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Marco Cappato e Mina Welby a processo per il caso Trentini

da | 8 Lug 2020 | aiuto al Suicidio, biodiritto, bioetica, suicidio

Marco Cappato e Mina Welby a processo per il caso Trentini

Tutti conoscono la storia di Dj Fabo (vedi l'articolo di Matilde Botto e Enrico Verdolini su Civitas) in pochi, invece, conoscono la storia di Davide Trentini. Davide era malato di sclerosi multipla dal 1993. Aveva 53 anni e la sua vita, segnata da una salute progressivamente sempre più deficitaria, era diventata un calvario. Per questo ha contattato Marco Cappato e poi Mina Welby per conoscere le modalità e infine accedere alla morte volontaria in Svizzera.

È partito dunque per la Svizzera con Mina dove ha avuto accesso alla cosiddetta morte volontaria il 13 aprile 2017.

L’indomani Marco Cappato e Mina Welby si sono autodenunciati. La fase delle indagini svolte dalla Procura di Massa si è conclusa con il cosiddetto “Avviso di conclusione delle indagini preliminari”, datato 28 settembre 2017. Con questo atto sono stati avvisati gli indagati della richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Massa al Gip, che aveva fissato l’udienza preliminare per il 31 maggio 2018 alle ore 10.30. Alcune settimane prima, però, come per il processo su Dj Fabo, gli imputati Mina Welby e Marco Cappato hanno richiesto il giudizio immediato, ovvero andare direttamente al processo con rito ordinario saltando l’udienza preliminare.

Lo stato di Davide Trentini non aveva precisamente le stesse condizioni scriminanti dettate dalla sentenza della Consulta che prendeva spunto dal caso Dj Fabo (scarica la sentenza)

Marco Cappato e Mina Welby, quindi, dovranno affrontare l’ultima parte del processo Trentini di fronte la Corte d’assise di Massa, con questa novità della sentenza della Consulta, ma con questa importante differenza del trattamento di sostegno vitale che riguarda tantissime altre persone che accedono alla morte volontaria e che se non verrà corretta nell'esatta interpretazione da un nuovo pronunciamento della Consulta comporterà per Marco e Mina la condanna dai 5 ai 12 di carcere.

La successiva udienza del processo riguardante la questa vicenda era fissata per il 5 febbraio 2020 presso la Corte d'assise di Massa; è stato rinviato al 18 marzo .

A chiedere il rinvio la difesa della copresidente e del tesoriere dell'associazioni Luca Coscioni per poter ascoltare il proprio consulente tecnico, Mario Riccio, il medico anestesista che staccò la spina a Piergiorgio Welby, impossibilitato oggi a intervenire in udienza per un legittimo impedimento. «Ascolteremo il consulente tecnico della difesa che, suppongo, vorrà incentrare l'attenzione sul fatto che le condizioni di salute di Trentini ricadevano nello stesso caso preso in considerazione dalla Corte costituzionale - ha detto il pubblico ministero Marco Mansi - Solo dopo avere ascoltato questa testimonianza la Procura deciderà come agire. 

27 luglio 2020: Mina Welby e Marco Cappato assolti 

Mina Welby e Marco Cappato sono stati assolti dalla corte di assise di Massa perché il fatto non sussiste dall’accusa di aiuto al suicidio per la morte di Davide Trentini. 

La richiesta dalla procura: una condanna a 3 anni e 4 mesi per Mina Welby e Marco Cappato, accusati di aiuto al suicidio: è quanto chiesto dal pm Marco Mansi al processo a Massa (Massa Carrara) per la morte di Davide Trentini. “Chiedo la condanna - ha spiegato - ma con tutte le attenuanti generiche e ai minimi di legge. Il reato di aiuto al suicidio sussiste, ma credo ai loro nobili intenti. È stato compiuto un atto nell’interesse di Davide Trentini, a cui mancano i presupposti che lo rendano lecito. Colpevoli sì ma meritevoli di alcune attenuanti che in coscienza non mi sento di negare”.

Marco Cappato e Mina Welby a processo per il caso TrentiniMina Welby ha detto: «Questa sentenza per me è come una stella cometa, che segna al parlamento quello che deve fare».

Marco Cappato e Mina Welby a processo per il caso TrentiniMarco Cappato ha aggiunto: «È un precedente importante perché apre degli spazio di libertà per il fine vita. Ora però serve un legge per garantire a tutti questo diritto, a determiniate condizioni. Per poter essere liberi fino alla fine».

 

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