostegno sociale che era significativo per il loro status.

La RKPA ha inasprito il divieto delle unioni illegittime con l'obiettivo di realizzare una completa "separazione razziale" nei confronti degli zingari, così come praticata nei confronti degli ebrei

la persecuzione nazista lo sterminio

Nel contesto della "Soluzione finale della questione ebraica", che si impose nell'autunno del 1942, il 16 dicembre 1942 Himmler prese la decisione di far deportare ad Auschwitz la maggior parte degli zingari che vivevano ancora nel Reich tedesco. Come misura preparatoria, nell’ autunno furono istituiti "portavoce zingari" a cui fu affidato il compito di riunire i "clan di pura razza zingara". I "portavoce" avrebbero dovuto informare gli "zingari di razza pura" che " in futuro avrebbero goduto di una certa libertà di movimento " e "avrebbero potuto proseguire la propria occupazione". Tuttavia, i criteri per l'inclusione in questo gruppo erano così restrittivi che solo la cerchia famigliare più vicina del "portavoce" era presa in considerazione. Con l’inserimento dei “portavoce”, l’autorità di polizia (RKPA), coinvolgendo esponenti riconosciuti della minoranza nel processo di selezione, riuscì ad intaccare la solidarietà degli zingari che vivevano nel Reich. Non più di 200 o 300 zingari, in virtù della purezza della loro razza furono esentati dalla deportazione ad Auschiwitz, anche se fino alla fine della guerra la loro vita era appesa a un filo.

Per la selezione delle vittime della deportazione nella primavera del 1943, la "diagnosi di razza" della RHF fu l'unico fattore decisivo per alcuni gruppi come i rom e i "clan dei leader dei Balcani occidentali". Nei restanti casi, la polizia criminale aveva un notevole potere discrezionale e poiché non vi era alcun limite al numero, si cercava di trasferire il maggior numero possibile di zingari. Le famiglie non furono deliberatamente separate dalla RKPA per non far sorgere in primo luogo possibili movimenti di resistenza. Gli zingari furono portati in un settore del campo di Auschwitz-Birkenau, da poco costruito nel dicembre del 1942, e che fu messo in funzione come "campo destinato alle famiglie zingare" dopo l'inizio delle deportazioni. Ognuna delle 32 caserme era completamente sovraffollata, così che dieci persone dovevano condividere una piattaforma favorendo la diffusione di numerose epidemie. Nel giro di pochi mesi, più di 10.000 detenuti morirono di fame, epidemie, abusi o esperimenti medici.

Probabilmente nell'aprile del 1944, dopo essersi consultato con il comandante di Auschwitz Rudolf Höß, Himmler prese la decisione di separare i prigionieri che erano idonei al lavoro nel campo degli zingari e di far gassare gli altri. Dopo che alcuni zingari furono trasferiti in altri campi di concentramento, gli zingari che erano rimastii detenuti del campo a loro assegnato furono condotti nelle camere a gas nella notte del 2 agosto 3, 1944. Sembra che abbiano cercato di resistere il più possibile alle SS. Ma quasi uno su tre degli zingari trasferiti in altri campi è stato poi presto trasferito ad Auschwitz e lì ucciso. Dei circa 30.000 zingari deportati ad Auschwitz, solo circa 3000 sono sopravvissuti.

Dopo la deportazione ad Auschwitz, la polizia criminale si concentrò sugli zingari seminascosti che vivevano in "matrimoni misti" e che erano sempre più nel mirino delle autorità che  dal 1943 avevano provveduto alla loro registrazione. Quasi la metà di queste famiglie erano state separate dalla deportazione, mentre quelle lasciate indietro venivano minacciate o colpite dalla sterilizzazione forzata. La applicazione della sterilizzazione prevista per gli zingari non deportati non non fu mai completamente portata a termine a causa della disorganizzazione legata alla guerra, ma anche della resistenza delle persone colpite.

Degli zingari rimasti ghetti o deportati nei campi di concentramento, solo tra i 4 e i 5mila sopravvissero allo sterminio. Le persone di ritorno richiedevano cure speciali, motivo per cui, su ordine del governo militare alleato, dovevano essere istituiti centri di cura specifici in ogni comunità. Nelle zone di occupazione occidentali il compito di organizzare forme di risarcimento per le vittime del regime nazista toccò alle autorità tedesche. La persecuzione per motivi razziali, politici o religiosi è stata considerata degna di risarcimento, mentre la detenzione nei campi di concentramento di criminali è stata vista come una forma legittima di lotta alla criminalità. Le autorità addette alle pratiche di risarcimento non hanno classificato le persone detenute con l’attributo di soggetti "antisociali" come vittime della persecuzione nazista.

