Opinioni a confronto sul Recovery Fund
l'articolo fa il punto su le diverse opinioni a confronto sul Recovery Fund (vedi aggiornamenti)
si è conclusa la trattativa
Si è appena conclusa positivamente la lunga e combattuta trattativa che si è tenuta al Consiglio Europeo sul tema dei fondi da destinare ai paesi membri (Recovery Fund o Next Generation EU). Come spesso accade la vittoria ha molti padri (e molte madri). Certamente è una vittoria di Angela Merkel che, nei primi giorni che la vede alla presidenza del Consiglio della UE, porta a casa una vittoria importante e, per certi versi, non scontata; canta vittoria anche Emmanuel Macron che vede rafforzato il ruolo franco-tedesco nei processi decisionali dell’Europa e ha vinto anche Giuseppe Conte che, almeno sulla carta, torna a casa con una discreta quantità di fondi e che viene ricevuto in Parlamento come una sorta di imperator. Probabilmente cantano vittoria anche Mark Rutte (il frugale cattivo) e Sebastian Kurz (il frugale buono) che incassano degli sconti significativi (rebates) sui fondi da trasferire alla UE per il finanziamento della macchina. E infine ha forse vinto anche Viktor Orban che è riuscito a scongiurare il condizionamento dei fondi al suo paese legato al rispetto dei diritti umani.
Ma è corretto interpretare quanto è successo alla luce della opposizione vincitori/vinti? In realtà quanto è emerso dal duro e prolungato confronto tra i capi di stato e di governo nel Consiglio è, come naturale che sia, un compromesso. Il fatto in sé non solo non è negativo (che sia un compromesso e che sia stato difficile raggiungerlo), ma neppure implica di per sé segno di debolezza dell’Unione europea. Tutto dipende dalla valutazione del risultato: ciò che alla fine si è raggiunto è o non è un esito positivo, in vista a) del consolidamento dell’Unione come comunità che condivide il destino dei suoi membri e 2) come risposta comune alla crisi determinata dalla pandemia? E ancora: per l’Italia (ma analogo discorso varrebbe anche per altri paesi), il piano Next Generaion EU costituisce una reale occasione di rilancio e di uscita dalla stagnazione, nella quale il paese versava già prima del Covid, oppure no? Su questi temi, ascoltiamo due pareri diversi.
attenzione alle cifre!
L’importo complessivo del Recovery Fund, 750 miliardi, sarà finanziato in larga parte con l’emissione di titoli comunitari di debito da parte della Commissione, in parte minore con fondi propri, derivati da nuove tasse (ancora da determinare: fra le proposte, per ora, varie forme di carbon tax, plastic tax, web tax) e da disinvestimenti su precedenti progetti della Commissione stessa.
L’Italia, che, ricordiamolo, è da sempre contributore netto dell’Unione (ossia dà più soldi al bilancio dell’Unione di quanti ne riceva) dovrà contribuire per la sua parte al rimborso complessivo dei 390 miliardi che l’Europa erogherà a fondo perduto. Non solo quindi dovremo rimborsare i 127 miliardi ottenuti in prestito (benché in trent’anni, fra il 2026 e il 2056, e a tassi di interesse molto più vantaggiosi di quelli che paghiamo sui titoli di stato) ma dovremo anche partecipare al rimborso dei sussidi.
Ciò tuttavia avverrà a partire dal 2028, con un piano di rifinanziamento distribuito lungo l’arco di trent’anni. Stando al peso di Roma (circa il 13,5% dell’intera economia Ue), il nostro Paese, tra il 2028 e il 2057, dovrà versare tra i 50 e i 55 miliardi propri. In pratica, degli 81,4 miliardi di sussidi che l’Italia riceverà nei prossimi tre anni, dovrà comunque restituirne circa due terzi, seppure con tempi lunghissimi.
Il “netto” che il paese riceve come risorse a fondo perduto ammonta quindi, a seconda delle stime, ad un totale che oscilla fra i 25 e i 30 miliardi circa.
nel frattempo le cifre sono un po' cambiate, si veda Piano nazionale ripresa e resilienza di Draghi
per approfondire le diverse opinioni a confronto sul Recovery Fund
la UE di fronte all'emergenza ... (Alessandro Cavalli su Civitas)
Recovery: se le riforme non precedono, i soldi Ue non seguono (Filippo Cavazzuti su Civitas)
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