Il PIL la spesa pubblica e le imposte
Il PIL la spesa pubblica e le imposte. Ogni anno in Italia si producono beni e servizi finali, vale dire Prodotto interno lordo, Pil, valutato nel 2019 in 1788 mld di euro; 29,6 mila euro per ogni cittadino italiano.
Di questo flusso annuo di valore aggiunto/reddito oltre il 50 per cento è in qualche modo prelevato o utilizzato dalle Amministrazioni pubbliche, nei suoi vari livelli: amministrazioni centrali (di cui quella predominante è lo Stato centrale), amministrazioni locali (Comuni, Regioni e molte altri enti), enti di previdenza (di cui il principale è l’Inps che paga le pensioni)]
Le Amministrazioni Pubbliche (Ministeri, Regioni, Comuni, ecc.) usano queste risorse finanziarie per produrre, in proprio o regolamentando l’intervento di imprese private, beni ma soprattutto servizi, di cui facciamo uso quotidiano.
la presenza dello Stato
La presenza dello Stato nella nostra vita quotidiana è molto più pervasiva di quanto non si pensi. Provate ad immaginare quante volte, nell'arco di una giornata, una persona si imbatte in esso. Si sveglia, accende la luce: è fornita da un’impresa pubblica o regolata dallo Stato. Idem per l’acqua della doccia e il gas acceso per il caffè. Va al lavoro o a scuola percorrendo strade la cui costruzione e manutenzione sono opera di un ente pubblico. Se qualcuno ha il vizio di fumarsi una sigaretta prima della lezione, sappia che oltre il 75% del suo prezzo è costituito da un’imposta indiretta messa dallo Stato. Idem per la benzina.
Una lezione è quasi sempre svolta in un edificio che è di proprietà di un ente pubblico, da cui dipende anche il docente che tiene la lezione. Proviamo ora ad immaginare una normale esistenza. Nasciamo, molto spesso, in un ospedale pubblico o convenzionato con lo Stato. Passiamo la nostra infanzia e giovinezza in scuole, quasi sempre pubbliche. Entriamo nel mercato del lavoro: una parte non trascurabile di noi lavora alle dipendenze di un ente pubblico. Il salario o lo stipendio di tutti è in gran parte costituito da prelievi obbligatori, i contributi sociali, destinati a tutelarci da rischi sociali. Non c’è bene che acquistiamo che non sia gravato da una qualche imposta.
Ci sposiamo, abbiamo figli, e spesso, soprattutto se non siamo molto ricchi, riceviamo aiuti economici dallo Stato o sgravi fiscali. Se ci ammaliamo siamo quasi sempre curati in ospedali pubblici. Da vecchi, smettiamo di lavorare e riceviamo una pensione, pagata da un ente pubblico, la cui misura è stata definita da regole fissate da leggi dello Stato. Moriamo e siamo sepolti in un cimitero costruito dal Comune
Il peso delle imposte dirette indirette e dei contributi sociali rispetto al Pil si chiama pressione fiscale (click per ingrandire)
ma dove finiscono i soldi?
Le destinazioni del prelievo sono numerosissime: la sicurezza pubblica (polizia e vigili), l’amministrazione della giustizia , la scuola, in tutti i suoi ordini e gradi, i trasporti, i servizi pubblici di base (luce, acqua e gas), In gran parte si tratta di spese correnti [che devono essere ripetute ogni anno] per pagare salari e stipendi e per l’uso di beni e servizi di consumo; in parte minore per costruire beni durevoli (ospedali, scuole, strade, cimiteri, mercati, ecc.).
Questa parte è pari a circa il 40% della spesa pubblica e il 20% del Pil. La parte maggiore (un ulteriore 30% del Pil) è invece usata per trasferire denaro a persone a cui tali risorse sono necessarie per vivere quando non possono farcela da soli: perché vecchie o invalide (pensioni); senza lavoro (indennità di disoccupazione); povera (reddito di cittadinanza). Una parte infine va a pagare interessi a chi in passato ha prestato soldi allo stato (interessi sul debito pubblico).
I mezzi per finanziare la spesa pubblica deve essere prelevato ai cittadini (lavoratori pubblici e privati, imprenditori) che producono il Pil e lo strumento principale sono le imposte, che rappresentano il 90% delle entrate complessive delle AP. Esse sono pari al 42,2% del Pil e questa percentuale è chiamata pressione fiscale. Il restante 10% delle entrate proviene da eterogenee forme di incassi (profitti realizzati da società di proprietà parziale o totale dello stato, multe stradali, ecc.). Se il totale delle uscite delle Amministrazioni Pubbliche (Ministeri, Regioni, Comuni, ecc.) è superiore al totale delle entrate si crea un disavanzo (nel 2019 era pari a 29,3 mld di euro, l’1,6 % del Pil) che è stato coperto emettendo titoli del debito pubblico.
leggi la Spesa Pubblica
di Massimo Baldini
Le imposte sono moltissime, difficile dirne il numero preciso, sempre variabile, ma certamente più di 100. Ma poche sono quelle più importanti. Si è solito classificarle in imposte dirette, indirette e contributi sociali. Le imposte dirette sono commisurate al reddito (e in misura minore al patrimonio/ricchezza); le indirette sono imposte che paghiamo al momento in cui consumiamo o scambiamo beni ; i contributi sociali sono prelievi commisurati ai redditi di lavoro (circa per due terzi a carico dei datori di lavoro) che servono per pagare le pensioni e altri istituti del welfare e sono gestiti dagli enti di previdenza). La figura mostra la composizione di queste grandi categorie di prelievi.
Se ci limitiamo alle imposte dirette e indirette vediamo che il 96% delle gettito delle imposte dirette e indirette è raccolto attraverso solo nove imposte. E fra queste spiccano per importanza massima due di esse: l’Irpef e l’Iva.
Nasce nel 1942. Attualmente è Professore Emerito di Scienza delle finanze nella Facoltà di Economia “M.Biagi” di Modena e Reggio Emilia; ha svolto importanti ricerche sulla Finanza pubblica: sistemi di welfare, spesa sociale; distribuzione del reddito; analisi dei sistemi tributari; effetti macro e microeconomici delle decisioni di finanza pubblica. Membro di importanti Comitati scientifici: Associazione per le ricerche econometriche Prometeia (BO); Fondazione Ermanno Gorrieri (MO); Sezione Scienze Sociali della Fondazione Di Vittorio (Roma); Fondazione Brodolini, (Roma); Fondazione Mario Del Monte (MO)