Al fine di verificare se le persone che avevano presentato domanda di aiuto o risarcimento ne avessero effettivamente diritto, gli uffici hanno inoltrato fin dall’inizio le domande di riconoscimento come vittime della persecuzione nazista alla polizia criminale. Nell'ambito di questa cooperazione, ex funzionari del reparto "Questioni degli zingari", che dopo il 1945 erano addetti alla ricostruzione dei registri speciali della polizia riguardanti gli zingari, diventarono così incaricati di giudicare sulla natura delle loro stesse misure di persecuzione durante il nazionalsocialismo. Non sorprende che i responsabili ex-nazisti abbiano decretato a verbale che i richiedenti non erano detenuti per motivi razziali, ma in quanto soggetti "antisociali" e quindi furono in grado nello stesso tempo di negare il risarcimento alle loro vittime e di sottrarsi al giudizio penale per la loro partecipazione al genocidio.

L'intenzione di risparmiare sui finanziamenti statali previsti per i risarcimenti  ha portato le autorità competenti a stabilire linee guida strettamente coerenti coi pregiudizi anti-zingari diffusi. Ad esempio, nel Baden-Württemberg, nel febbraio 1950, fu stabilito con decreto che gli zingari non erano stati perseguitati "principalmente per ragioni razziali", ma internati a causa del loro "atteggiamento antisociale e criminale". Pertanto, le domande di risarcimento degli zingari sono state in genere respinte. Tuttavia, una piccola parte delle persone colpite ha intrapreso un'azione legale e ciò ha consentito di trasferire la questione del riconoscimento dello status di perseguitati degli zingari al tempo del nazionalsocialismo dal livello amministrativo al potere giudiziario. Nonostante la giurisprudenza non sia stata sempre uniforme, fino alla metà degli anni '50 si affermò una prassi di giudiziaria che non riconosceva come persecuzione razziale tutte le misure adottate contro gli zingari prima del “decreto di Auschwitz”.

La legge federale sul risarcimento
Nei commenti alla "Legge federale sul risarcimento" (BEG) pubblicata nel 1954/1955, tutte le misure di persecuzione antecedenti al marzo 1943 furono interpretate come misure di sicurezza legittime, poiché dovute alle "caratteristiche proprie" degli zingari come "antisocialità", criminalità e "istinto di vagabondaggio".  All'inizio del 1956, la giurisprudenza e la pratica amministrativa di negazione della presunta persecuzione razziale degli zingari antecedente al marzo 1943 furono affermate e sancite in una sentenza quadro dalla Corte Federale di Giustizia (BGH). Sentenze difformi furono regolarmente cassate dalle istanze di grado superiore fino alla fine del 1963. Tuttavia, le corti distrettuali e regionali superiori hanno ripetutamente giudicato le ragioni della persecuzione in modo diverso e la BGH ha discusso intensamente la questione di che cosa di debba intendere per persecuzione razziale. Alla fine del 1963, la BGH ha parzialmente rivisto il suo giudizio del 1956, per cui ora è stato stabilito che "la politica razziale dal 1938 in poi è stata una causa della persecuzione degli zingari". Tuttavia, la maggior parte dei procedimenti di risarcimento riguardanti Sinti e Rom erano già stati conclusi con decisioni amministrative o sentenze definitive non contestate. Ciò fu preso in considerazione nella "Legge Federale di chiusura delle procedure di risarcimento” del 1965, dal momento che agli zingari, le cui domande erano state respinte sulla base della precedente giurisprudenza della BGH, era riconosciuto un nuovo diritto di domanda di risarcimento per danni da persecuzione avvenuta tra l'8 dicembre 1938 e il 1 marzo 1943. Tuttavia, una nuova domanda non era consentita se il fatto di privazione della libertà fosse stato messo in discussione o una privazione della libertà per motivi razziali fosse stata contestata anche per il periodo successivo al 1 marzo 1943. Non è stato concesso un nuovo diritto di domanda anche se le persone interessate non avevano a tempo debito richiesto alcun risarcimento perché si aspettavano comunque che sarebbe stato oggetto di rigetto a causa della giurisprudenza della BGH. Durante il nazionalsocialismo, l'esclusione sociale ed etnica degli "zingari" nell'Impero e nella Repubblica di Weimar era stata trasformata in una vera e propria persecuzione basata sula concezione 'antropologica e sull'igiene della razza, che aveva assunto toni  particolarmente radicali nei confronti del gruppo di persone preso di mira e che, nelle condizioni della guerra, culminò in un genocidio a tutti gli effetti. La lunga tradizione della emarginazione degli zingari e il fatto che, sotto il nazionalsocialismo, non fosse stata la Gestapo considerata dopo il 1945 un'organizzazione criminale, ma la polizia criminale ad attuare misure contro gli zingari, fece sì che, dopo la fine della guerra, alle vittime di questa minoranza non fosse riconosciuto lo status di perseguitati e ciò spiega le ragioni della continua discriminazione di cui sono oggetto anche nella Repubblica Federale.

La persecuzione nazista

dei circa 30.000 zingari deportati ad Auschwitz, solo tra i 4 e i 5mila sono sopravvissuti


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